martedì 2 agosto 2011

L'ITALIA E L'OMOFOBIA

Con un poco di ritardo temporale ecco due parole da spendere in quanto la maggioranza al potere del regime italiano ha bloccato nuovamente la legge contro l'omofobia,ovvero contro l'inasprimento delle pene di condanne che hanno come causa la discriminazione sessuale del soggetto.
Proprio come invece esiste da anni l'aggravamento della sanzioni per i delitti commessi in nome del razzismo questo non passa per tutti gli omosessuali che rimangono oggetto di continue aggressioni soprattutto da parte di facinorosi nazifascisti e di integralisti cattolici,con dei dati allarmanti sul susseguirsi di questi atti negli ultimi anni(e parliamo solo di denunce).
I due articoli riportati da Senza Soste e presi da Peacereporter danno un quadro nazionale sull'omofobia nel primo contributo e mondiale nel secondo:il primo articolo è la cronaca del blocco della legge della settimana scorsa con motivazioni assurde da alcuni parlamentari del centrodestra.
Ebbene secondo loro visto che non discriminano i gay e le lesbiche(!?)perché fare delle leggi apposta per loro il che significherebbe considerarli diversi dal resto della popolazione(!?).
Il secondo articolo analizza la situazione degli omosessuali soprattutto dal punto di vista dei diritti che hanno preso e delle pene cui vanno incontro e si passa dalle nazioni che hanno da anni coppie omosessuali sposate con la possibilità di avere una famiglia a quelli in cui vige la pena di morte perché lo considerano un grave reato.
Italia, la Camera blocca la legge contro l'omofobia.
E' già la seconda volta che il provvedimento viene affossato.
La Camera per la seconda volta ha fermato la legge contro l'omofobia. Accogliendo le pregiudiziali di costituzionalità sul ddl contro l'omofobia, ha affosssato la proposta. Le pregiudiziali presentate da Udc, Pdl e Lega sono passate con 293 sì, 250 no e 21 astenuti. L'approvazione 'affossa' il disegno di legge che mirava a introdurre l'aggravante di omofobia nei reati penali, sostenuto con forza da Anna Paola Concia, leader del movimento omosessuale. Con Pdl, Lega ed ex Responsabili ha votato l'Udc, che aveva presentato una delle pregiudiziali. Mentre hanno votato contro gli altri partiti di opposizione (Pd, Idv, Fli e Api).

"Oggi la maggior parte del Parlamento - ha denunciato Concia prendendo la parola in aula subito dopo la proclamazione del risultato - ha scelto di stare dalla parte dei violenti e non delle vittime delle violenze e delle discriminazioni....". Ma l'intervento di Concia è stato interrotto per questioni formali dal presidente della Camera Gianfranco Fini: "Capisco il suo stato d'animo e lo spirito del suo interevnto - ha detto, ricordandole che la parola era stata da lei chiesta sull'ordine dei lavori essendosi la Camera già espressa sul merito con il voto - ma sono costretto a interromperla...".
Immediata la reazione di Arcigay, che affida il suo pensiero alle parole del presidente nazionale Paolo Patané. "L'approvazione delle pregiudiziali di costituzionalità è l'ultimo oltraggio che una maggioranza fatta da uomini mediocri e di bassissimo profilo umano, politico e culturale ha voluto consapevolmente rivolgere alle persone lgbt e a tutto il Paese. L'Italia è stata spremuta senza pietà da questi mentecatti senza rispetto per la vita e i diritti della gente. Denunciamo all'Europa e al mondo civile che in Italia esiste un'autentica emergenza democratica e che in questo Paese una legge che tuteli le vittime dell'omofobia è definita dal Parlamento incostituzionale, mentre esponenti di primo piano di questa stessa maggioranza definiscono giuste e condivisibili le idee del mostro Breivik, l'assassino di Utoya", prosegue Patanè. "Questo Parlamento ha tradito la civiltà e la giustizia ed ha deciso di sostenere i violenti. Noi lo denunciamo all'opinione pubblica e chiediamo che l'Unione ci aiuti a fronteggiare questa pericolosissima avanzata di omofobia, xenofobia, razzismoche il Parlamento italiano ha deciso di legittimare ancora una volta, dicendoci di fatto che la violenza deve essere sopportata e che la discriminazione è il metro della convivenza nel nostro Paese".
"Se fossi stato un semplice deputato che può votare e non il presidente, avrei votato convintamente contro le pregiudiziali" di costituzionalità sulla legge contro l'omofobia, ha detto al termine Gianfranco Fini. "D'altrocanto avete visto con quanti voti è passata", ha aggiunto. Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl della Camera: "Noi non abbiamo nessun atteggiamento omofobo e la nostra posizione di fondo è quella di considerare i gay come dei cittadini uguali agli altri e proprio per questo contestiamo ogni trattamento giuridico specifico e differenziato che come tale ammetterebbe e accentuerebbe una diversità, sostanzialmente incostituzionale".
La prima bocciatura avvenne nell'ottobre del 2009, quando Montecitorio approvò le pregiudiziali di costituzionalità presentate dall'Udc. A maggio scorso, poi, la commissione giustizia bocciò due diversi tentativi di mediazione cui aveva lavorato la deputata del Pd. La pregiudiziale di costituzionalità della Lega, illustrata in aula da Carolina Lussana, afferma che il disegno di legge "offre una protezione privilegiata alla persona offesa in ragione del proprio orientamento sessuale e in particolare discrimina fra chi subisce forme di violenza, perché vi è una tutela rafforzata (sulla base dell'orientamento sessuale, ndr.) Rispetto invece a chi subisce altre forme di violenza".

A illustrare la pregiudiziale dell'Udc è Rocco Buttiglione, che dopo aver citato il caso della "discriminazione positiva" degli Stati Uniti, ha proseguito: "Oggi molti giuristi americani preferirebbero non averlo mai introdotto. Una volta iniziato è difficile fermarlo. Ogni gruppo cerca di far approvare norme particolari e la maggioranza dei cittadini finisce col sentirsi discriminata dalle minoranze, con il risultato di maggiore disintegrazione e non integrazione". Gaetano Pecorella ha esposto, infine, le ragioni del Pdl, presentando una mozione che porta la prima firma di Isabella Bertolini: "La norma - ha detto Pecorella - non è di per sé da rigettare e pone un problema serio che è quello della discriminazione, ma così come è scritta è in contrasto con un principio cardine, quello della parità, e con il principio della chiarezza e della tassatività che deve essere alla base di ogni norma".
Hanno espresso voto a favore delle pregiudiziali gli ex 'responsabili', per bocca di Vincenzo D'Anna, mentre sono intervenuti per annunciare voto contrario Massimo Donadi (Idv), Pino Pisicchio (Api), Flavia Perina (Fli), Francesco Nucara (Repubblicani azionisti) e Dario Franceschini (Pd).
26 luglio 2011
La mappa dei diritti Gay nel mondo
Il 24 luglio, per la prima volta nello stato di New York sono stati celebrati matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ma se una città festeggia le nozze gay, una parte d'America si mostra ostile nei confronti del "diverso"
Domenica mattina a Manhattan. Due donne escono festanti dall'ufficio comunale. Una delle due, Connie Kopolev, su una sedia a rotelle, tiene in mano un certificato, mostrandolo alla folla come se fosse un trofeo. Il braccio destro alzato in segno di vittoria.
Sono Phyllis Siegel, 77 anni, e Connie Kopolev, 85, insieme da 23 anni, la prima coppia a sposarsi nella città di New York, dopo che lo stato ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Nella sola giornata del 24 luglio, 823 coppie hanno celebrato la propria unione, spesso ventennale. Come nel caso di Kitty Lambert e Cheryle Rudd, già nonne di 12 nipoti (il loro matrimonio è stato celebrato allo scoccare della mezzanotte di domenica alle cascate del Niagara, per l'occasione illuminate con i colori dell'arcobaleno).
New York è il sesto stato americano a riconoscere il matrimonio omosessuale (dopo Connecticut, Iowa, Maine, Massachusetts e Vermont). La decisione è arrivata il 24 giugno, con 33 voti a favore e 29 contro, ed è stata accolta come un evento storico. Più di 40 anni fa, proprio nella Grande Mela nacque il movimento di rivendicazione dei diritti glbt (acronimo di gay, lesbian, bisexual, transgender).

Il 28 giugno 1969, la comunità omosessuale si ribellò all'ennesima retata da parte della polizia in un locale gay del Village, lo Stonewall Inn, dando il là a 3 giorni di rivolte e alla nascita di numerose associazioni politiche (pare che tutto sia partito ad una giovane transessuale, Sylvia Rivera, la quale esasperata lanciò una bottiglia in testa ad un agente).
Ai festeggiamenti per i matrimoni, però, non sono mancate le proteste. Mentre centinaia di coppie si sposavano, nel centro di Manhattan, infatti, si è svolta una manifestazione con cartelli e slogan contro i matrimoni gay ("Dio odia i froci" oppure: "Oggi un uomo sposa un altro uomo, domani potrà sposare il suo cane") e la richiesta di indire un referendum sulla questione.

L'approvazione dei matrimoni omosessuali nello stato di New York arriva dopo una lunga battaglia delle organizzazioni glbt che sono riuscite a coinvolgere anche le forze conservatrici del paese. La legge, infatti, è passata grazie al voto repubblicano, come nel caso del senatore Grisanti, il quale ha dichiarato: “Chiedo scusa a chi si sente offeso, ma non posso negare a una persona, a un essere umano, a un contribuente, a un lavoratore, alla gente del mio Stato, di avere gli stessi diritti che io ho con mia moglie”.

Se New York, metropoli multietnica, ha aperto i suoi uffici comunali per celebrare le nozze gay, una parte d'America continua a mostrarsi ostile nei confronti del "diverso". Il 2010, infatti, si è chiuso con una serie di suicidi di adolescenti vittime di bullismo perché considerati gay. La risposta è arrivata con "It gets better" (www.itgetsbetter.org), campagna di sensibilizzazione a cui hanno aderito - oltre al presidente Obama - colossi informatici come Google e Apple.
Nel dicembre 2010, infine, è stata abrogata la cosiddetta legge "don't ask don't tell", introdotta da Clinton nel 1993. Nella campagna elettorale per il suo primo mandato, Clinton si era impegnato ad aprire l'esercito alla comunità glbt, ma in seguito ad una dura opposizione, anche da parte democratica, l'esecutivo aveva trovato una sorta di compromesso: gli omosessuali potevano servire l'esercito fin quando la loro sessualità rimaneva nascosta (da qui "don't ask don't tell", cioè: non chiedere e non dire).
Nel mondo - Mentre sempre più paesi riconoscono le unioni omosessuali (soprattutto quelli sudamericani come Brasile, Messico e Argentina), in Africa (con eccezione del Sudafrica dove i matrimoni omosessuali sono legalizzati da anni) e in quasi tutte le nazioni arabe, l'omosessualità è considerata un crimine, spesso perseguibile con la pena di morte.

In seguito alle pressioni internazionali, in aprile il governo ugandese ha sospeso la legge che prevedeva la pena di morte per gli omosessuali, tramutandola in carcere a vita (ma a quanto riportano le associazioni glbt, nel paese africano il semplice fatto di essere apostrofati come "frocio" o "lesbica" per strada è sufficiente a garantire la morte per pestaggio). Sotto la spinta dei movimenti islamici, anche il governo del Kenia pare abbia intenzione di inasprire le condanne nei confronti delle persone omosessuali.

Da questo punto di vista è abbastanza singolare la posizione dell'Iran. Nella teocrazia figlia della rivoluzione di Khomeini, l'omosessualità (sia maschile che femminile) è punita con il carcere, con le frustrate e in alcuni casi con la pena di morte, mentre la transessualità è del tutto legale. Anzi, l'Iran è il secondo paese al mondo, dopo la Thailandia, in cui si effettuano più operazioni per cambio di sesso. Per giunta lo stato finanzia metà dei costi e garantisce la riassegnazione del sesso sul certificato di nascita.
La leggenda vuole che per 12 anni (dal 1975 al 1987) la transessuale Maryam Khatoon Molkara abbia inviato lettere all'Ayatollah Khomeini per ottenere la benedizione sul cambio di sesso. Una volta tornato dall'esilio, nel 1979 il leader della rivoluzione decise di dare udienza a Maryam. Dopo l'incontro, Khomeini emise una fatwa (una sentenza) in cui benediva la riassegnazione del sesso attraverso l'operazione chirurgica. Nel 1997, Maryam si operò e divenne donna.

Da questo punto di vista, invece, l'Europa è divisa in due blocchi. Da una parte, quella occidentale, con i paesi scandinavi, i primi ad aver legalizzato le unioni di fatto, ed i primi ad aver accolto la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (1992) di eliminare l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali e di considerarla "una variante naturale del comportamento umano".
Dall'altra, l'ex blocco sovietico. La Russia, per esempio, è maglia nera per i diritti glbt. Per il sesto anno consecutivo, le autorità moscovite hanno negato il permesso allo svolgimento del gay pride (la parata in ricordo delle rivolte di Stonewall). Nonostante il divieto, gli attivisti glbt hanno manifestato nella piazza Rossa e il tutto si è trasformato in duri scontri con i fondamentalisti ultraortodossi prima e la polizia dopo, che ha arrestato più di 40 persone.
Intanto, il 17 giugno il Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU ha approvato una risoluzione contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale. La proposta, avanzata in un primo momento dal Sudafrica, è passata con 23 voti a favore, 19 contrari e tre astenuti.

Tra i maggiori sostenitori, gli Stati Uniti e i paesi dell'America del Sud, mentre tra i paesi che hanno votato contro, la Russia e l'Uganda. Il documento impegna le Nazioni Unite a preparare un rapporto dettagliato sui problemi e le sfide che lesbiche, gay, bisessuali e transgender devono affrontare per veder riconosciuti i loro diritti e quali soluzioni potranno essere adottate per la parità.

Forse si tratta di un gesto simbolico, e per qualcuno destinato a “difendere” solo i diritti di una minoranza, ma se si osserva la cartina pubblicata dall’Ilga (International Lesbian & Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association, associazione per i diritti glbt riconosciuta dall’ONU), i paesi dove l’omosessualità viene repressa con più veemenza (Iran, Russia, Sudan, per citarne alcuni) sono gli stessi paesi che negano diritti fondamentali, come la libertà di stampa, di espressione, a tutte le persone, a prescindere dall’orientamento sessuale o di genere.
Milena Cannavacciuolo (geo.tesionline.it)
tratto da http://it.peacereporter.net
27 luglio 2011

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