Nel comunicato della presentazione della festa in solidarietà del popolo basco le motivazioni per la (buonissima) riuscita di tale evento.
La situazione sociale nei pesi baschi è gravissima, il conflitto politico che il governo spagnolo e francese stanno alimentando in Euskal Herria sta distruggendo lo stato di diritto e le vite di migliaia, milioni di cittadini baschi. Si sta parlando della nazione più vecchia d'Europa, una nazione con una propria lingua, una propria cultura, storia, tradizioni. Un paese che da anni sta soffrendo l'imperialismo feroce di due stati colonialisti come Spagna e Francia. Un paese che è nel cuore del vecchio continente, dove vive un popolo in lotta da generazioni per rivendicare l'autodeterminazione e la sovranità popolare rispetto al proprio stato, la propria terra.
Siamo profondamente convinti che anche, e soprattutto, in Europa le lotte dei popoli e delle nazionalità oppresse e negate abbiano un profondo senso di rottura con l'attuale stato di cose presente e rappresentino una ricchezza che il movimento antagonista e no-global non può permettersi di trascurare. Quando si parla di Paesi Baschi e stato spagnolo non si sta parlando solamente di un conflitto politico tra un paese dominato ed uno colonizzatore, si tratta anche e soprattutto di due modelli di società a confronto: da un lato il modello spagnolo, delle multinazionali iberiche che hanno ricolonizzato l'America latina, di uno stato autoritario nel quale non esiste di fatto la divisione liberale tra potere politico e giudiziario, di una società civile inesistente, un paese sciovinista e razzista; dall'altro il modello basco che, con tutte le sue contraddizioni, presenta un forte associazionismo di base, una notevole capacità di mobilitazione tanto sul fronte culturale quanto su quello politico, capace di accogliere le differenze, ma che soprattutto si prefigge un modello di società differente da quello capitalista. Più che le chiacchiere, parla la realtà che ci dice che nei Paesi Baschi vi è la maggiore percentuale di associazioni, di obiettori di coscienza, di donatori di sangue ed organi; che i livelli di partecipazione alla vita politica sono più alti; che l'unico sciopero generale in Europa per il salario sociale e le 35 ore lavorative si è svolto proprio nelle province basche; che le comunità immigrate sono molto più inserite e godono di maggiori diritti; che l'assemblea dei municipi baschi Udalbiltza è un vero e proprio organismo di democrazia di base e partecipativa; che partecipazione e protagonismo popolare sono realtà quotidiana proprio nei comuni governati da Batasuna, ecc…
La società basca, e la sinistra indipendentista in particolare, hanno una proposta di "paese" ed un'idea di mondo assolutamente più avanzata della realtà spagnola. In questo contesto i Paesi Baschi sono diventati un vero e proprio punto di riferimento all'interno dello stato spagnolo sia per le altre nazionalità non riconosciute come tali (Catalogna e Galizia), sia per chiunque abbia un'idea di mondo altra rispetto a quella del pensiero dominante, che si trovi a Madrid o a Siviglia. Questa realtà non fa altro che dimostrare, ancora una volta, che coloro che rivendicano il diritto all'autodeterminazione dei Paesi Baschi non lo fanno contro nessuno e non hanno alcuna idea xenofoba o etnicista, come partiti ed autorità spagnole vorrebbero farci credere. La ragione di tutto questo è che basco è colui che vive e lavora nei Paesi Baschi, a prescindere dal colore, dalla religione o dall'origine della propria famiglia; basco è chi vuole continuare ad esserlo nonostante le misure giudiziario-poliziesche di Madrid e Parigi.
Negli ultimi anni il conflitto tra lo stato spagnolo e il popolo basco si è fatto molto più intenso soprattutto sotto il fronte giuridico e repressivo: illegalizzazioni di partiti di rappresentanza popolare indipendentista e anticapitalista come Batasuna, Azion Nazionalista Vasca e il Partito Comunista delle Terre Vasche; moltissime associazioni culturali e politiche sia giovanili che popolari dichiarate "fuorilegge", accomunando "tutto" quello che parla di autodeterminazione e rispetto dei diritti del popolo basco al gruppo armato ETA e quindi attuando incarcerazioni selettive, praticando torture durante i regimi di incomunicazione ai quali sono sottoposti i compagni arrestati; a tutto questo si sommano le chiusure di vari organi di stampa con la sospensione delle attività di informazione democratica attraverso il blocco di vari giornali, radio, canali televisivi.
In poche parole in Euskadi c'è uno STATO D'ECCEZIONE….Per questo chiamiamo tutte le realtà dell'antagonismo milanese e lombardo a partecipare all'iniziativa in solidarietà con il popolo basco per rivendicare la giusta lotta contro il capitalismo colonialista di Spagna e Francia.
FERMIAMO IL FASCISMO, RIVENDICHIAMO L'AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLISABATO 13 SETTEMBRE FESTA IN QUARTIERE DAVANTI AL C.S. VITTORIA
con stand gastronomici, materiale politico di informazione sulla situazione basca,
gruppi musicali da Euskal Herria , balli e musica popolare basca… Gora Euskadi!Jo Ta Ke Irabazi Arte!
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