martedì 31 marzo 2015

GIUSTIZIA O VENDETTA?

La notizia del sequestro di un giudice del tribunale di Istanbul sta facendo il giro del mondo per l'importanza simbolica che i due esponenti del Fronte Rivoluzionario turco stanno attuando con questo gesto che probabilmente porterà alla loro morte.
Non è un giudice qualunque il procuratore Mehmet Selim Kiraz,è il titolare dell'inchiesta che sta insabbiando l'omicidio di Berkin Elvan,il giovanissimo ragazzo morto dopo nove mesi di coma per essere stato colpito violentemente in testa dal bussolotto di un lacrimogeno lanciato ad altezza uomo durante gli scontri del giugno 2013 a Gezi Park(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/06/caos-turco.html ).
Durante quegli scontri ci fu anche l'omicidio di Ethem Sarısülük che fu praticamente giustiziato da un poliziotto di Erdogan(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/06/ucciso-dalla-tolleranza-zero.html )mentre a distanza di un anno ad Adana fu ucciso un altro ragazzino,Ibrahim Asan(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2014/06/ibrahim-aras.html ).
La mano pesantissima della polizia turca durante le manifestazioni ha portato a questo atto che non sto a dire se di giustizia o di vendetta,ognuno può tratte le sue conclusioni,ma sicuramente la scelta di questi due persone che si sono asserragliate nello studio del giudice non si limita solo alla voglia di dare il volto e la giusta punizione non solo a chi ha ucciso materialmente Berkin Elvan ma anche a chi tira i fili della repressione e che tenta,riuscendoci,di insabbiare e a non far trovare nessun colpevole.
L'articolo preso da Contropiano(http://contropiano.org/internazionale/item/29982-istanbul-commando-del-fronte-rivoluzionario-prende-in-ostaggio-un-giudice )racconta la cronaca concitata di queste ore e fa un passo indietro parlando di Gezi Park e dell'organizzazione di stampo marxista leninista del Partito-Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo,che non è né Isis e nemmeno le Brigate Rosse come già qualcuno sta facendo intendere.

Istanbul: commando del Fronte Rivoluzionario prende in ostaggio un giudice.

Un atto di giustizia per alcuni, di vendetta per altri. Questa mattina un commando dell’organizzazione rivoluzionaria turca Partito- Fronte rivoluzionario di liberazione del Popolo ha compiuto un blitz all’interno del Palazzo di Giustizia di Istanbul ed ha preso in ostaggio il procuratore Mehmet Selim Kiraz, occupando il suo ufficio al sesto piano del palazzo. Poco dopo l'organizzazione ha diffuso su alcuni siti e sulle reti sociali le foto del giudice con una pistola puntata alla testa.
Il procuratore è stato preso di mira dal Dhkp-C in quanto titolare dell’assurda inchiesta - di fatto un insabbiamento - sulla morte del quindicenne Berkin Elvan, l’adolescente morto l’11 marzo del 2014 dopo ben 269 giorni di coma. Nel giugno del 2013 il ragazzo, mentre era in strada per comprare il pane per la sua famiglia, si era imbattuto nei poliziotti che reprimevano selvaggiamente una manifestazione contro il governo (erano i giorni in cui milioni di turchi e curdi manifestavano in solidarietà con il movimento contro la cementificazione di Gezi Park, l'autoritarismo del governo, l'islamizzazione forzata e il sostegno ai ribelli sunniti in Siria). Un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo da un poliziotto, uno dei tanti che in quei giorni fecero strage di manifestanti, colpì Elvan alla testa mandandolo in coma. A due anni di distanza dall’episodio l’inchiesta non è stata capace di appurare alcuna responsabilità all’interno delle forze dell’ordine o nella catena di comando né tantomeno di punire l’agente che sparò la capsula che colpì Berkin Elvan stroncando la sua giovanissima vita.

Poco dopo l’irruzione del commando all’interno dell’edificio giudiziario alcuni testimoni hanno udito alcuni colpi di arma da fuoco - secondo gli stessi membri del commando dei colpi in aria sparati per sventare l'intervento degli agenti di sicurezza - mentre tutta la zona è stata immediatamente circondata e isolata dalle forze speciali della polizia che sono penetrate nel palazzo evacuandolo.
Secondo un comunicato diffuso dal sito di estrema sinistra halkinsesi.tv (fatta immediatamente oscurare dal governo turco), ritenuto vicino al movimento clandestino considerato terroristico da Ankara ma anche da Ue e Stati Uniti, il gruppo armato marxista ha inviato alle autorità un ultimatum fino a questo pomeriggio alle 15.30 per soddisfare le sue richieste: tra queste, la confessione in diretta da parte del poliziotto responsabile dell'omicidio di Elvan, un processo agli agenti in un "tribunale popolare", l'assoluzione di tutti coloro che sono tuttora sotto processo per aver partecipato alle manifestazioni di solidarietà per Berkin Elvan, un salvacondotto che consenta la fuga ai componenti del commando.
I quali hanno affermato che "prima o poi, è certo, riusciremo ad entrare anche all'interno del Palazzo Bianco", in riferimento alla faraonica sede governativa fatta costruire recentemente dal presidente Recep Tayyip Erdogan.
Vedat Yiğit, il vice-procuratore del tribunale di Istanbul, ha informato i media turchi che la polizia era in contatto con i sequestratori e che stava negoziando tramite un “mediatore scelto da loro”.
Ma nel primo pomeriggio la diretta delle tv dal luogo dove sorge il palazzo di giustizia è stata chiusa d'autorità che hanno anche imposto la censura di ogni informazione sull'evoluzione degli avvenimenti.  La decisione è stata presa dal premier, il liberal-islamista Ahmet Davutoglu, sulla base di una norma che gli consente di ordinare la "censura" per motivi di sicurezza nazionale e ordine pubblico.
Proprio mentre il premier imponeva il silenzio stampa - propedeutico alla decisione di risolvere la questione con un assalto delle forze speciali - un gruppo di manifestanti ha raggiunto le immediate vicinanze del Palazzo di Giustizia di Caglayan scandendo slogan tra i quali "Berkin Elvan è immortale".
Nei giorni seguenti la morte dell'adolescente, nel marzo del 2013, in tutta la Turchia si susseguirono manifestazioni di protesta stroncate da una durissima repressione della polizia che operò violenze e arresti. Scenario simile anche quest'anno nel giorno dell'anniversario del decesso, quando decine di manifestazioni hanno ricordato il ragazzo in tutta la Turchia chiedendo la punizione degli assassini, anche in questo caso represse dalle forze di sicurezza.

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