martedì 17 settembre 2019
L'ARRAFFONE FIORENTINO SALUTA IL PD
Per il Pd la scelta che era nell'aria da mesi di un Renzi che lascia il partito è tutto a parte che una cattiva notizia,e se il partito del Nazareno tenterà di rifarsi una verginità nel centrosinistra(abbiamo memoria lunga)ora lo potrà fare senza più avere con se la squallida figura del giglio fiorentino.
Che ricordiamoci bene aveva promesso di lasciare la politica dopo il referendum(madn renzipalloncini-e-stronzi-che.galleggiano )del 2016 ma che evidentemente il suo smisurato ego che come dice l'articolo di Left(il-partito-dellego )ha fatto affondare l'Italia consegnandola alla peggiore destra degli ultimi decenni,ha risvegliato le ambizioni di chi non ha avuto la poltrona nel nuovo governo targato Conte-Di Maio-Zingaretti.
Avrei pronosticato un affiliazione al nuovo partito di Toti(Cambiamo!),uscito da Forza Italia per gli stessi motivi di Renzi,voleva essere la primadonna assoluta di un partito dove anche se in pochi comunque sarebbe rimasto sempre il leader:le politiche espresse dai due alla fine sono molto simili.
Ma Renzi vuole evidentemente colmare il vuoto creando una forza centrista che si spartirà i pochi voti degli ex andreottiani con Berlusconi che stando ad oggi non ne vuole sapere di allearsi apertamente con Salvini e Meloni.
Diciamo pure che riferendomi alle righe sopra e delle politiche di destra che hanno segnato l'esecutivo del governo Renzi,la scissione dal Pd è stata la prima ed unica cosa di sinistra che abbia mai fatto,doveva esserci il promesso arrivederci a mai più ma l'arroganza e la sete di potere ci ha portati a questo.
Il partito dell’Ego.
di Giulio Cavalli
Alla fine è la sua natura: preferisce essere capo, esiste solo da capo e pur di fare il capo accetta di essere il capo di pochi, abbandonando un partito di molti. L’ego di Matteo Renzi è il suo principale avversario politico (sembra un alleato ma alla fine finisce sempre così, con tutti) e in nome del suo ego oggi l’ex segretario del Pd annuncerà la sua uscita dal partito per dedicarsi a una sua nuova creatura.
Lo farà da Vespa, e anche questo non stupisce: il salotto televisivo è un luogo in cui mostrarsi per intero, nella figura di leader come lo intendono questi politici 2.0, tutti spremuti a essere figure intere concentrate nel loro personale reality. E così il prode Matteo (l’altro, quello che avrebbe abbandonato la politica se avesse perso il referendum che poi ha perso) alla fine ha capito benissimo che facendosi il partito tutto suo (e i “suoi” gruppi alla Camera e al Senato) risulta indispensabile nella tenuta del governo, pur essendo minuscolo, come gli hanno insegnato gli andreottiani stili su cui si è formato.
E in fondo è solo un ulteriore passo della politica dell’Ego che sta prendendo piede in questi anni e che è riuscita a trasformare una pratica comunitaria e sociale (la politica, appunto) in un palcoscenico di protagonisti e di seguaci, senza nessuna funzione assembleare e senza nessun spirito che funga da collante.
Come nel film di Nanni Moretti la domanda che attanaglia molti (troppi) è sempre la stessa: “mi si nota di più se non vengo o se vengo e sto in disparte”? La funzione pubblica è riservata all’accrescimento della propria popolarità. Solo questo.
E ora, c’è da scommettere, sarà Renzi il nuovo Matteo che scorrazzerà tra le righe del governo illudendosi di poter fare il bello e il cattivo tempo. Perché il problema resta sempre lo stesso: cambiare i modi, oltre che le persone.
Buon martedì.
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