martedì 14 febbraio 2023

LA VERITA' DI BERLUSCONI

Con la sua dichiarazione al di fuori del seggio elettorale per le regionali Berlusconi ha esternato il pensiero della maggior parte degli italiani che vogliono la parola fine alla guerra in Ucraina con lo stop immediato dell'invio di armi e di denaro al boia Zelensky e lo fa conoscendo quello che è accaduto in quelle zone sin dal 2014.
Se poi prezzemolino vuole proseguire la guerra bisognerà costringerlo a sedere al tavolo delle trattative accantonando le sue ambizioni e agendo anche contro il suo parere:nell'articolo di Contropiano(sulla-guerra-in-ucraina-berlusconi-dice-quello-che-il-paese-pensa )il piano dell'ex premier puttaniere che stavolta ci ha visto giusto,e quando si parla di Putin raramente parla a vanvera.
Un governo tutto coeso tranne rare e sporadiche eccezioni vuole l'impoverimento degli italiani che già da quindici anni subiscono una recessione infinita,e quando si era visto uno spiraglio in fondo al tunnel dopo la faccenda pandemia ecco l'illogica difesa degli interessi ucraini che per anni hanno massacrato i russi nel proprio territorio costretti al guinzaglio dell'Ue e dalla Nato.
E' comunque uno dei pochi politici europei di un certo potere(anche la Merkel)a dire il vero sugli accordi di Minsk e su quello che la contro informazione cerca di portare alla luce nonostante il muro del giornalismo di regime sia nostrano che europeo.
Lo stesso Zelensky,cocainomane conclamato,continua  a fare ribaltoni settimanali nel proprio governo silurando ministri e stretti collaboratori come cambia le mutande,e i recenti sondaggi vedono gli italiani sempre più convinti a porre fine al conflitto senza scendere alle sue condizioni.
Da far notare che stavolta i guerrafondai,o almeno chi punta di più sull'invio di armi e soldi al burattino ucraino,sono i seguaci del Pd che a braccetto dei loro amici democratici statunitensi sono per i massacri e per l'inasprimento del conflitto,con l'elettorato della destra che nonostante i loro capoccia sbraitino per la vittoria completa dell'Ucraina vedono molto bene la fine della guerra e da ora.

Sulla guerra in Ucraina Berlusconi dice quello che il paese pensa.

di S.C.

“Parlare con Zelensky? Se fossi stato il presidente del Consiglio non ci sarei mai andato perché stiamo assistendo alla devastazione del suo paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili. Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto, quindi giudico, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”.

Le parole di Berlusconi all’uscita dai seggi elettorali, sono piovute come una pietra sull’imbalsamato e compulsivo dibattito politico in Italia sulla guerra in Ucraina.

A pochi giorni dall’incontro, a Bruxelles, tra la premier Meloni e il presidente ucraino, il Cavaliere avanza una chiave di lettura e una via d’uscita completamente diversa da quella fin qui indicata dal “Partito trasversale della guerra”.

Secondo Berlusconi nel conflitto russo-ucraino “per arrivare alla pace penserei che il presidente americano dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli che è a sua disposizione dopo la fine della guerra con un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina. Un piano Marshall dai 6 ai 9mila miliardi di dollari, a una condizione: che tu (Zelensky, ndr) domani ordini il cessate il fuoco, anche perché noi da domani non vi daremo più dollari e non ti daremo più armi. Soltanto una cosa del genere potrebbe convincere questo signore ad arrivare a un cessate il fuoco”.

Di fronte a queste dichiarazioni che hanno circolato abbondantemente in tutta la sonnecchiosa domenica elettorale, i primi a imbizzarrirsi sono stati i guerrafondai del Pd e della banda Calenda &c.

La presidente dei senatori democratici, Simona Malpezzi, si è rivolta alla Meloni chiedendole se è d’accordo con le parole pronunciate da Berlusconi sulla guerra in Ucraina. Poi è arrivato anche Carlo Calenda secondo cui “Berlusconi ricomincia con i suoi vaneggiamenti putiniani, in totale contrasto con Ue, il governo di cui fa parte e il ministro degli Esteri che è anche espressione del suo partito. Pessimo“.

A metterci una pezza ci ha provato il ministro degli Esteri Tajani il quale ha ribadito che: “Forza Italia è da sempre schierata a favore dell’indipendenza dell’Ucraina, dalla parte dell’Europa, della NATO e dell’Occidente. In tutte le sedi – assicura Antonio Tajani – continueremo a votare con i nostri alleati di governo rispettando il nostro programma”. Diversamente da Tajani che nel governo è ministro e vicepresidente, i capogruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato hanno sostenuto le dichiarazioni del loro Berlusconi. M5s e Lega invece hanno preferito non commentare. Un silenzio che non è rimasto inosservato.

Ma perché Berlusconi – ed è la terza volta – è intervenuto così apertamente contro la guerra in Ucraina e lo stesso Zelenski? Tra l’altro affermando alcune verità sugli accordi di Minsk sabotati da Kiev e dall’Occidente ribadite poi anche dalla Merkel.

Se è noto il feeling con Putin da parte di Berlusconi, occorre ammettere, diversamente dal resto del ceto politico di destra o del Pd, che il Cavaliere ha dimostrato e dimostra di conoscere meglio degli altri il senso comune prevalente nel paese, anche verso la guerra in Ucraina in cui i governi Draghi e Meloni ci hanno trascinato da un anno.

Tutti i sondaggi, con una straordinaria continuità da un anno a questa parte, confermano che la maggioranza della popolazione non vuole che l’Italia sia coinvolta nella guerra, non vuole che l’Italia invii armi all’Ucraina e vuole invece che si persegua la strada del negoziato, anche contro il parere di Zelenski.

Il Cavaliere si vede che i sondaggi li legge ed è più scaltro degli altri nell’adeguarsi al sentiment della società. Una spina in più sul terreno del governo ma anche l’occasione, dopo un anno, per invertire la corsa all’escalation militare in cui l’esecutivo sta trascinando il paese.

Anche per questo il 25 febbraio saremo in piazza contro a Genova per la manifestazione nazionale chiamata dai portuali che alla guerra si sono opposti concretamente.

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