sabato 1 agosto 2015

L'AFRICA TRA POCHI ANNI

africa capitalism
L'articolo odierno è preso da Senza Soste e parla di un ragionamento che vedrà la popolazione africana aumentare con cifre considerevoli nel giro di una generazione,e di tutto quello che potrà accadere al di fuori dell'Africa con gli effetti concentrati soprattutto sull'Europa.
Mentre il vecchio continente è praticamente a crescita zero se non grazie all'aumento fornito dagli immigrati,più a sud l'aumento demografico è quasi a doppia cifra,mentre il capitalismo sta prendendo piede pure in Africa con sempre meno terra(la poca fertile)disponibile per gli agricoltori e sempre più gente ammassate nelle periferie gonfie di persone.
I flussi migratori conseguenti saranno sempre più ampi e ci sarà sempre maggior bisogno di manodopera in Europa con la popolazione che invecchia esponenzialmente mentre il Nord Africa e la fascia centrale è piena di giovani e giovanissimi pronti ad emigrare ad ogni costo,anche rischiando la vita.
 
Xenofobia e flussi migratori: un prodotto dello “sviluppo” capitalistico.
 
Il vero filtro ai flussi migratori dall’Africa verso l’Europa è dato dal Sahara e dal Mediterraneo. Nel percorrere il deserto e nell’attraversare il mare avviene la prima grande selezione. L’Europa ha bisogno di quelle braccia, e se non di tutte almeno di una buona parte di esse, e tuttavia ciò che teme è di essere travolta da quel flusso. Perciò l’idea di affondare i barconi prima che partano dalle coste del Nord Africa. Vera ipocrisia, sia dal lato degli xenofobi che da quello dei compassionevoli.
L’inverno demografico ci minaccia e c’è bisogno di nuova forza-lavoro, debolissima nei diritti e arrendevole nelle richieste salariali. Chi sta raccogliendo le fragole in questi giorni, chi salirà le scale per le ciliegie e gli altri frutti nelle prossime settimane, chi piegherà la schiena per i pomodoro, e a settembre saranno gli studenti di Trento a cogliere le mele? Chi per tutto l’anno lavora nelle concerie di Arzignano, nelle fonderie dell’Alto Veneto, gli universitari di Ca’ Foscari?
Di fronte a 500 milioni di europei, di cui molti sono gli anziani, stanno 170 milioni di abitanti della costa tra il Marocco e l’Egitto, prevalentemente giovani e in movimento. Nell’Africa Subsahariana, dall’Atlantico all’Eritrea e passando per Nigeria, Mauritania, Ciad, Burkina Faso, Mali, più di mezzo miliardo di persone sono disposte a tutto pur di uscire dalla loro condizione, di fuggire dai conflitti e abbandonare metropoli fatte di distese sconfinate di baracche e miseria.
Lo sviluppo capitalistico sta investendo anche l’Africa, con una crescita del 5-7% annuo (l’Etiopia ha 80 milioni di abitanti ed è poverissima, ma cresce del 7 per cento l’anno). Le comunità contadine si stanno sfaldando, il furto delle loro terre non s’arresta, l’inurbamento crea enormi problemi, troppi milioni di uomini sono trasformati ogni anno in forza-lavoro che cerca un’occupazione per sopravvivere. Cala il tasso di mortalità infantile e la popolazione di alcuni Stati africani è destinata a raddoppiare nei prossimi vent’anni.
Gli ideologi da strapazzo dicono di avere un rimedio a tutto. Balle. A livello continentale in una generazione si passerà da un miliardo e 80 milioni a due miliardi di abitanti. Questi numeri vanno tradotti in pressioni migratorie. Non solo i flussi migratoti non si attenueranno, ma si faranno sempre più massicci. A questi problemi la classe dirigente europea sta rispondendo a chiacchiere, le forze politiche con degli slogan. Solo i cinesi hanno assunto, assecondando i propri interessi, un atteggiamento che rivela la consapevolezza delle trasformazioni in atto. Non per nulla nella nuova sede dell’Unione Africana, un grattacielo più maestoso del Palazzo di Vetro, c’è una targa con su scritto: “Dono del popolo cinese”.
24 luglio 2015

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