Il prudente Zelensky e lo squallido Draghi.
di Giorgio Cremaschi (Potere al Popolo)
È stato un discorso più prudente, rispetto ai suoi soliti standard, quello di Zelensky al Parlamento italiano. Secondo alcuni commentatori ciò sarebbe dovuto al fatto che il presidente ucraino, dopo la telefonata con il Papa, abbia ritenuto controproducente parlare, come sinora ha sempre fatto, di No-fly-zone e Terza guerra mondiale, proprio là dove il Papa risiede.
Zelensky non ha neppure usato il paragone, che tutti aspettavano, tra Resistenza antifascista e guerra in Ucraina. Dopo lo scandalo e le proteste in Israele per l’accostamento della condizione degli ucraini a quella degli ebrei sterminati da Hitler, il presidente ucraino ha ritenuto di non fare quei discorsi che da noi urlano ogni giorno i peggiori guerrafondai del PD.
L’intervento di Zelensky è stato un passo di diplomazia, vedremo se puramente tattico, visto anche che il governo italiano non conta nulla nelle decisioni importanti. Oppure perché fondato su trattative che non conosciamo. Vedremo.
In ogni caso è stato Draghi a pavoneggiarsi in un stupido e ridicolo intervento guerrafondaio. Lui ha parlato di Resistenza e armi agli ucraini, mentre Zelensky aveva fatto solo rifermento alle sanzioni. Un gioco delle parti? Può essere, ma con il governo italiano che svolge il ruolo dell’utile idiota.
C’è da vergognarsi di Draghi e della nullità che rappresenta, quando un ruolo davvero di mediazione dell’Italia oggi sarebbe stato fondamentale, per fermare la guerra e per un vero aiuto al popolo ucraino. Ma invece inviamo armi, in un clima di interventismo dannunziano, nel quale la grande stampa sta toccando vertici di ignominia.
Una cosa è chiara: la fine della guerra non passerà certo per la nostra indecente classe politica. Per questo oggi più che mai mobilitiamoci contro la guerra e la partecipazione italiana alla guerra. Chiediamo noi il cessate il fuoco. Possiamo fare di più noi che i nostri squallidi governanti.
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