lunedì 17 febbraio 2020
L'ARROGANZA DI RENZI
Renzi verrà ricordato in politica,sperando ancora per poco,come il personaggio giullaresco fiorentino che ha consegnato e forse lo farà ancora la destra al potere,colui che ha sdoganato il fascismo e per ultimo ma non meno importante,ha fatto delle balle e delle promesse non mantenute(il famoso"Se perdo il referendum me ne sto a casa")una prerogativa del suo essere allo stesso tempo arrogante e vigliacco(vedi:madn nonon-e-un-inciuciorenzi ).
D'altronde la sua virata a destra da quando era a capo del Pd,già da Bersani c'erano già state delle avvisaglie,è stata netta,soprattutto i suoi flirt con Berlusconi che non sono mica finiti sono stati la prova tangibile di un partito che non ha nulla a che spartire con la sinistra,e oggi di certo Zingaretti non ha fatto ancora niente per tornare indietro.
Ora lo spauracchio del suo manipolo di senatori che possono fare cadere il governo è molto più che un discorso teorico,sul tema della giustizia e delle prescrizioni il"garantista"non vuole schiodarsi dalle sue idee conservatrici,ben legato alla destra che vota contro per ovvi motivi di fidelizzati teoricamente alla sbarra,e queste settimane potrebbero essere decisive per il futuro di un esecutivo che comunque regge su delle palafitte con l'acqua in burrasca.
L'articolo di Left(renzi-e-i-gonzi )riprende in parte uno di Repubblica,un editoriale di Serra,un altro venduto alla causa centrista del Pd,uno che osannava Renzi e che ora lo critica,anche se tutto il contributo sembra comunque una sorta di appello a redimersi al giullare fiorentino piuttosto che un'accusa seria,oggi ci sono i modi ed i tempi per andarci già pesantemente.
Renzi e i gonzi.
di Giulio Cavalli
Scrive Michele Serra su Repubblica:
«Matteo Renzi rischia di passare alla storia come un Bertinotti di destra. Dunque senza neanche il fascino della radicalità, niente Chiapas e molta Leopolda, e nemmeno il pretesto romantico di avere perso l’orientamento nella Selva Lacandona; al massimo lo ha perduto nei corridoi di Palazzo (Chigi), e non è la stessa cosa. Pareva l’uomo che con il quaranta per cento faceva volare il centrosinistra, è invece l’uomo che con il tre per cento ha il potere di affondarlo. Ex giovane leone del maggioritario, in grado di attrarre alle primarie anche lunghe comitive di elettori di centrodestra (e non fu un demerito), eccolo diventato un tardivo eroe del minoritario, nella migliore delle ipotesi un Ghino di Tacco fuori tempo massimo, nella peggiore un Mastella che tiene per le palle – come si dice in Irpinia e a Rignano – chi ha dieci volte i suoi voti».
Qui la questione non è tanto il ricredersi di chi è stato fan di Renzi e non è nemmeno la battaglia (legittima) sulla riforma della prescrizione. Qui c’è, per l’ennesima volta, il parlare di Renzi in quanto Renzi, rappresentante di se stesso: un Joe Gambardella che non voleva solo partecipare alle feste ma voleva avere il potere di farle fallire, solo che qui non c’è nemmeno la poesia di Sorrentino.
Come scrive giustamente Daniela Ranieri su Il Fatto Quotidiano «Renzi ha portato il Pd al 18%, se n’ è andato convinto di avere il 40, si ritrova col 3» e con quel 3 vorrebbe essere mister 51%. Libero di farlo, sia chiaro, e noi liberi di credere che non sia nient’altro che la sua natura che non riesce a trattenere, come nella favola lo scorpione che uccide la rana morendo annegato per non essere riuscito a tenere a freno la sua natura.
Ora il primo impegno che si potrebbe prendere è quello di non essere gonzi a innamorarsi di una figurina qualsiasi e smetterla una volta per tutte di credere ai santi salvatori che ciclicamente ci si inventa. Se c’è qualcuno che spicca rispetto agli altri facciamo che gli si chiede cosa ha intenzione di fare, come abbia intenzione di farlo e poi si valutano i risultati. Sì, lo so, è difficile leggere la politica uscendo dal tifo eppure è l’unico modo per non essere gonzi ad oltranza. Perché a forza di essere gonzi poi siamo noi a pagare pegno, mica il Renzi di turno. No?
Buon lunedì.
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