mercoledì 29 gennaio 2020

UNA PROVOCAZIONE PIU' CHE UN ACCORDO DI PACE

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Il piano che con superbia Trump ha illustrato ieri per risolvere la questione israelo-palestinese ha destato molti dubbi in tutto il mondo,figurarsi nel mondo arabo anche se qualche nazione ha detto che non è una pessima base su cui lavorare nell'immediato futuro.
Non basta però dire due Stati per due popoli per risolvere la questione tra Israele e la Palestina,anche se erano da decenni che nessuno parlava di una sostanziale divisione,ma bisogna entrare nel dettaglio di quello che sembra un'offerta di denaro ai palestinesi in cambio di tanti territori controllati(già di fatto da più di cinquant'anni)dagli israeliani.
Partendo da Gerusalemme capitale arrivando ai territori cisgiordani nonché delle colonie praticamente ad Israele verrebbe concesso tanto spazio in più,in maniera ufficiale e definitiva,ricordando la costruzione della barriera che non è ancora terminata e l'impossibilità per i palestinesi di muoversi già ora nei loro territori senza venire controllati e sottoposti a check point.
Insomma non proprio un piano di pace,ma cosa si voleva attendere da qualcosa partorito da Trump e da Netanyahu,due che hanno nella guerra la loro missione e questo fa pensare che questo accordo sia stato più una provocazione per scatenare qualcosa di più grande anche a livello di tutto il Medio Oriente,un un territorio caldissimo dove per ora chi è parte in causa non ha mai visto le proprie intenzioni almeno discusse in maniera seria.
Articolo di Contropiano internazionale-news .

Trump spiana la strada all’annessione di Gerusalemme e colonie a Israele.

di  Alessandro Avvisato 
Trump lo aveva definito l’Accordo del secolo e lo ha perseguito da un anno. In cambio della annessione definitiva di Gerusalemme e delle colonie a Israele, offre 50 miliardi di dollari ai palestinesi, esattamente come si faceva con perline e oggetti verso gli indigeni che cedevano terre, risorse e libertà ai colonizzatori.

Nella fotografia ufficiale insieme al premier israeliano Netanyahu, Trump a Washington ha delineato la soluzione con cui gli Stati uniti assegnano in via ufficiale – perché sul terreno è già così dal 1967 – quasi tutto il territorio della Palestina storica a Israele. Ai palestinesi, oltre i soldi, offre una serie Bantustan in Cisgiordania e la Striscia di Gaza – collegati da una combinazione di strade e tunnel – che saranno definiti come “Stato di Palestina” ma solo obbedendo ad una serie di rigide condizioni di sicurezza e di gestione amministrativa. 

C’è però un dettaglio che appare ancora molto ingarbugliato e dunque soggetto alle solite manovre israeliane sui fatti compiuti. Infatti il ridotto Stato di Palestina, avrebbe come capitale la zona araba di Gerusalemme Est, giustamente Michele Giorgio sottolinea che “come ciò potrà avvenire è un mistero se, come ha enfatizzato, tutta Gerusalemme resterà la capitale indivisa dello Stato di Israele. Funzionari statunitensi spiegano che la capitale palestinese in realtà sarà soltanto in alcune porzioni periferiche di Gerusalemme est”.

Infine con l’accordo, sarebbe riconosciuta la sovranità israeliana sugli insediamenti coloniali ebraici in Cisgiordania (condannati dall’Onu perché costruiti in violazione delle leggi internazionali) con l’impegno a non costruire nuove case per quattro anni, ma i coloni e il blocco dei partiti di destra guidato da Netanyahu non accetteranno mai un congelamento delle costruzioni e il primo segnale è arrivato proprio dal no all’accordo da parte del consiglio delle colonie ebraiche.

Ieri a a Gaza e in molte città della Cisgiordania ci sono state manifestazioni di palestinesi convocati per la “giornata della collera” contro l’Accordo del secolo. Il presidente dell’Anp, Abu Mazen, ha rifiutato di ricevere una copia delle 50 pagine del piano Usa e ha chiesto la convocazione d’urgenza della Lega araba, mentre c’è stato un incontro tra Al Fatah con Hamas.

Qui l’audio del Piano del Secolo tra Trump e Netanyahu

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