“La russofobia è una pericolosa patologia”.
di Moni Ovadia*
La guerra portata dal presidente russo Vladimir Putin contro l’Ucraina del presidente Volodymyr Zelensky dovrebbe sollecitare a noi cittadini dell’Occidente, non colpiti direttamente dal conflitto ma coinvolti economicamente dalle scelte dei nostri governanti, una domanda: vogliamo accettare le retoriche e le propagande che ci vengono proposte dall’inevitabile profluvio di informazioni, di chiacchiere pletoriche dei politologi e degli strateghi da talk show o vogliamo finalmente riattivare la nostra capacità critica per allargare lo sguardo oltre la cronaca e cercare di capire in che mondo vogliamo vivere?
E ancora: vogliamo finalmente bandire le guerre dalle relazioni fra genti e fra individui come afferma solennemente la nostra Costituzione? Allora in primo luogo dobbiamo uscire dalla logica delle fazioni e degli schieramenti confortati da stereotipi consolidati come per esempio: il buon Occidente democratico versus il sinistro Oriente slavo autocratico russo.
La russofobia, a mio parere, è una pericolosa patologia. Il buon Occidente democratico ha scatenato negli ultimi 25 anni cinque guerre criminali contro ogni regola del diritto internazionale: 70 giorni di bombardamento della capitale della Serbia, guerra contro l’Iraq con centinaia di migliaia di morti civili, bombardamenti in Somalia, catastrofe bellica della Libia e invasione dell’Afghanistan con una terrificante messe di vittime innocenti, per non cambiare nulla in vent’anni e con un dispendio iperbolico che ha arricchito solo l’industria delle armi.
Quel colossale budget investito nell’economia civile avrebbe potuto produrre trasformazioni virtuose strabilianti. Poi, alla fine della devastazione e con l’abbandono del Paese, il popolo, in particolare le donne, è stato lasciato in balia dell’oscurantismo.
Con quale autorevolezza gli occidentali chiedono a Putin di rispettare la sovranità dell’Ucraina quando, solo per citare un caso, i governi israeliani da oltre cinquant’anni occupano terre palestinesi in violazione di ogni idea di diritto internazionale senza che i Paesi della Nato alzino un’unghia per impedirlo? Inoltre, un membro potente della Nato, la Turchia, da decenni massacra senza pietà il popolo curdo e nulla viene fatto per far cessare l’orrore.
A parte questi fatti che vengono a mostrare come l’alleanza atlantica faccia la parte del bue che dice “cornuto” all’asino, vengono anche diffuse stupidaggini come quella che il presidente della Federazione russa sarebbe il nuovo Hitler.
Negli ultimi lustri abbiamo assistito al proliferare di nuovi Hitler, estratti come i conigli dal cilindro dei maghi dai fanfaroni del cosiddetto mondo “libero”. Ora, Vladimir Putin può essere criticato, denunciato, contrastato per le sue azioni ma senza sparare balle sesquipedali. E per essere chiari, lo scrivente, se fosse un cittadino russo, per la sua insopprimibile difesa dei diritti umani, verosimilmente si troverebbe ristretto in un carcere. Ma se si vuole tentare di capire e conoscere l’uomo e il politico che siede al Cremlino sarebbe almeno opportuno guardare la lunga intervista che il grande regista statunitense Oliver Stone gli ha fatto con profondità e perizia.
Noi occidentali, inoltre, se vogliamo avere credibilità nei confronti della Russia, seguendo la via maestra dell’onestà intellettuale, dobbiamo farci le pulci e ricordare.
Quando i sovietici vollero inviare missili a Cuba, su richiesta di un Paese sovrano, cosa fece l’amatissimo e democratico presidente John Fitzgerald Kennedy? Ordinò un blocco navale rischiando di innescare la terza guerra mondiale. Allora perché mai stupirsi che Putin non voglia missili americani a 500 km da Mosca? Cosa succederebbe se la Russia inviasse missili in Venezuela e a Cuba o in Messico?
Le amministrazioni statunitensi hanno ripetutamente promesso a Putin “il terribile” che la Nato non si sarebbe allargata di un pollice oltre i confini dell’ex Ddr, ma le loro promesse si sono rivelate menzogne e l’alleanza si è allargata proprio ai Paesi dell’Europa orientale e ai Paesi ex sovietici.
Da ultimo volevano provarci anche con l’Ucraina. Volevano proprio portare le armi ai confini della Russia. E hanno anche la faccia di stupirsi delle reazioni del leader russo. Vorrei anche ricordare che Putin ha ricevuto attestati di ammirazione e persino di riverenza da parte di molti politici occidentali. Mi torna in mente che solo pochi anni fa un nostro ex primo ministro, del quale ora non rammemoro il nome, sembrava il “compagno di merende” di quel tiranno che oggi viene spregiativamente chiamato lo zar.
Tutti desideriamo ardentemente che questo conflitto cessi subito e molti avranno qualche opinione al riguardo, la mia è che l’Europa dovrebbe dimostrare di esistere bussando alla porta dello zio Sam per suggerirgli affettuosamente di star fuori da questa questione, che riguarda il vecchio continente.
Gli Usa dispongono già di un numero considerevole di istallazioni militari in ogni angolo del pianeta, vogliono metterne qualcuna anche a Pietroburgo e a Canton? La Russia, è bene non dimenticarlo, fino agli Urali è Europa e, senza la cultura, l’arte, la musica, la scienza, l’anima di quelle genti, non si può neppure parlare seriamente di Europa, né di europei.
*da Micromega, 1 marzo
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Guerra in Ucraina: dite a Ursula von der Leyen che le sanzioni alla Russia affonderebbero definitivamente la Ue e soprattutto l’Italia/ MATTINALE 578
di I Nuovi Vespri
25 febbraio 2022
•La guerra in Ucraina e i morti sono sulla coscienza del solito ultraliberismo globalista rappresentato da Nato, USA e multinazionali
•Russi e cinesi hanno cercato vi evitare in tutti i modi la guerra. E cercheranno vi evitare di far pagare il prezzo di questa guerra agli europei. Se la Ue seguirà Nato, USA e multinazionali sulla via delle sanzioni alla Russia ne pagherà le conseguenze
•Le eventuali sanzioni alla Russia creerebbero grandi problemi ad alcune banche europee (e soprattutto a UniCredit e a Banca Intesa)
La guerra in Ucraina e i morti sono sulla coscienza del solito ultraliberismo globalista rappresentato da Nato, USA e multinazionali
Impossibile non dedicare il nostro MATTINALE di oggi alla guerra in Ucraina. La morale e il ‘buonismo’ lo regaliamo volentieri ai moralisti e ai ‘buonisti’. Noi cerchiamo di analizzare i fatti con freddezza. E i fatti ci dicono che la guerra la Russia la sta subendo. Con pazienza il leader russo Putin ha cercato in tutti i modi di fare capire non tanto al Governo-fantoccio di ucraino, quanto alla Nato, agli Stati Uniti e alle multinazionali che non avrebbe mai accettato un avamposto di questi signori a due passi dal suo Paese. Lo ha detto e ha cercato di spiegarlo in tutte le lingue. Ma i signori dell’ultraliberismo globalista non hanno voluto sentire ragioni. Questi deficienti pensavano che, mandando avanti il presidente ‘postale’ degli Stati Uniti, Joe Biden (qualche lettore ci chiede perché definiamo sempre Biden il “presidente postale”: perché è stato eletto alla Casa Bianca grazie ai voti postali, con imbrogli a mai finire), addottrinato per ripetere come un disco rotto che la Russia avrebbe invaso l’Ucraina, Putin non avrebbe mai dato l’ordine di avviare la guerra. Si sono sbagliati. Non solo la Russia si sta riprendendo l’Ucraina, ma il leader russo ha avvertito che non tollererà interferenze. Putin, quando dice, senza giri di parole, che non tollererà interferenze, non si riferisce soltanto a spiacevoli conseguenze militari (così, tanto per chiarire a chi in Italia fa finta di non capire e blatera contro la Russia: i russi sanno benissimo che in Sicilia ci sono la base di Sigonella e il MUOS di Niscemi e sanno bene di cosa si occupano…), ma anche a possibili problemi di natura economica, finanziaria e sociale che colpirebbero soprattutto l’Europa e in minima parte gli Stati Uniti d’America. Va detto con chiarezza che i morti di queste ore in Ucraina sono culla coscienza della Nato, degli Usa e delle multinazionali.
Russi e cinesi hanno cercato vi evitare in tutti i modi la guerra. E cercheranno vi evitare di far pagare il prezzo di questa guerra agli europei. Se la Ue seguirà Nato, USA e multinazionali sulla via delle sanzioni alla Russia ne pagherà le conseguenze
Noi non crediamo alle sanzioni contro la Russia annunciate dal Biden, perché tali sanzioni colpirebbero, più che altro, l’economia europea e la vita civile e sociale degli europei. Le eventuali sanzioni alla Russia, infatti, creerebbero enormi problemi a tante aziende europee, alle banche europee, alla finanza europea e a milioni di famiglie europee che dovrebbero fronteggiare aumenti stratosferici delle bollette di gas e di luce. Per non parlare degli effetti devastanti in agricoltura. Le guerre non arrivano mai per caso. Russi e cinesi hanno cercato in tutti i modi di evitarla. A proposito di agricoltura – settore che i ‘geni’ dell’Unione europea umiliano e bistrattano – russi e cinesi, circa tre mesi addietro, hanno lanciato un avvertimento preciso all’Europa, riducendo l’export di fertilizzanti. Chi si occupa di agricoltura sa che Cina e Russia sono i principali produttori al mondo di fertilizzanti a base di azoto e fosforo. Senza questi fertilizzanti salta la cosiddetta agricoltura convenzionale, per la gioia degli ambientalisti, che vorrebbero trasformare tutta l’agricoltura del mondo in agricoltura biologica. Obiettivo nobile e condivisibile che, però, non può essere realizzato in pochi mesi. Far schizzare all’insù il prezzo dell’urea – che è quello che, ad esempio, gli agricoltori italiani hanno scoperto lo scorso Autunno – significa mettere in difficoltà gli stessi agricoltori, costretti a pagare l’urea ad un prezzo più che doppio! Con questa mossa cinesi e russi, già lo scorso Autunno, hanno provato a fare capire che con il gas non c’era molto da scherzare. Ma l’Unione europea ha tirato dritto, andando dietro a USA, Nato e multinazionali sulla questione ucraina. Così, dopo il prezzo dei fertilizzanti alle stelle sono arrivate le bollette di gas e luce alle stelle e l’aumento del prezzo dei carburanti. Ma la Ue ha continuato a fare la ‘mosca cocchiera’ di USA, Nato e multinazionali. Così siamo arrivati all’occupazione militare dell’Ucraina da parte dei dei russi (che hanno dietro la Cina). La Russia gode della copertura della Cina. Le eventuali sanzioni la danneggerebbero fino a un certo punto (i russi hanno già iniziato a esportare gas e grano nel grande mercato cinese). Ma i maggiori danni li avrebbe l’Europa.
Le eventuali sanzioni alla Russia creerebbero grandi problemi ad alcune banche europee (e soprattutto a UniCredit e a Banca Intesa)
Ciò posto, vediamo di illustrare perché le sanzioni contro la Russia, viste dalla parte dell’Europa, sono balordaggini. cominciamo con le due più grandi banche italiane, UniCredit e Intesa San Paolo. La prima realizza il 6% circa dei profitti in Russia. Le sanzioni alla Russia creerebbero problemi ad UniCredit con riflessi negativi in Italia. Molto presente in Russia è la banca Intesa Sanpaolo che da mezzo secolo gestisce la metà delle transazioni commerciali tra Italia e Russia. Colpire l’economia russa con le sanzioni significherebbe colpire la banca Intesa San Paolo. Gli eventuali danni andrebbero un volume di affari pari a 25 miliardi di dollari circa. Idem per alcune banche francesi, a cominciare da Société Générale, presente in Russia attraverso con la controllata Rosbank, 350 sportelli e circa 3 milioni di clienti. Idem per gli austriaci della Raiffeisen Bank, esposti in Russia per poco più di 15 miliardi di dollari. Una buona parte dei profitti di questa banca sono realizzati in Austria. Da qui una domanda: cosa ci guadagnerebbero le banche italiane, francesi ed austriache dalle sanzioni contro la Russia? Ve lo diciamo noi: una secca riduzione degli utili e nuovi disoccupati in casa. Ne vale la pena? In Russia sono presenti anche Goldman Sachs e Citigroup: siamo sicuri che questi due gruppi gioierebbero con le sanzioni alla Russia? Ancora: l’attuale Governo ucraino in queste ore ha chiesto di escludere la Russia dallo Swift, acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, il sistema che regola lo scambio delle transazioni finanziarie a livello mondiale. Certo, la Russia verrebbe penalizzata. E se poi la Russia dovesse rispondere bloccando l’export di gas e grano? Così, giusto per ricordarlo: la Russia dispone delle più grandi riserve di gas al mondo ed è il più importante produttore di grano del mondo. Ricordiamo che sono in corso cambiamenti climatici epocali e che lo scorso anno Stati Uniti e Canada, a causa dei capricci del clima, hanno perso il 50% circa della produzione di grano. E ricordiamo che le notizie che arrivano quest’anno dagli Stati Uniti e da una buona parte del Nord Europa, si fronte della siccità, non sono affatto incoraggianti (come potete leggere qui). Passino le tempeste “mai viste prima” in Inghilterra, ma quando si è mai visto in Italia il Po in secca a Gennaio? Per non parlare delle piogge eccessive in Sudamerica. Cosa vogliamo dire? Semplice: che ipotizzare blocchi commerciali in un momento stoico in cui parte del mondo potrebbe restare a corto di cereali on ci sembra una scelta lungimirante. Anzi.
Quella di Ursula von der Leyen è la peggiore presidenza della Commissione nella storia della Ue
C’è poi tutta la materia dell’energia e delle materie prime russe. La Russia esporta il 40% del palladio utilizzato in Europa, titanio, vanadio (indispensabile per la siderurgia italiana) E alluminio indispensabile nel settore aereo. Certo, i governi dei Paesi dell’Unione europea, fedeli a USA, Nato e multinazionali, hanno già detto che si adeguerebbero alle sanzioni, anche a costo di fare a meno del palladio, del titanio, del vanadio e dell’alluminio: questa ce la vogliamo vedere tutta… Il gas e il petrolio, infine. I tedeschi hanno bloccato Nord Stream 2 per danneggiare i russi che hanno investito in quest’opera circa 10 miliardi di euro. Peccato che nei mesi scorsi la Germania, spinta dal vento impetuoso dei Verdi, ha iniziato a spegnere alcune centrali nucleari. E la stessa cosa ha fatto la Francia. Sono state queste due scelte – riduzione secca dell’energia nucleare di Germania e Francia – a determinare l’aumento del prezzo del gas. Poi siccome il Governo-fantoccio ucraino insisteva nel proporre l’ingresso di questo Paese nell’Unione europea e nella Nato, il Governo russo, giusto per cercare di fermare la balordaggine dei missili USA in Ucraina contro la Russia ha ridotto la fornitura di gas all’Europa, determinando un ulteriore aumento del prezzo del gas. Così in Italia, conti alla mano, le bollette del gas e della luce, per il 2022 – dato Cgia di Mestre – sono aumentare di circa 90 miliardi di euro! E ora cosa vorrebbe fare l’Unione europea dell’euro della signora Ursula von der Leyen? Dire sì alle sanzioni contro la Russia? Già sono arrivate le prime bollette di luce alle famiglie italiane con un aumento medio del 50%. Una famiglia che pagava 120-150 euro si trova a pagare 180-240 euro. Un ristoratore che pagava – per ipotesi – 500 euro paga 750 euro. Con le sanzioni e il blocco delle forniture di gas (e le inevitabili speculazioni su gas e petrolio) nel giro di un paio di mesi le bollette elettriche triplicherebbero… tutto questo mentre famiglie e imprese italiane sono ancora alle prese con gli effetti devastanti della pandemia. La possiamo dire una cosa ai signori della Commissione europea che in queste ore blaterano di “sanzioni inevitabili alla Russia”? Senza offesa per nessuno vi diamo un consiglio: itivinni a cogghiri luppini! Se non li trovate dalle vostre parti vi accogliamo a Palermo e a Catania: a Palermo si chiamano luppini, con due p, a Catania si chiamano lupini…
Foto tratta da Leggo.it
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