mercoledì 15 dicembre 2010

RIPARTIRE DA QUESTI PRESUPPOSTI

Senza entrare nel vergognoso (de)merito politico che la giornata di ieri ha apportato alla storia della repubblica delle banane(ovvero nulla di nuovo sotto il sole),vorrei soffermarmi sulla grande riuscita della protesta popolare che si è avuta ieri a Roma nei dintorni dei palazzi del potere.
Tralasciando polemiche su zone rosse,infiltrati,accuse e denunce il fatto vero e reale che politicanti ed imprenditori,chiunque dentenga un relativo potere socio-econiomico in Italia deve sentirsi costantemente sotto tiro,minacciato in modo da venire svegliato e col pensiero sul dove e sul come cagarsi addosso,perchè le azioni di ieri che da anni non si vedevano da noi sono la prova che la gente(e per fortuna degli sfruttatori la maggior parte erano solo studenti)se s'incazza veramente è capace di ogni cosa,in faccia ad arresti e denunce e percosse e torture.
Perchè dopo un arrestato,un denunciato,un percosso o un torturato ne nasceranno dieci altri,e così fino a quando si arriverà ad uno scontro aperto rivoluzionario oppure chi detiene il potere la capisce di levarsi fuori dai coglioni lasciando la dittatura ed aprendo la strada verso la vera democrazia e la vera libertà.
Per tutto questo appoggio le azioni di ieri,solidarizzo con i manifestanti ed i fermati e gli arrestati,alla faccia di Berluscojoni,Alemanno,Maroni,La Russa e non solo,anche in culo all'opposizione che lancia messaggi di vicinanza alle forze del disordine che ieri qualche calcata vera l'hanno presa,la paura vera l'hanno vista e che a tratti sono stati in grosse difficoltà davanti ad un avversario molto meno preparato ed armato.
Per un futuro migliore bisogna partire da questi presupposti,articolo tratto da"Senza Soste".
Da Roma uno spiraglio di luce.

La giornata di ieri a Roma è stata per molti una liberazione. Era da molto tempo, forse da Genova 2001 che non si vedeva tante persone veramente incazzate in piazza dopo ormai più di un anno di mobilitazione capillare e di massa sulla riforma Gelmini che consegna definitivamente scuola e università in mano a mercato e aziende impoverendola in misura tale da non poter che guardare ai privati e lavorare in funzione loro.
Nel momento di massima espressione simbolica del teatrino della politica con un voto parlamentare preceduto da roboanti dichiarazioni televisive e compravendita di voti, la piazza ha risposto con altrettanta carica simbolica, lasciando per una volta la protesta classica e ordinata per darsi alla guerriglia non appena è stato annunciato il voto di fiducia al governo. Non si preoccupino i tromboni dell'ultim'ora. Anche chi era in piazza a fare gli scontri sa che la politica si fa con la quotidianeità, con il coinvolgimento delle masse e il sacrificio giorno per giorno. Ma arriva anche il giorno in cui chi lotta ha il diritto di riprendersi la scena, di mettere un punto alle mobilitazioni e rappresentare la propria rabbia verso un potere sempre più corrotto e lontano dalle esigenze di tutti quelli che stanno sotto. E a Roma ieri questo è avvenuto, nel giorno giusto. E chissà in futuro quanti altri giorni giusti ci saranno.
Ieri a Roma non c'erano i Black Bloc. In Italia non sono mai esistiti perchè rappresentano una modalità di stare in piazza e di creare disordini che proviene storicametne dal nord europa. In Italia le organizzazioni politiche e la maniera di stare in piazza ha sempre preso poco spunto dal nord europa e ha sempre fatto ferimento più che altro ad altre pratiche: quella più politica e inquadrata che viene dagli anni '70 oppure quella più di massa e improvvisa "da stadio". Tuttavia i quotidiani, con in testa i falsi amici di Repubblica e del Fatto Quotidiano hanno eseguito l'ordine del ministero degli interni di definire i manifestanti Black Bloc. D'altra parte Repubblica rappresenta il potere precostituito della famiglia De Benedetti mentre il Fatto Quotidiano è espressione di una cultura che mette ordine e legalità davanti a tutto. Nel bene e nel male.
Ieri a Roma invece c'erano migliaia di giovanissimi, una generazione abbandonata e frustrata che per un giorno ha scelto un protagonismo diverso. E non si venga a parlare di infiltrati, centri sociali o altri fantasmi. Ieri a Roma è esplosa una rabbia collettiva di chi si vede fuori dalla storia mentre le generazioni che hanno creato uno dei debiti pubblici più alti del mondo sono in parlamento a fare teatrini alle spalle di tutti e vivono da garantiti su tutto: dalla casa, al lavoro, alle liquidazioni d'oro fino ad indennità di carica che fanno rabbrividire.
Per anni in Italia si è sempre pensato che alla fine qualcuno avrebbe rimesso a posto tutto, tra un finanziamento pubblico e un posticino da qualche altra parte. Oggi la sfera pubblica non può più rispondere a queste esigenze diffuse ne' dare soluzioni clientelari di massa come prima. Oggi il futuro va conquistato palmo a palmo e lo si può fare solo col protagonismo di queste generazioni.
Il disordine e la paura sono fattori che nella storia hanno fatto svegliare le classi dirigenti e che spesso le hanno fatte crollare. Speriamo che questo sia solo l'inizio. Ricordandosi che questa era solo una battaglia, per vincere la guerra serve molto di più e non solo in termini di piazza, da parte di tutti e a partire da domattina.

p.s: il governo si è salvato con il voto di Catia Polidori che da buona fascista ha tradito all'ultimo secondo. La signora Polidori e la sua famiglia detengono il Cepu, la famosa scuola privata che regala esami universitari a chi paga. Sembra che abbia votato la fiducia sotto il ricatto del governo circa la sua attività economica. Probabilmente se in questo mese le scuole Cepu fossero state assaltate dagli studenti in rivolta, a questo punto la signora Polidori avrebbe avuto più paura della rabbia studentesca che delle mincce di Berlusconi. Invece hanno vinto le minacce di Berlusconi. Avere coraggio politico spesso significa essere lungimiranti...

Link: Il fuoco della conoscenza
per Senza Soste, Franco Marino

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