giovedì 11 luglio 2019
MORTE BIS ALL'EX ILVA
Ieri nonostante l'allerta meteo che aveva evidenziato elevate criticità nelle zone del centro sud soprattutto nella parte orientale c'è chi ha perso la vita costretto al lavoro malgrado un allarme arancione diramato due giorni prima.
E' ancora disperso in mare un operaio dell'ex Ilva di Taranto dopo che sette anni prima si era verificato lo stesso incidente mortale dovuto al crollo di una gru posta sul mare durante una tempesta proprio come avvenuto ieri.
L'articolo di Contropiano(omicidio-fotocopia-allex-ilva )parla di una continuità di tragedie anche se i proprietari siano cambiati e ci si auspica una nazionalizzazione dell'intero impianto che divide da decenni la città pugliese,conscia pure del fatto rilevante dell'inquinamento che lo stabilimento produce(vedi:madn salute-o-lavoro ).
Omicidio fotocopia all’ex Ilva. Fermare tutto e nazionalizzare.
di Giorgio Cremaschi (Potere al Popolo)
Ho incontrato più volte Amedeo Zaccaria a Taranto. Suo figlio Francesco, di 29 anni, nel 2012 era su una gru nel porto dell’Ilva. Venne una tempesta, la gru fu travolta e Francesco cadde e morì in mare. Fu inizialmente dato per disperso e ci vollero giorni per ritrovarne il corpo. Da allora Amedeo lotta come un leone per avere giustizia per suo figlio, ucciso da incuria e mancanza di sicurezza in uno stabilimento dove la vita delle persone da sempre viene dopo la necessità di produrre.
Immaginiamo come possa essersi sentito oggi Amedeo, quando ha appreso che lo stesso incidente criminale che gli ha strappato il figlio, sette anni dopo si è riprodotto uccidendo un altro operaio. Anch’egli dato per disperso in mare per una gru che crolla sotto la tempesta.
Cambiano le gestioni, i Riva, i commissari, ArcelorMittal, ma le gru sono sempre esposte alle peggiori intemperie e gli operai vi salgono nonostante le tempeste. Adesso comprendiamo perché Renzi nel 2015 concesse l’immunità penale a chi gestiva l’Ilva e perché ancora oggi Arcelor Mittal rivendichi quell’infame privilegio. Perché l’Ilva NON può funzionare senza commettere crimini contro la salute e la vita delle persone, di quelle che ci lavorano e di chi ci abita intorno. Proprio ieri la procura di Taranto ha fermato l’Altoforno2, perché la direzione aziendale non ha ancora rispettato le prescrizioni di sicurezza che la stessa magistratura aveva imposto.
Basta, bisogna prendere atto che l’Ilva oggi non può produrre senza ferire, avvelenare, uccidere. Per questo invece che fornire immunità sui reati, bisogna fermare la fonte dei reati: BISOGNA FERMARE SUBITO TUTTA LA PRODUZIONE IN ILVA.
Per questo bisogna liquidare ARCELOR e ogni ipotesi di cessioni ai privati dell’azienda. I privati continueranno a fare ciò che si è sempre fatto e che non si deve più fare.
Occorre invece un intervento straordinario dello stato che requisisca e NAZIONALIZZI lo stabilimento. A tutti i lavoratori dovrà essere garantito dallo stato il posto di lavoro con stipendio pieno a stabilimento fermo. Poi dovrà essere definito e realizzato un progetto di risanamento e messa in sicurezza. Se la produzione di acciaio dell’Ilva serve al paese, allora dovranno essere spesi tutti i miliardi necessari a far sì che quella produzione si svolga senza far danni. Le tecnologie ci sono, basta spendere.
Se invece si riterrà impraticabile quella scelta, allora dovrà essere definito e realizzato un progetto di riconversione. Entrambe le scelte impegneranno i lavoratori, che comunque non perderanno lavoro e salario.
È una decisione troppo costosa? E quanto costano i morti? Quanto conta il dolore di Amedeo Zaccaria, dei parenti dei tanti uccisi, dei genitori dei bambini colpiti da tumore?
All’Ilva di Taranto la strage è più grande e vasta di quella del Ponte Morandi e soprattutto la strage continua.
Fermare la strage subito e poi ricostruire in sicurezza assoluta, come per il ponte di Genova, questo può e deve fare ORA lo stato. Il resto sono chiacchiere complici con la strage.
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