lunedì 7 marzo 2016

LA GIOIA E IL DOLORE

L'articolo preso da Infoaut(http://www.infoaut.org/index.php/blog/varie/item/16659-libia-liberi-due-ostaggi-italiani-operai-della-bonatti )parla della liberazione dei due ostaggi italiani sui quattro dipendenti della Bonatti che ancora erano sequestrati dalle milizie di un clan libico.
Più correttamente si dovrebbe parlare di un'autoliberazione in quanto i due sopravvissuti Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sono riusciti a fuggire da soli o sono stati lasciare fuggire sempre che venga allo scoperto la notizia di un eventuale pagamento del riscatto.
Che se c'è stato bisognerebbe spiegare per bene il come solo ventiquattro ore prima Salvatore Failla e Fausto Piano siano stati uccisi,visto che il perché e le dinamiche sono ancora avvolte nel mistero anche se secondo molti le due vittime siano state colpite da armi da fuoco durante un conflitto con la polizia locale.
E così il dolore per la scomparsa dei due lavoratori si mischia con la gioia per il ritorno a casa degli altri due,consci tutti loro della pericolosità della loro trasferta già da quando erano in Italia,svantaggio ben remunerato.
Mestiere comunque che da molti viene visto come un'ingerenza di uno Stato estero che viene ad arricchirsi in un paese povero per sfruttarne le risorse,fatto che comunque non giustifica l'accaduto perché i quattro sono dei dipendenti:al massimo la critica e l'eventuale lotta dev'essere fatta contro i governi di competenza e i dirigenti delle multinazionali che stanno dietro a queste operazioni.
Parecchie ombre ci sono su questi eventi che il silenzio del segreto di Stato contribuirà a rendere la nebbia ancora più fitta su questa vicenda,con l'articolo che si conclude sulla necessità o meno di un intervento armato in Libia.
Ma la faccenda verrà ripresa in un prossimo post.

Libia, liberi due ostaggi italiani operai della Bonatti.

Gino Pollicardo e Filippo Calcagno sono liberi. I due dipendenti della Bonatti di Parma (la ditta che costruisce impianti petroliferi su incarico dell'ENI), rapiti il 19 luglio scorso in Libia insieme a Salvatore Failla e Fausto Piano, questi ultimi uccisi sembrerebbe in uno scontro a fuoco tra fazioni libiche rivali, si trovano in buone condizioni di salute: sarebbero stati ritrovati in una casa alla periferia di Sabratha, 70 chilometri da Tripoli.
Nella giornata di ieri si sono inseguite diverse versioni sull'accaduto, rilanciate poi dai media italiani. Si è passati dalla prima, che li vedeva scappati da soli dalla casa in cui erano tenuti prigionieri a quella ritenuta adesso come ufficiale secondo cui sarebbero stati liberati durante un blitz della polizia locale di Sabratha. Lo stesso biglietto scritto dai due operai sequestrati per dire che stavano bene al momento della liberazione porta la data sbagliata.

Anche sulla vera identità dei rapitori c'è parecchia confusione: si parla di Isis anche se probabilmente sono stati sequestrati da una delle tante fazioni che si scontrano nello scenario libico, tra capi tribù, signori della guerra ed ex generali fedeli a Gheddafi che ai paesi Nato fa comodo mettere tutti sotto la definizione di Isis, considerato che si deve giustificare in qualche modo un intervento militare che inizierà, con ogni probabilità, a breve.

Il legale della famiglia di Failla (anch'egli operaio della Bonatti ammazzato in circostanze non chiare il giorno prima del rilascio di Pollicardo e Calcagno) fa sentire una voce critica in questo teatrino d'altri tempi. "Dopo tante reticenze, segreti e misteri, la famiglia Failla pretende delle spiegazioni. Come è stato possibile che appena 24 ore dopo la morte di Salvatore Failla e Fausto Piano siano stati liberati gli altri due connazionali? Al di là della bella notizia legata alla loro liberazione, la famiglia Failla vuole vederci chiaro in questa vicenda e qualcuno dovrà pur darle delle risposte. Sarà nominato un consulente tecnico che possa prendere parte all'accertamento medico legale disposto dalla procura di Roma quando saranno riportate in Italia le salme".

Val la pena sottolineare come l'Italia sia uno dei pochi paesi che, quando qualche connazionale viene sequestrato, generalmente paga i riscatti rischiesti per la liberazione degli stessi; così quadagnano tutti: dai mediatori, che si intascano una parte del riscatto, al governo che non si deve accollare delicati interventi di forze speciali che possono, come molto spesso succede, finire male. Magari anche le milizie, alleate dell'Italia, che li hanno in custodia in questo momento, vorrebbero quadagnarci qualcosa e li trattengono e ritardano il rientro?

Questa storia ricorda sempre più da vicino, nel suo scopo, la storia della diga di Mosul: fumo negli occhi per giustificare un intervento militare che nessuno vuole e che potrebbe mettere duramente in difficolta Renzi e il suo governo.

A prescindere da come sia andata la vicenda in se è evidente come il governo Renzi, lanciato per l'intervento militare, con la maggior parte dei media main stream in completo delirio neocoloniale, non si potesse permettere di lasciare i due nelle mani dei sequestratori considerando che buona parte degli italiani non sta accogliendo bene questa nuova guerra.

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