giovedì 26 aprile 2018

UN PENSIERO CLASSISTA


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Le parole del giornalista Michele Serra che ha voluto dare una lettura classista al fenomeno del bullismo che c'è sempre stato e a malincuore sempre esisterà,è lo stesso pensiero dei radical chic suoi amici che frequentano i salotti buoni della borghesia,assoldati al Pd e che al posto di sputare sentenze da queste poltrone(o amache)dovrebbero aprire le porte delle loro comode case e scendere per le strade per aggiornarsi su quello che accade realmente.
A parte che appena dopo il suo articolo è arrivata una colossale smentita da parte dell'Istat(corriere.it/salute/pediatria italia-adolescente-due-subisce-episodi-bullismo )sui numeri di attacchi riferiti a licei e istituti professionali e sulla geografie di tali azioni(le aggressioni sono maggiori nei liceali e al nord,non come profetizzato da Serra),le sue parole sono disgustose per via della sua presunta proporzionalità del bullismo con il ceto sociale di appartenenza.
E in maniera marginale dall'educazione ricevuta e al contesto sociale di arrivo degli studenti,dove per Serra uno povero sia destinato ad istituti tecnici e professionali e uno ricco ai licei,dando sfumature populiste al limite del razzismo identitario.
L'articolo preso da Infoaut(scuola-sopraffazione-e-michele-serra-reprised )parla di questo scivolone di un giornalista in fondo onesto ma che come dice lui dice una cosa sgradevole ma che in fondo è un'idiozia,come riportato anche dal cremasco Corlazzoli(ilfattoquotidiano.it bullismo-e-evidente-che-michele-serra-non-frequenta-i-poveri ).

Scuola, sopraffazione e Michele Serra (reprised).

Torniamo sui fatti del ragazzo all’attacco del prof. a Lucca. Si aggiunge anche il rammarico dei filantropi progressisti che denunciano il classismo della nostra società per arroccarcisi meglio. “Un’operazione sgradevole” sottolinea il solito Serra dalla sua amaca.

Dondolando, comodo e riflessivo, aggiunge che “non è nei licei classici o scientifici, è negli istituti tecnici e nelle scuole professionali che la situazione è peggiore, e lo è per una ragione antica, per uno scandalo ancora intatto: il livello di educazione, di padronanza dei gesti e delle parole, di rispetto delle regole è direttamente proporzionale al ceto sociale di provenienza”.

Cristallino. Verosimile. Ma non scandaloso. Lui da una parte, noi dall’altra. Apparteniamo a quella specie che della mistica proletaria, della difesa a oltranza della merda del nostro mondo non ne ha mai fatto un cavallo di battaglia perché il nostro mondo vogliamo trasformarlo combattendo quello nemico. Ci amiamo e ci odiamo per come siamo, ma non concediamo ad altri il privilegio dolce della comprensione o quello amaro della severità nei nostri confronti. Serra pecca di “tracotanza”, l’hybris di cui il giovane proletario del tecnico di Lucca si sarebbe macchiato, a suo dire.

Va oltre il seminato perché dice quello che è ma non va proclamato per non rivelare tutta la verità: la violenza è una regola sociale, ma l’attribuisce come stigma ai proletari per occultare quella della ruling class, la sua. Ha l’ansia di ristabilire un primato di classe fondato sulla stessa violenza che deplora, anche se calza i guanti dell’educazione, della padronanza delle parole, dei gesti e delle regole. Per dirla con la volgarità che imita i nostri “padri e madri ignoranti e impreparati alla vita”, Michele Serra ha proprio cagato fuori.

Non stiamo a girarci attorno. É con disagio che abbiamo scorto la debolezza dietro alla presunta aggressività del ragazzotto del tecnico. Uno sfigato. Perché tutto ritorna come prima: le regole, le buone maniere l’educazione... la scuola e la sua regola violenta, quella che considera questo ragazzo una bestia selvatica da ghermire e ne fa una bestia ghermita, quella che all’apice della sua missione formativa lo considera un contenitore da riempire e lo riempie a tutti i costi, con la forza, con il ricatto, con il comando.

Questa è la violenza dell’istituzione scolastica che divide chi ha i mezzi per accettarne le regole da chi non li ha. Questa linea di classe c’è nella nostra scuola, ne struttura l’istituzione, informa la regola del processo formativo oggi.
E' sfumata negli istituti liceali, meno affollati di popolani e populisti, come direbbe Serra, ed è negli istituti tecnici una trincea in cui si riparano professori e alunni aspettando la fine della guerra della scuola dell’obbligo per consegnare quelle bestie ad altre ostilità nel mondo di fuori.

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