venerdì 19 maggio 2023

SINDROME CINESE

Nel giro di poche ore ci sono stati due attacchi nemmeno troppo velati da parte dell'occidente nei confronti della Cina,uno dell’Alto rappresentante Ue per Esteri e Sicurezza Borrell e uno meno di portata globale ma altrettanto minaccioso della premier italiana donna mamma Meloni.
Nel primo caso(www.avantionline.it/borrell-la-vera-sfida-per-leuropa-e-la-cina/ )l'ennesima sfida occidentale da parte europea,visto che gli attacchi statunitensi sono praticamente quotidiani,le parole di Borrell tendono ad un inasprimento dei rapporti con la Cina in quanto i cinesi vogliono sovvertire l'attuale ordine mondiale che vedono gli esportatori di civiltà(e guerre)degli Usa al potere.
Come giustamente detto la Cina parla di bullismo statunitense ed il cagnolino Europa approva tutto quello che in materia geopolitica,sociale ed economica i cinesi sono pronti a portare al mondo,senza attaccare nessuno con la violenza dei conflitti.
Per quanto riguarda la Meloni(www.affaritaliani.it g7-hiroshima-biden-arruola-contro-russia-cina-pressing-su-meloni )proprio durante il vertice G7 di Hiroshima parla di voler sopprimere il patto siglato dal governo Conte(Via della seta)proprio con la Cina.
La notizia era nell'aria da settimane ma proprio durante l'incontro in Giappone e d'accordo con i partner occidentali la premier italiana parla della paura di Mosca e Pechino unite,e alla faccia di accordi economici ma anche culturali che apportano un mucchio di soldi già siglati vuole interrompere questa collaborazione che porta frutti ad entrambe i paesi.

Borrell: “La vera sfida per l’Europa è la Cina”.

di Salvatore Rondello

Un nuovo equilibrio geopolitico non è possibile raggiungerlo nel breve senza fare i conti con la Cina. Questo si è capito da tempo come è stato scritto sulle pagine di questo giornale.

Oggi se ne è accorto anche Borrell, l’Alto rappresentante Ue per Esteri e Sicurezza che a “La Repubblica” ha dichiarato: “La vera sfida per Ue è la Cina. Come rapportarsi alla Cina è questione di cruciale importanza per l’Ue, persino più complessa del tema Russia. Pechino vuole costruire un nuovo ordine mondiale e diventare entro la metà secolo la prima potenza. L’Ue deve ricalibrare la sua politica

per 3 motivi: i cambiamenti in atto nel Paese,sempre più nazionalista e ideologizzato, l’inasprimento della competizione strategica tra Usa e Cina,l’ascesa della Cina quale attore chiave”.

In vista del G7 in Giappone, il portavoce del ministero degli esteri cinese, Wang Wenbin, ha detto: “Se i Paesi del G7 si preoccupano davvero della sicurezza economica, dovrebbero chiedere agli Usa di smettere immediatamente di sopprimere e contenere gli altri Paesi in nome della sicurezza nazionale, fermare il bullismo unilaterale indiscriminato, smettere di costringere gli alleati a formare cricche esclusive e di sconvolgere il mondo”.

Così la Cina ha messo le mani avanti in merito alle indiscrezioni secondo cui il documento finale che i leader del Gruppo dei Sette Paesi più industrializzati diffonderanno alla fine del summit di Hiroshima (19-21 maggio), in Giappone, potrebbe menzionare la sicurezza economica e sottolineare le contromisure contro la coercizione economica della Cina.

Infatti, Wang ha aggiunto: “Quando si tratta di coercizione economica, questo cappello è più adatto agli Stati Uniti. In quanto vittima degli accordi del Plaza degli anni ’80, il Giappone (che accettò di svalutare la sua valuta) dovrebbe avere la comprensione più profonda di ciò”.

Dunque, le principali minacce all’economia mondiale, nella necessità di assicurare la stabilità delle catene industriali e di approvvigionamento, sono quelle di dividere il mondo in due grandi mercati e due grandi sistemi.

Mentre nel fine settimana a Hiroshima il G7 cercherà di trovare un accordo sulle misure contro la “coercizione” economica cinese invocate da Washington, che intende portare la discussione sull’export di tecnologia e di software per impedire a Pechino di accelerare sulla strada dell’intelligenza artificiale, a Xi’an viene inaugurata ufficialmente una nuova era di cooperazione tra la Cina e un’Asia centrale nella quale diminuisce il peso degli Usa, ormai limitato all’assistenza finanziaria, e decresce, seppur ancora fortemente persistente, l’autorità russa.

Ieri e oggi, Xi Jinping riceve a Xi’an, nella provincia dello Shaanxi, i capi di stato di Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan con cui spera di lavorare per costruire insieme una nuova Belt and Road Initiative (Bri),  in modo da promuovere lo sviluppo e la prosperità di tutti i paesi interessati dall’iniziativa.

I cinque paesi ex sovietici, rimasti nella sfera d’influenza di Mosca dopo il crollo dell’Urss, temono che, prima o poi, potrebbero essere costretti a fare i conti con l’imperialismo di Vladimir Putin.  Non a caso, i paesi dell’Asia centrale hanno mostrato una certa irritazione nei confronti dell’azione russa in Ucraina.

Yu Jun, vicedirettore generale del dipartimento Europa-Asia del Ministero degli Esteri cinese, durante il primo briefing al centro di stampa del summit, ha dichiarato che, attualmente, la situazione in Asia centrale è influenzata da diversi fattori e sta affrontando nuove sfide, per cui i paesi della regione desiderano rafforzare la cooperazione con la Cina a favore dello sviluppo e della sicurezza comune.

A Xi’an i leader delle cinque repubbliche presidenziali si riuniranno per definire lo sviluppo futuro e costruire insieme una più stretta comunità. Inoltre, ufficializzeranno il loro sostegno al tentativo di mediazione basato sul piano cinese per una “soluzione politica della crisi ucraina”, mal digerito da Mosca.

Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan hanno visto l’economia del loro ex protettore indebolirsi per effetto delle sanzioni internazionali, perciò le repubbliche centroasiatiche si stanno riavvicinando a Pechino per poter prendere più agevolmente le distanze da Mosca.

La scelta di Xi’an come sede dell’evento è simbolica. L’ex capitale imperiale era, difatti, il punto di partenza dell’antica via della seta, oltre duemila anni fa e la Cina ha gli occhi puntanti all’Asia Centrale dal lontano 2013, quando dalla capitale kazaka Nur-Sultan Xi Jinping annunciò la nascita della Bri, la nuova via della Seta.

Secondo il quotidiano Domani: “Pechino sta rafforzando le relazioni con i cinque paesi dell’Asia centrale anzitutto perché essi rappresentano indispensabili partner di sicurezza. Il Tagikistan, il Turkmenistan e l’Uzbekistan hanno frontiere in comune con l’Afghanistan, che a sua volta confina con il Xinjiang popolato dalla minoranza musulmana degli uiguri”.

La cooperazione nella stabilizzazione dell’Afghanistan è fondamentale per la Cina. Difatti, questo è uno dei temi al centro dell’agenda di Xi’an. L’area, per Pechino, è strategica anche per le sue risorse energetiche, che hanno un potenziale enorme, ma che sono poco sfruttate, a causa della scarsa capacità produttiva locale.

Negli ultimi anni la Cina ha costruito un oleodotto di 2.200 km che porta il petrolio dal Kazakistan al Xinjiang e, nel 2009, ha lanciato il gasdotto Asia centrale-Cina che la collega a Turkmenistan, Uzbekistan e Kazakistan. Nel settembre scorso, Pechino ha annunciato l’avvio dei lavori per un quarto gasdotto tra il Xinjiang e il Turkmenistan attraverso il Kirghizistan e l’Uzbekistan.

Il commercio bilaterale tra i cinque ‘stan’ e la Cina è in costante aumento. Durante il vertice della Shanghai cooperation organization (SCO), tenutosi a settembre 2022. Sempre su Domani si legge: “Xi ha annunciato che la Cina avrebbe fornito 150 milioni di yuan (24,37 milioni di dollari) in aiuti umanitari ai membri della “Nato dell’est” (di cui fanno parte i paesi dell’Asia Centrale), e “le compagnie di stato cinesi hanno avviato tanti progetti infrastrutturali molto rilevanti, come la nuova ferrovia che collegherà la Cina al Kirghizistan e all’Uzbekistan. L’offerta di Pechino è irrinunciabile: la connettività della nuova via della Seta, che promette di sviluppare le economie dei cinque vicini, e il mercato cinese, pronto ad accogliere le loro esportazioni di materie prime”.

Gli Stati Uniti ed il G7 rincorrono e nel frattempo, hanno rinnovato le loro promesse di assistenza finanziaria all’Asia centrale, che però “vuole continuare a guardare a Mosca, senza disdegnare il sostegno occidentale, ma avvicinandosi di più alla Cina”.

Il mondo è sempre più diviso in due con la Russia che, ormai, con la guerra in Ucraina, esce di scena per essere rimpiazzata dalla Cina.

Così, da una parte gli Stati Uniti a rischio default e dall’altra una Cina opulenta con ingenti risorse di liquidità. In questa situazione non dovremmo stupirci se la Cina potrebbe diventare tra pochi anni la prima potenza mondiale come sostiene Borrell.

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G7, piano Biden contro Russia e Cina. Meloni e il nodo Via della Seta

Via al vertice di Hiroshima. Pechino denuncia: "Un circolo chiuso. divide invece di unire". Gli Usa vogliono nuovi steccati economici, Italia sotto osservazione.

di Redazione Esteri

Giorgia Meloni è alla prova del suo primo G7 da presidente del Consiglio. Un G7 ad alto contenuto strategico, visto che si svolge nel bel mezzo della guerra in Ucraina e della contesa a tutto campo tra Stati Uniti e Cina. Non a caso proprio Mosca e Pechino saranno i due temi principali di un vertice che nella prospettiva di Cina e Russia "divide", invece di unire. "Un circolo chiuso", lo definiscono in particolare i media di stato cinesi. 

Meloni è impegnata a mostrare l'affidabilità dell'Italia ai principali partner, Stati Uniti compresi, che si aspettano rassicurazioni sulla partecipazione italiana alla Belt and Road Initiative di Pechino. La premier ha più volte manifestato l'intenzione di uscire dall'accordo firmato dal governo Conte nel 2019, ma non ha ancora preso una decisione definitiva. Secondo indiscrezioni, Joe Biden avrebbe "concesso" qualche altro mese per prendere e soprattutto comunicare la decisione. Forse per consentire a Meloni di annunciare la decisione durante un colloquio con Xi Jinping o una visita in Cina, mossa che potrebbe garantire meno problemi nelle relazioni bilaterali con Pechino. Ma resta improbabile pensare a una permanenza dell'Italia nell'accordo, anche perché nel 2024 raccoglierà il testimone del Giappone per l'organizzazione del summit.

mercoledì 17 maggio 2023

LECCACULISMO

Mi diverte l'alzata di scudi a favore di Fabio Fazio,da molti osannato non so proprio per cosa,forse per essere uno zerbino,perché è un bravo giornalista,perché il suo salotto buono di Raitre è costato milioni di Euro per i suoi ospiti da tappeto rosso?
La Rai da sempre è politicizzata,è un dato di fatto palese e con l'avvento di donna Giorgia al governo le cose cambiano e cambieranno,in peggio s'intende,ma le dimissioni di Fazio che comunque avviso i suoi cari estimatori di certo non si ritroverà in strada a fare l'elemosina,sono un bene per una rete di Stato sovvenzionata da denaro pubblico.
Nell'articolo sotto(https://www.capital.it/fabio-fazio-addio-rai-intervista )se ne tessono le lodi e si parla dello strappo tra Fazio e la Rai,degli introiti pubblicitari che ha portato a mamma Rai senza parlare dei cachet d'oro per gli ospiti,tutti elencati o almeno quelli più famosi e potenti.
Fazio fa parte di quel radicalismo chiccosissimo come ad esempio Saviano,Benigni e Jovanotti per elencarne qualcuno,che sono personaggi propaggine di una classe politica che da più di un decennio ha perso il senso della realtà come si vivesse dentro una bolla e che ha smarrito il minimo approccio verso milioni di persone che sopravvivono a fatica(ogni riferimento al Pd è puramente casuale).
Questi autoproclamati progressisti di cui Fazio è uno dei leader,ed uso un termine forte ma alquanto realistico se dico che è il classico culo per tutti i cazzi,hanno a cuore solo il proprio tornaconto e mi lascia basito che molte persone parlino come primo argomento riguardo la sua uscita dalla Rai del mancato ritorno pubblicitario legato alle sue trasmissioni in cui la Rai(mica noi poveri cristi) guadagnava un sacco di milioni(senza parlare dei compensi milionari agli ospiti)proprio come i più biechi capitalisti,altro che compagni e progressisti.
Che poi la televisione pubblica che ormai sopravvive di pubblicità come una qualsiasi altra rete commerciale non ci piove(ho appena finito di vedere la tappa del Giro d'Italia che si vedevano più spot che biciclette),semmai io toglierei il pagamento del canone,e poi ognuno è padrone del suo tempo e del suo spazio e se vuole cambia canale,o meglio spegne la televisione e va in strada a fare la rivoluzione.

PERCHÉ FABIO FAZIO LASCIA LA RAI

di Capital Web

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Dopo 40 anni, l’addio di Fabio Fazio alla Rai: Riccardo Quadrano e Andrea Lucatello ne parlano con la giornalista di Repubblica Silvia Fumarola.

COME SI È ARRIVATI ALLO STRAPPO

“Erano settimane che si ipotizzava questo addio. Chiaramente con il governo Meloni, sin dall’inizio l’aria era cambiata. Hanno cominciato a spiegare che avrebbero cambiato il servizio pubblico della Rai. Il contratto di Fazio era in scadenza a fine giugno ed era nelle mani dell’ex amministratore delegato Carlo Fuortes ma non era ancora stato firmato. Dopodiché il 5 maggio Fuortes va in consiglio di amministrazione ed espone la questione del rinnovo per Fabio Fazio, senza entrare troppo nel merito, ma due giorni dopo si è dimesso. Erano mesi che il suo manager Beppe Caschetto aspettava di essere chiamato per il rinnovo ma ciò non è mai avvenuto, era evidente che sarebbe successo qualcosa.”

I COMUNICATI DELLA RAI

“La cosa più divertente, per non dire triste, è che ieri sera è cominciato uno scaricabarile tra i vertici della Rai: due comunicati a distanza di poche ore, il primo dell’amministratore delegato Roberto Sergio in cui è stato spiegato il fatto del contratto in scadenza e dopo quello della Presidente Marinella Soldi che chiarisce che l’AD aveva comunque il potere per portare avanti il contratto.”

GLI OSPITI INTERNAZIONALI DI "CHE TEMPO CHE FA"

Nel corso di tutte le sue edizioni la trasmissione di Fazio ha avuto ospiti di enorme importanza in tutti i campi, dalla politica al cinema, dai diritti civili alla musica. Eccone alcuni fra i più importanti:

Michail Gorbačëv

Papa Francesco

Barack Obama

Bill Gates

Bono Vox

Robbie Williams

Liliana Segre

Glenn Close

Susan Sarandon

Woody Allen

Brian May

Annie Lennox

Robert Plant

Phil Collins

Lady Gaga

Quentin Tarantino

Emmanuel Macron

Tom Hanks

Madonna

Daniel Pennac

Roberta Metsola

Novak Djokovic

Diego Armando Maradona

Jane Fonda

Greta Thunberg

Coldplay

Russell Crowe

Ryan Gosling

Charlize Theron

George Clooney

Adele

IL RITORNO ECONOMICO E DI IMMAGINE

“Il ritorno pubblicitario per l’azienda per “Che tempo che fa“, il programma di Fabio Fazio, c’è sempre stato ed è sempre stato enorme. Il programma non solo si è sempre ripagato da solo ma ha sempre portato nelle casse della Rai svariati milioni di euro. Inoltre c’è da dire che Rai Tre si è accesa con questa trasmissione, in questa stagione alcune prime serate di Rai Tre sono state addirittura il secondo ascolto dell’intera programmazione. Il programma di Fazio ha portato ospiti che nessuno ha mai avuto come Meryl Streep, Papa Francesco, quelli che tutti ricordiamo. Ma soprattutto Fazio si è inventato una trasmissione meravigliosa per il Giorno della Memoria con la Senatrice Liliana Segre, “Binario 21“, che rimarrà nella storia della televisione. Lui può piacere o non piacere ma è sempre stata una grande risorsa e quando ne perdi una così, come fai? Non si è fatto un discorso strategico, mandandolo via perché magari avevano un’ottima carta in mano, no. È un autogol clamoroso e le modalità sono veramente tristi.”

IL PASSAGGIO DI FAZIO A DISCOVERY

“Già da ottobre Fazio prenderà tutto il pacchetto e andrà sul 9, su Discovery. Noi siamo dei grandi abitudinari ed è strano per noi cambiare canale, però ad esempio il calcio trasmesso su TV8 è cresciuto molto negli ascolti fa…”

UN PROGRAMMA CHE NON PIACE AL GOVERNO

“Ieri sera c’era Maurizio Landini che parlava dei problemi del lavoro e diceva che su questo tema il governo non sta facendo niente. In quali altre trasmissioni trovi un ospite che apertamente e liberamente dice quello che pensa? La cosa che ha dato più fastidio, a parte quello che si può pensare di Fazio, sono stati tutti quei giornalisti che sono andati in quello spazio di confronto sui temi di attualità a parlare, di immigrazione, di diritti. Era stata ventilata l’ipotesi di modifiche in certi punti del programma, ma ovviamente non poteva andare bene.”

martedì 16 maggio 2023

L' EURO PUTTANTOUR DI ZELENSKY

Il marchettaro presidente ucraino Zelensky negli ultimi giorni ha battuto le principali capitali europee nella sua ricerca non della pace ma in una guerra sempre più cruenta richiedendo di tutto e di più da carri armati a caccia passando per armi e munizioni,e le puntate a Parigi,Roma,Berlino e Londra però non hanno sortito gli effetti sperati o almeno in parte.
Nell'articolo della propagandista Rai(www.rainews.it zelensky-chiude-il-tour-europeo )sempre vicina fin dall'inizio alla nazista Ucraina c'è un breve resoconto di quello che è riuscito o meno a portare a casa in nome della difesa del popolo che sta ammazzando i suoi abitanti oltre a quelli russi,ed in fondo sono sempre i poveretti a rimetterci la pelle e non i Zelensky,Meloni,Macron,Sunak,Steinmeier per non parlare delle Lagarde e Von der Leyen o degli Stoltenberg.
Il mio pensiero sul conflitto tra Russia e Ucraina è pesantemente dalla parte russa come già spiegato più volte(vedi:madn parteggiare )e di certo tutto l'intrallazzo parlamentare italiano dove la stragrande parte dei parassiti che siedono sugli scranni del potere sono dalla parte dei nazisti ucraini fa sempre più schifo e vergogna.
Nessuno che parla di pace ma tutti pronti ad armare questo folle puttaniere che fa i suoi giretti per l'Europa ripeto come una lurida mercenaria alla ricerca di sangue e di vendetta,e solo pochi protagonisti a livello internazionale tentano di imbastire seri progetti di pace,non quella"giusta"che vuole Zelensky ovvero con l'annientamento della Russia.

Le forze ucraine avanzano a Bakhmut.

Zelensky chiude il tour europeo: “Più armi e più potenti di prima. La vittoria si avvicina”

Inghilterra e Francia frenano sulla fornitura di aerei da caccia ma garantiscono la formazione agli ucraini

“Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna. Torniamo a casa con nuovi pacchetti di difesa. Più armi nuove e potenti per la prima linea, più protezione per il nostro popolo dal terrore russo, più sostegno politico”. Lo scrive su Twitter il presidente ucraino Volodymyr Zelensky postando un video a bordo di un aereo. “In tutti gli incontri abbiamo discusso della nostra formula di pace, e ora c'è più disponibilità da parte dei nostri partner a seguirla. C'è più sostegno alla nostra adesione all'Ue, più comprensione sul fatto che l'adesione dell'Ucraina alla Nato sia inevitabile”, ha aggiunto. 

E conclude il video dicendo “Quindi i principali risultati di questi giorni sono: nuove armi per l'Ucraina, rispetto per gli ucraini e la nostra vittoria si è avvicinata. Complimenti a tutti coloro che aiutano!». L'incontro con Papa Francesco è stato “abbastanza incoraggiante”, ha aggiunto il presidente ucraino.

Ma intanto la Gran Bretagna esita a consegnare all’Ucraina i jet militari, ripetutamente richiesti da Zelensky, anche nella visita di oggi a Londra per ottenere il controllo dei cieli e prende tempo. “Oggi abbiamo parlato di jet. Tema molto importante per noi perché non possiamo controllare il cielo”, rivela il presidente ucraino, al termine del suo incontro con il premier britannico nella sua residenza di campagna. Ucraina e Regno Unito sono “veri partner”, ha aggiunto Zelensky precisando che Sunak viene informato degli sviluppi sul terreno, secondo quanto scrive il Guardian. “Vedo che in tempi brevi sentirete, credo, decisioni molto importanti, ma dovremo lavorarci un pò di più”, avrebbe sempre detto Zelensky al Guardian prima di lasciare i Chequers, la residenza di campagna del premier di Londra, a bordo di un elicottero aggiungendo di aver parlato di “coalizione dei caccia” con Rishi Sunak. Il Regno Unito sarà pronto a contribuire all’addestramento dei piloti ucraini all’uso di caccia “in tempi relativamente brevi”, ha successivamente detto Rishi Sunak. “Saremo una componente chiave della coalizione di paesi che fornisce quel sostegno a Volodymyr e all’Ucraina” ha dichiarato il premier britannico al termine dei suoi colloqui con Zelensky ammettendo, tuttavia, che “non è una cosa semplice, come io e Volodymyr abbiamo detto, dotarsi di una capacità aerea di combattimento. Non è solo la fornitura degli aerei, è anche l’addestramento dei piloti e tutta la logistica connessa, e il Regno Unito può svolgere in tutto questo un grande ruolo. Una cosa che inizieremo a fare relativamente presto è addestrare i piloti ucraini e di questo abbiamo parlato oggi e siamo pronti a mettere in pratica questi piani in tempi relativamente brevi”. Poco dopo, tuttavia, un portavoce del premier Rishi Sunak, citato da SkyNews, ha spiegato che il governo britannico non ha piani per l’invio di caccia in Ucraina in quanto i militari ucraini hanno indicato che preferirebbero usare gli F-16: “Saprete che la Raf non li usa”, ha concluso il portavoce di Suniak , alludendo all’uso di Typhoon e F-35 da parte delle forze britanniche. “Ovviamente, credo, stanno trattando con altri paesi che usano gli F-16, e noi lavoriamo con quei paesi”, ha aggiunto.

Anche Emmanuel Macron ha detto che la Francia non fornirà aerei caccia all'Ucraina ma garantirà "la formazione di piloti" all'Ucraina. Lo ha precisato lo stesso presidente in un'intervista trasmessa stasera durante il telegiornale di TF1.

"La nostra strategia - ha detto Macron rispondendo al giornalista che lo intervistava sull'incontro di ieri sera all'Eliseo con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky - è quello di aiutare l'Ucraina a resistere" e l'obiettivo è sostenere una "controffensiva per riportare tutti al tavolo dei negoziati". 

Un tour fatto quindi di accordi, di annunci, di una realtà che passa attraverso i social  e di una diplomazia silenziosa e nell’ombra ma che continua a tessere la sua tela.