mercoledì 27 febbraio 2019

PROTESTE ALBANESI

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Negli ultimi periodi l'Albania è stata teatro di scontri per protestare contro l'attuale governo socialista del premier Edi Rama,accusato dal principale partito dell'opposizione(il Pd di centrodestra,come il nostrano)per i motivi che ne avevano segnato la sconfitta nella tornata elettorale del 2017,la corruzione.
Un problema enorme per lo Stato che si affaccia sull'Adriatico e che ha visto negli ultimi tempi un impoverimento sia nelle città che nelle campagne,con una massiccia presenza di investitori esteri(molti italiani)che danno paghe da fame e le soluzioni sono quelle di sottostare a condizioni di lavoro umilianti oppure emigrare.
L'articolo di Infoaut(dure-proteste-antigovernative-in-albania )parla degli scontri avvenuti a Tirana nei pressi del palazzo del governo che a stento ha resistito alla folla che manifestava il proprio dissenso,mentre nota positiva è il movimento studentesco apolitico che rivendica migliori condizioni di vita nel welfare e nel mondo del lavoro e sociale.


Dure proteste antigovernative in Albania.

Violenti scontri a Tirana ieri durante la partecipata manifestazione lanciata e incentivata principalmente dal partito di opposizione della destra parlamentare, il PD. Il primo ministro Edi Rama, del Partito Socialista, è accusato di corruzione e di inadeguatezza dalle forze di opposizione.

I manifestanti hanno violato il percorso del corteo concordato con le autorità sfondando i cordoni delle forze dell'ordine e assaltando successivamente il palazzo del governo difeso con idranti e lacrimogeni dalle guardie repubblicane. Si contano feriti sia tra i manifestanti che tra le forze dell'ordine. Edi Rama, durante la giornata di protesta, era a Valona a tenere un comizio: una numerosa folla composta e seduta che è stata sfruttata mediaticamente dal governo per essere contrapposta ai manifestanti, evidenziando la natura “incivile” e “violenta” di questi ultimi. Le opposizioni parlamentari intanto rilanciano un'altra mobilitazione per giovedì sostenendo che non si fermeranno fino a che non verrà concordato un esecutivo transitorio che porti a nuove elezioni.

In piazza si sono visti alcuni ragazzi ma perlopiù uomini adulti provenienti dalle zone povere e rurali del paese, in cui le condizioni di vita sono estremamente dure. Il PD, che nelle precedenti legislature si è dimostrato corrotto e antipopolare (tanto quanto il Partito Socialista, attualmente al governo) sta sfruttando a suo vantaggio, con promesse elettorali, il forte risentimento dei gruppi sociali in lotta. Dal canto suo, il primo ministro Edi Rama, al suo secondo mandato consecutivo, ha ottenuto la fiducia della popolazione con un programma basato sull'entrata dell'Albania nell'Unione Europea e sul contrasto sia della criminalità che della corruzione dilagante che endemicamente inficia la sanità, l'istruzione e il lavoro rendendo i servizi basilari di fatto classisti, di scarsa qualità e inaccessibili a molti. Le politiche attuate però si sono rivelate inefficaci, specialmente per le classi subalterne.
Il governo inoltre ha anche favorito l'investimento di capitali finanziari internazionali e di multinazionali estere, tra le quali molte aziende italiane, nel territorio, destabilizzando la popolazione locale, complice l'inesistenza della tutela dei lavoratori, causando quindi o disoccupazione o stipendi da miseria. Le fratture e le iniquità tra le èlites abbienti e le categorie sfruttate sono sempre più evidenti: aumentano i poveri da un lato nelle grandi città metropolitane come Tirana e dall’altro nelle zone rurali, arretrate sia economicamente che nelle infrastrutture . Per tale ragione la scelta drammatica che molti si trovano costretti a fare è o quella di emigrare o di rimanere subendo condizioni di vita e lavorative umilianti e disumane e una totale assenza di prospettive. È dunque probabile che le proteste perdurino, si evolvano e che continuino ad attraversare il paese finché non si otterrà una risposta adeguata da parte della politica e delle istituzioni.

Solo poche settimane fa l'Albania è stata scossa da una mobilitazione studentesca permanente: si è trattato di un movimento organizzato dal basso, orizzontale e apartitico, che ha saputo incanalare il malcontento e la necessità di giustizia sociale e di libertà in un'ottica diametralmente opposta alle dinamiche delle èlites parlamentari, dissociandosi sia dai partiti di governo che da quelli di opposizione; una conseguenza di ciò è stata la sostituzione di vari ministri all’interno dell’esecutivo. Anche le proteste di questi giorni, pur se indirizzate e incentivate strumentalmente dall'opposizione per meri fini elettorali e per la conquista del potere, si inseriscono in questo contesto. Il conflitto è aperto, e sarà interessante vedere se ci sarà la possibilità e la maturità da parte dei manifestanti di aprire nuovi orizzonti esprimendosi autonomamente rispetto forze politiche istituzionali e discostandosi dai partiti di opposizione. Inoltre c’è da vedere se un maggior numero di giovani si inserirà in queste lotte, in modo da portare qualche beneficio e ancora più rappresentanza di categorie assoggettate al dominio costituito, e vedere come si esprimeranno i movimenti studenteschi.

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