martedì 28 luglio 2015

AMERIKKKA Vs BLACK PANTHERS


La notizia è un po' datata,considerato anche il fatto che la scintilla era scoccata ancora quando nello scorso mese di giugno c'era stata la provocazione dell'esposizione della bandiera dei confederati sudisti dalla Statehouse di Columbia e il massacro a Charleston(entrambe nel South Carolina)di nove persone di colore in una chiesa da parte di un neonazista,ma ricordare fa sempre bene.
Nello stesso periodo ero negli Usa e le notizie avevano destato molto scalpore nei telegiornali,e anche quando la bandiera sudista simbolo anche della segregazione razziale e dell'intolleranza verso gli afroamericani è stata rimossa,il Ku Klux Klan ha avuto la"brillante"idea di manifestare proprio davanti alla Statehouse di Columbia.
Naturalmente scortati dalla polizia hanno però trovato contro un folto gruppo di neri ma non solo che li hanno fatti desistere con le buon e con le cattive dal loro intento razzista strappando loro le bandiere naziste e confederate e dandogli qualche calcio in culo il che non guasta.
Risultato del pomeriggio una ventina di feriti e cinque arresti con quelli del white pride con la coda tra le gambe che si sono ritirati,presenti pure alcuni"veterani"del vecchio Kkk,fronteggiati dalle nuove leve del New black panters party affiancati dalla vecchia guardia.
Articolo preso da Infoaut(http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/14889-lattentato-di-charleston-e-il-razzismo-sistemico-nella-societ%C3%A0-usa )dove ci sono foto e video.

USA: le Black Panther attaccano corteo del Ku Klux Klan. 20 feriti e 5 arresti.

Nel pomeriggio di ieri circa 50 membri dei “Loyal White Knights” del Ku Klux Klan hanno preso parte a una manifestazione nella città di Columbia, nel South Carolina, per protestare contro la recente rimozione della bandiera confederata degli stati sudisti dalla Statehouse (il parlamento locale). La decisione era stata presa nelle ultime settimane in seguito ad un acceso dibattito sulla simbologia razziale della bandiera secessionista, considerata un'icona della segregazione razziale e dell'intolleranza nei confronti degli afroamericani.
In seguito all'attentato contro la chiesa di Charleston per mano di un neonazista suprematista bianco una vasta campagna di sensibilizzazione antirazzista lanciata dal movimento Black Lives Matter aveva convinto i governatori di molti stati del Sud a rimuovere la bandiera incriminata; in tutta risposta sono cresciuti esponenzialmente gli attacchi incendiari contro le chiese della comunità black e le provocazioni delle più svariate sigle razziste, fino ad arrivare alla manifestazione di ieri pomeriggio.
I militanti del Ku Klux Klan si sono infatti dati appuntamento proprio davanti alla Statehouse di Columbia, sventolando le bandiere confederate insieme a quelle naziste e gridando insulti razzisti contro alcuni membri del New Black Panthers Party che si erano recati precedentemente sul posto per impedire la pantomima razzista. Decine di agenti in assetto antisommossa hanno però cercato subito di impedire il contatto tra i due gruppi, relegando la contromanifestazione - indetta dalle organizzazioni “Black Lawyers for Justice” e “Black Educators for Justice” - oltre le transenne che circondavano la piazza. Il presidio, accompagnato dagli slogan e dalle bandiere del “Black Power”, è rapidamente cresciuto superando in breve tempo le 2000 persone.
Non appena il KKK ha tentato di muoversi in corteo – ovviamente scortato dalla polizia in forze – decine di Black Panther sono quindi entrati in azione scatenando un vera e propria “caccia al suprematista”; il bilancio è di diverse bandiere confederate rubate e date alla fiamme, ma soprattutto di numerosi neonazisti dolenti e sanguinanti per i colpi ricevuti (come ben dimostrano questi video 1 e 2). Dopo circa un'ora di scontri, che hanno portato al ferimento di 20 persone e all'arresto di 5, è tornata la calma con i pochi superstiti del Klan costretti ad allontanarsi dalla piazza riconquistata dalle Black Panthers, dove diversi interventi hanno ribadito la necessità di opporsi con ogni mezzo necessario alle provocazioni di suprematisti e razzisti.

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