lunedì 22 novembre 2010

VIVA L'ITALIA MULTIETNICA

Con qualche giorno di ritardo voglio soffermarmi sull'ennesima figuraccia che l'Italia grazie a poche decine di imbecilli ha fatto di fronte a tutta l'Europa nel match giocato in Austria contro la Romania,a poca distanza dalla disfatta di Italia-Serbia dove siamo stati messi sotto scacco da ancor meno delinquenti neonazisti.
Tra cori,saluti romani,striscioni razzisti e puzza di merda che emanavano tali bestie e con gli sbirri che hanno coperto tutto approvando e sorridendo a tali atti criminosi non dobbiamo sbalordirci a fronte di uno scenario molto più ampio che non tocca solo l'universo football ma che abbraccia sia la politica che la società.
La storia darà ragione all'Italia multietnica in barba a questi dementi,anzi siamo già nel pieno di una situiazione di globalizzazione umana in Italia,e già in alcuni casi alla seconda generazione piena,un processo naturale e inarrestabile e se queste teste di cazzo vogliono un paese solo di italiani avranno un target irraggiungibile,utopico.
Quindi suggerirei a tali coglioni da fare una fine a mò di setta,rinchiudersi in una fogna o porcilaia ed ammazzarsi tra di loro e stop e buonanotte perché la loro fine,il loro destino,è già segnato.
Articoli tratti dal"Corriere della Sera"ed il sito"Indymedia Lombardia".
Nazionale, cori razzisti contro Balotelli.
Romeni e ultrà italiani denigrano SuperMario. Uno striscione: «No alla nazionale multietnica».
MILANO - Altro che amichevole. «Buu» razzisti sono stati rivolti all'indirizzo di Mario Balotelli nel corso di Italia-Romania a Klagenfurt. I cori sono partiti dal settore dello stadio occupato dai supporter romeni e in precedenza erano stati diretti a tutti i giocatori dell'Italia. Di contro, dal settore occupato dai tifosi azzurri è partito un coro «Italia-Italia», al quale i romeni hanno risposto con altri «buu».
LA CONTESTAZIONE - Ai fischi per l'Italia e ai «buu» razzisti all'indirizzo di Balotelli da parte dei tifosi romeni hanno dato manforte, per alcuni tratti del primo tempo , anche il centinaio di ultrà arrivati dal Nord Italia e assiepati dietro la porta di Viviano. Prima dell'inizio della partita hanno acceso un fumogeno ed esposto uno striscione «Giustizia per Gabriele», in ricordo di Sandri, il tifoso della Lazio ucciso da un poliziotto in un'area di servizio sulla A1 mentre partecipava ad una trasferta. Poi a partita già avviata è arrivato una volta il coro «non ci sono negri italiani» e verso la fine «nell'Italia solo italiani». Cori anche contro la tessera del tifoso. Poi alla mezzora del secondo tempo gli ultras hanno esposto uno striscione con la scritta «No alla nazionale multietnica». I tifosi di estrema destra avevano già cantato cori contro Balotelli e gli oriundi quando ancora l'italo-ghanese e l'italo-argentino erano in campo.
Prima dell'inizio della partita, i funzionari del Viminale inviati da Roma avevano identificato una cinquantina di persone, alcune delle quali colpite in passato da Daspo.
ABETE - Sui cori razzisti è intervenuto successivamente anche il presidente della Figc, Giancarlo Abete. «È un qualcosa che va sempre condannato - ha dichiarato Abete, durante l'intervallo della partita ai microfoni della Rai -. Purtroppo ci sono ancora modalità di comportamento di determinate persone, in tutti gli stadi, che non sono accettabili».
LA REPLICA DI BALOTELLI - «Quella gente non la conosco, dico solo loro che dove vico io, a Brescia, l'Italia multietnica esiste già. E si può fare anche meglio...» ha replicato dopo la gara Balotelli. «Da Manchester mi piacerebbe vedere che si parla di questi problemi, più che delle mie ragazze» ha concluso il giocatore del City.

Ultras Italia - il tifo di estrema destra che segue la nazionale.


KLAGENFURT - Italia-Romania, un'amichevole un po' insipida, riesce comunque a salire agli onori delle cronache. Il merito è di alcuni emeriti rappresentanti del tifo azzurro. Si tratta degli Ultras Italia, gruppo nato a Trieste agli albori del decennio con l'obiettivo di radunare le tifoserie di estrema destra dello stivale. Non hanno siti internet, né sedi ufficiali; l'ultima traccia della loro esistenza risaliva a oltre due anni fa, agli incidenti provocati a Sofia durante un Bulgaria-Italia di qualificazione ai Mondiali. A Klagenfurt sono un centinaio; forse sono gli stessi che fecero casino a Sofia due anni fa. All'epoca Abete e Maroni giurarono che avrebbero fatto di tutto per impedire ai nuovi balilla di seguire la Nazionale fuori casa; invece gli Ultras Italia, chissà com'è, la nazionale continuano a seguirla. Se ne vanno in giro per gli stadi d'Europa, questi grandissimi baluardi, intonando canzoncine del ventennio, sfoderando un saluto romano durante l'inno di Mameli e inneggiando al Duce. Ci sono anche stasera: il repertorio prevede i soliti, noiosi buuuh razzisti per Balotelli, nativo di Palermo ma non abbastanza italiano. E poi un coro, "Nell'Italia solo italiani", evidente riferimento alla presenza in azzurro di Cristian Ledesma, in Italia da nove anni, sposato con un italiana. Però c'è poco da fare: se sei italiano lo decidono loro.
Seicento in tutto, la maggior parte dal NordEst ma anche dal Sud, con tanti precedenti penali ma pochi ‘Daspo’ perché la loro violenza non viene dal calcio. E soprattutto, tifosi solo da esportazione.È il profilo degli Ultrà Italia, il gruppo di ‘supporter’ particolari che dal 2004 seguono la nazionale di calcio all’estero. Più per portare in giro il loro messaggio di ‘purezza’ italiana che per sostenere la squadra.
Il gruppo che ieri ha cantato ‘Non esistono neri italiani’ o ‘Nell’Italia solo italiani’ e ha poi detto ‘no alla nazionale multietnica’ era composta da una cinquantina di persone. Non vanno mai negli stadi italiani, preferiscono le ribalte estere, dove tra l’altro i biglietti si acquistano più facilmente – per Italia-Romania non erano nominali – e la legislazione locale si intreccia più difficilmente con i divieti italiani.
Tutti sono stati identificati: c’erano alcuni ex diffidati, colpiti cioè dal divieto di ingresso negli stadi, e molti con precedenti per rissa o resistenza a pubblico ufficiale. La polizia austriaca non ha potuto far nulla, se non per il ventenne di Udine che aveva colpito con un pugno al volto un austriaco: violenza personale l’incriminazione prima di rilasciare il giovane.
L’area politica è quella dell’estrema destra, quella geografica il NordEst: Padova, Venezia, Mestre, Udine. Ma anche Busto Arsizio, Roma, Latina, Casarano, qualche sigla anche dalla Campania: tutti là in fila, quei nomi, sugli striscioni tricolori con sopra la scritta delle città in caratteri tipici delle organizzazioni della destra. Ma i rapporti delle Digos di tutta Italia dicono che non c’è un’identificazione diretta con gruppi politici, né una leadership definita.
Gli Ultrà Italia nascono in occasione dell’Europeo 2004 in Portogallo. Tante trasferte, qualche saluto romano, e a ottobre 2008 incidenti e polemiche a Sofia, per quel ‘Duce-Duce’ scandito durante Bulgaria-Italia. Dieci-venti ragazzi dai venti ai trent’anni per ogni città, e lo squadrone è fatto. I rapporti in mano al Viminale dicono che in passato hanno tentato di fare proselitismo tra le tifoserie organizzate dei club, senza troppo successo.
Così mercoledì 17 novembre hanno ripreso la macchina da soli, hanno attraversato il confine a Tarvisio, e a Klagenfurt hanno intonato l’inno di Mameli, cantato contro Balotelli, fatto saluti romani. E mostrato quella scritta ‘no alla nazionale multietnica’ composta girando una serie di foto di Gabriele Sandri dietro alle quali c’erano lettere sparse. ”Perché dobbiamo toglierlo, non è razzismo ma solo un’opinione”, hanno detto ai poliziotti italiani che in borghese li controllavano in curva a Klagenfurt, e che con l’aiuto dei colleghi austriaci sono subito intervenuti. Ma gli Ultrà Italia bastavano quei due minuti di visibilità. Lontano da casa.

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