lunedì 20 luglio 2020
SE QUESTA E' UNIONE...
I continui litigi che fin dallo scorso fine settimana hanno contraddistinto i colloqui a Bruxelles sul recovery fund e trovare una quadra per potere avere accesso ai miliardi di Euro dapprima promessi e poi sempre più nascosti e calati di numero fanno vedere che l'Europa è tutt'altro che unita.
Anzi,c'è una sempre più netta divisione tra gli Stati del nord e quelli mitteleuropei con il sud che diciamolo anche fannullone e sempre col cappello in mano per chiedere elemosina che non si meriterebbe per principio visto le enormi inadempienze della vita comunitaria.
Poi lo scontro bilaterale tra noi e gli olandesi(madn tasse-italiane-allestero )con un Conte versione pugile è l'immagine simbolo dei paesi che si sorridono e che si mandano a quel paese quando volti le spalle,un quadro che mica si apre sul mondo del vivere assieme questa forzatura che non nasce certamente oggi ma che con l'emergenza pandemia si è montato per bene come descritto nell'articolo di Contropiano:internazionale-news .
Comunque vada, il “sogno europeo” è a pezzi…
di Dante Barontini
Comunque vada… Lo spettacolo dato a Bruxelles distrugge molti miti sull’Unione Europea. Ad uscirne a pezzi sono dunque soprattutto gli “europeisti senza se e senza ma”, che hanno dipinto quel corral neonazista dove si discute solo di soldi e chissenefrega dei popoli come un “ideale mondo migliore”…
Si può naturalmente discettare a lungo, e con molte buone ragioni, se i “frugali”, e specificamente l’Olanda, abbiano giocato la parte del “poliziotto cattivo” per tirare la volata al “poliziotto buono” Angela Merkel, ovvero la Germania che ha fiutato il sangue dei Paesi mediterranei e cerca ora di ridisegnare la Ue ancora di più a propria immagine, somiglianza e filiere produttive.
Ma è indubbio che due giorni di rissa continua, con leader attempati che si presentano descamisados alle telecamere e altri più giovani che mostrano i denti senza volerlo, rivelando una natura feroce che intendevano nascondere sotto il velo del bon ton, seppelliscono anche l’immagine di una comunità pacificata dai tecnocrati e dai funzionari.
I resoconti – in alcuni casi palesemente imbarazzati – narrano di una feroce lotta nazionalista nelle stanze che dovevano certificare la fine del nazionalismo.
Qualsiasi accordo uscirà nella notte di domenica il famoso e sempiterno “compromesso”, che chiude di solito questi vertici, dovrà forzatamente segnare la sconfitta di alcuni e la vittoria di altri. Senza mezzi termini che consentono ad ognuno di dichiararsi vincitore. Dopo, a casa propria e a beneficio di telecamere amiche.
Stavolta no. Giuseppe Conte che ad un certo punto deve rinunciare a tutto e si limita a pretendere un accordo che non suoni esplicitamente punitivo, un trionfo “olandese”, è l’immagine anticipata del risultato finale. Un Salvini al suo posto, non avrebbe fatto meglio. E ne sarebbe stato sepolto definitivamente…
Che un leaderino come Mark Rutte, alla testa di un piccolo paese che è un paradiso fiscale anti-partner (e solo adesso viene scritto anche sui media di casa nostra, che strano!), alla guida di una maggioranza governativa risicata e insidiata da destra da un nazista dichiarato come Wilders, possa chiedere di “decidere lui come l’Italia spenderà i fondi eventualmente messi a disposizione dalla Ue” (dunque, pro quota, anche dall’Italia), e che tutto questo riesca ad inchiodare un continente, è il segno di una crisi che magari non sarà irreversibile. Ma non lascia certo speranze che quello “europeo” un mondo migliore…
Passeranno forse il pomeriggio a decidere dove passare più mani di stucco pesante per nascondere le crepe. Ma la “solidarietà europea” è già morta. Agli occhi di molti, se non di tutti. Riscrivere una “narrazione edificante” e “antipopulista” sarà un compito davvero improbo…
Si saprà insomma chi comanda, ossia chi è il sovrano, con nome, cognome e nazionalità. Ma non potrà più nascondersi sotto un’immaginaria – e ormai uccisa – “entità comunitaria democratica”.
Vedremo i termini generali più precisi quando i 27 capi di Stato e di governo apporranno – se l’apporranno – le proprie auguste firme. Ma già adesso dovremmo capire in quale luogo risieda oggi il “potere politico” e quale tipo di conflitto sarà necessario per rovesciarlo.
Di certo, dovreste averlo capito tutti, non sta a Palazzo Chigi. Chiunque ci abiti…
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