venerdì 29 agosto 2014

LA CONFUSIONE DI OBAMA

Anche se l'articolo è datato di tre settimane e riguarda prevalentemente l'Iraq,quello che contano solo le dichiarazioni del presidente Usa Obama che minaccia qua e la il mondo intero,dalla Palestina alla Siria arrivando alla Nigeria e alla Russia,e ho citato solo una manciata di luoghi nel mirino del premio Nobel.
Nello specifico della situazione siriana,dopo aver foraggiato le truppe ribelli islamiche contro il leader Assad,ecco che ora ordina alle sue truppe dopo qualche mese di combattere contro gli stessi ribelli che si sono rivelati un tantino al di sopra delle righe in quanto ora fanno parte integrante dell'Isis che giorno dopo giorno allarga i propri confini.
Un po' come accadde contro i talebani afgani militarizzati ai tempi del conflitto con l'Urss e poi combattuti ai tempi di Bin Laden per citare solo un esempio dove il governo Usa e la Cia hanno addestrato e fornito di armi persone e stati per poi combatterli dopo un tot di tempo.
Propongo anche questo articolo(http://www.senzasoste.it/internazionale/il-patto-isil-usa-in-una-foto ),questo è preso da Repubblica,dove è chiara l'ingerenza Usa che crea e cerca di risolvere i conflitti in molte parti del mondo,ed in questo caso tutte concentrate nel giro di poche migliaia di chilometri.

Iraq, Obama autorizza raid contro lo Stato islamico: "C'è rischio di genocidio".


Tornano i bombardamenti degli Stati Uniti nel Paese invaso nel 2003: "Avanti a oltranza contro i jihadisti, ma non inviamo truppe". Lanci di aiuti alle popolazioni in fuga dalle milizie estremiste, che hanno rapito centinaia di donne yazide. Usa e British Airways sospendono i voli commerciali nella zona.


Bagdad.L'aviazione Usa ha avviato i primi raid mirati contro i miliziani dello Stato islamico (Is) nel nord dell'Iraq. Il presidente americano Barack Obama ha reso noto di aver autorizzato l'operazione, così come il lancio di aiuti umanitari alla popolazione in fuga dalle zone occupate dagli islamisti. "Oggi ho autorizzato bombardamenti aerei mirati in Iraq per colpire i terroristi, proteggere il personale americano e prevenire un potenziale genocidio. Ho autorizzato anche il lancio di aiuti umanitari a favore della popolazione irachena in difficoltà", ha affermato il capo della Casa Bianca in una dichiarazione in diretta tv. "Non potevamo chiudere gli occhi", ha proseguito, precisando che i caccia americani entreranno in azione "se necessario e i bombardamenti saranno mirati".  Per ora non c'è una data precisa per la fine dei raid: si continuerà a oltranza.
I jihadisti conquistano la diga più grande del Paese. Dopo quello del primo pomeriggio, i caccia-bombardieri Usa hanno effettuato in serata un'altra serie di bombardamenti aerei contro obiettivi degli jihadisti sunniti dello Stato Islamico (Is) nel nord dell'Iraq. Lo riferisce la rete Usa Cnbc. Il Pentagono ha chiarito che i bombardamenti sono stati due: il primo effettuato da un drone che ha neutralizzato una postazione di fuoco di mortai; il secondo da caccia-bombardieri contro un convoglio dello Is vicino a Erbil. Dallo staff del presidente della regione curda irachena è arrivata inoltre una brutta notizia: "I miliziani dello Stato Islamico hanno conquistato la più grande diga del Paese", nei pressi di Mosul. Una presa strategica, in quanto con la diga potrebbero aggirare blocchi alimentari ed energetici delle truppe ufficiali.

Centinaia di donne rapite dai jihadisti. Il portavoce del ministero dei diritti umani dell'Iraq Kamil Amin ha riferito che centinaia di donne della minoranza religiosa yazidi sono state prese come prigioniere dal gruppo dello Stato islamico. Kamil Amin ha detto che le donne hanno meno di 35 anni e che alcune vengono trattenute in scuole di Mosul. Il ministero, ha riferito il portavoce, è venuto a conoscenza delle prigioniere dalle loro famiglie. Decine di migliaia di yazidi sono fuggiti quando il gruppo dello Stato islamico ha catturato la città settentrionale di Sinjar, vicino al confine con la Siria. I commenti di Amin sono la prima conferma del governo iracheno che alcune donne sono in mano ai militanti.

SCHEDA - Che cos'è lo Stato Islamico, il gruppo jihadista che minaccia l'Iraq e il mondo

Obama: "Ma non invieremo truppe". Obama, che del ritiro delle truppe Usa dall'Iraq ha fatto un caposaldo della sua presidenza, ha ammesso che la prospettiva di un nuovo impegno militare sarebbe motivo di preoccupazione per l'opinione pubblica. E per questo ha assicurato che nessun soldato americano sarà inviato sul territorio iracheno e che la crisi non sarà risolta militarmente da Washington: oggi l'America interviene per aiutare le minoranze, ma "come comandante in capo non permetterò che gli Stati Uniti siano trascinati in un'altra guerra in Iraq", ha detto. Obama ha precisato che i lanci di viveri e acqua sono stati richiesti dal governo di Bagdad. Gli aiuti umanitari sono destinati alle decine di migliaia di Yazidi costretti alla fuga quando i miliziani dell'ex Isis hanno dato loro un ultimatum: si sarebbero dovuti convertire all'Islam o sarebbero stati uccisi. Due aerei C-130 e un C-17, scortati da due caccia F-18, hanno sorvolato l'area a bassa quota lanciando ottomila pasti pronti e ventimila litri di acqua potabile.
Bagdad: "Riconquisteremo le aree perdute". Dopo il bombardamento americano, afferma il generale dell'esercito iracheno Babaker Zebari, "ci saranno enormi cambiamenti sul terreno nelle prossime ore", e i militari e i peshmerga curdi riconquisteranno terreno nei confronti degli jihadisti. "Le forze aeree americane stanno prendendo di mira le basi dello Stato islamico a Makhmur e nella zona di Sinjar. Ufficiali dell'esercito iracheno, i peshmerga ed esperti americani stano lavorando insieme per selezionare gli obiettivi", ha aggiunto il generale. La Federal Aviation Administration, l'ente che supervisiona l'aviazione civile statunitense ha bloccato tutti i voli commerciali americani sopra l'Iraq: "situazione potenzialmente pericolosa". La stessa decisione è stata presa anche dalla British Airways. Ma la battaglia è molto ardua: i peshmerga, i combattenti curdi, hanno perso almeno centocinquanta uomini in circa due mesi di scontri armati con le milizie sunnite dello Stato islamico nel nord dell'Iraq, mentre altri cinquecento sono rimasti feriti: lo ha riferito in conferenza stampa il portavoce del governo della regione autonoma del Kurdistan, Fwad Hussein, precisando che si tratta di un bilancio non comprendente le perdite più recenti.

La diplomazia internazionale. Della crisi irachena è tornato a occuparsi anche il Consiglio di sicurezza dell'Onu: in una dichiarazione approvata all'unanimità ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché sostenga il governo iracheno, condannando le violenze dello Stato Islamico e quella che viene definita una vera e propria "persecuzione" nei confronti delle minoranze religiose. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si è detto sconvolto dalle notizie che arrivano dall'Iraq e ha invitato tutti a intervenire per aiutare Bagdad. Papa Francesco ha nominato il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, suo inviato personale in Iraq "per esprimere la sua vicinanza spirituale alle popolazioni che soffrono e portare loro la solidarietà della Chiesa". Filoni ha poco dopo commentato così la nomina: "È un gesto che manifesta la sollecitudine del Papa verso la situazione di questi cristiani, che in questo momento sono in sofferenza: quella di aver lasciato la casa e di vedere tutte le loro radici tagliate, di essere stati anche umiliati, lasciando le loro case così come erano e cercando rifugio altrove".
Ieri il Pontefice aveva chiesto alla comunità internazionale di proteggere i cristiani in Iraq.
La reazione del governo italiano è affidata al sottosegretario agli Esteri Mario Giro: "Sosteniamo l'iniziativa di Obama in Iraq, ma ci vuole  molto di più. E' una situazione molto grave di cui il governo italiano si sta occupando. Il viceministro Pistelli è a Erbil dove sta portando gli aiuti ai cristiani che sono scappati da Karakosh e dalla piana di Ninive, e a tutte le minoranze. Il governo è preoccupato. Occorre un'azione forte per proteggere le minoranze".
Come si è arrivati al caos di oggi in Iraq. Da diversi mesi, in Iraq è tornato il caos. Dopo l'invasione statunitense nel 2003, che ha provocato la caduta del dittatore Saddam Hussein, nel Paese si sono accentuate notevolmente le già nette divisioni tra le tre principali etnie locali: gli sciiti, i sunniti e i curdi. Nel frattempo, l'influenza dei gruppi estremisti, anche a causa della fragilità del governo centrale e delle politiche per molti esclusive del premier sciita Al Maliki, è cresciuta sempre più nel tempo. Tra questi, lo Stato Islamico, ex Isis, è il gruppo jihadista sunnita che mette più paura a Bagdad e all'Occidente, anche grazie al supporto di parte della comunità sunnita, appunto. A nord, invece, sono presenti i curdi, una comunità che da moltissimo tempo invoca l'indipendenza ma che, sinora, paradossalmente ha rappresentato un collante per lo Stato iracheno: i suoi miliziani peshmerga, infatti, sono stati quelli che hanno contrastato più efficacemente l'avanzata degli estremisti. Almeno fino a ora. 

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