martedì 9 novembre 2021

BASTA AGLI STIPENDI INGIUSTI

Non se ne parlerà mai abbastanza delle scarse retribuzioni che la maggior dei lavoratori italiani porta a casa a fine mese,con i politici seduti a Roma che non fanno nulla per questo problema essenziale ed esistenziale che riguarda milioni di cittadini.
E mentre ingrassano le loro tasche e prendono accordi con imprenditori e le dirigenze dei sindacati confederali,l'economia stagna e il potere d'acquisto è sempre più misero,con una povertà diffusa sempre più estesa ed un salario medio tra i più bassi e meno ritoccati al rialzo di tutta Europa.
Nell'articolo di Left(lavorare-sempre-di-piu-pagati-sempre-meno )degli stralci del comunicato di un'organizzazione che lavora per un salario minimo e dignitoso(Up-su la testa)che esula da qualsiasi reddito di cittadinanza e che parla di lavoratori che dati gli ultimi aumenti ed un'inflazione sempre più pesante hanno visto il loro potere di acquisto venire sempre meno.
Gli spunti sono molteplici partendo dal dato di fatto che le aziende(riunifico per esemplificare dalla piccola officina artigiana alla grande industria)vogliono che il dipendente lavori sempre più venendo pagato sempre meno.
Pagato meno in certi casi lavorativi dove il ricatto e la minaccia fa parte della quotidianità e dove il datore di lavoro-padrone gioca al ribasso perché in giro c'è sempre qualche disperato che se la passa peggio di te,oppure pagato sempre lo stesso senza nessun aumento(sia in sede privata che contrattuale)e come detto prima però con il caro paniere sempre più alto.
Da qui alla guerra tra poveri,alla concorrenza e la competizione tra lavoratori il passo è breve,e gongola solamente il padrone che paga sempre meno,offre sempre meno diritti come ferie,malattie e permessi perché questi conflitti giovano al suo gioco,e le regole per fare cambiare le cose non ci sono ancora.
Per non parlare delle delocalizzazioni sia in Italia che all'estero dove costringono chi lavora a emigrare non solo di una manciata di chilometri ma anche di provincia o regione:se non vuoi sei licenziato e vai ad allungare la già lunga lista dei disoccupati.

Lavorare sempre di più, pagati sempre meno.

di Giulio Cavalli

In Italia moltissime persone guadagnano appena quel che basta per dormire, mangiare e spostarsi. Salari da fame significa crescita della povertà assoluta. E pensioni da fame. Ecco quello che certa narrazione non prende in considerazione

“Up su la testa!”, un’organizzazione politica di studenti, lavoratori e cittadini che è nata con l’intenzione di lavorare insieme ad altri gruppi, fare rete, costruire coalizioni e percorsi comuni ed essere uno spazio di discussione e approfondimento (gente che cerca di unire nel disgregato e disgregante mare della sinistra italiana) ha lanciato una campagna per il salario minimo (“Sotto dieci è sfruttamento”) che fotografa perfettamente un pezzo di Paese che trova (furbescamente) poco spazio nel dibattito politico.

«Tantissime e tantissimi di noi – scrivono nel loro manifesto – nonostante anni di esperienza, studi, sforzi, fatica, non sono indipendenti e soddisfatti della propria condizione di vita. C’è chi è costretto a rimanere a lungo in casa con i genitori, chi ci torna dopo anni di tentativi, c’è chi condivide la casa con amici e sconosciuti nonostante siano passati molti anni dalla fine degli studi. C’è chi lavora tante ore con una paga oraria ridicola e c’è chi è costretto a un part-time dietro il quale si nascondono straordinari non pagati, sfruttamento e ricatti, c’è chi non trova lavoro e chi emigra per averne uno, chi lavora per un decennio nella stessa azienda con una partita Iva senza mai avere ferie e contributi, chi passa da uno stage non retribuito a un finto tirocinio sottopagato, chi prende la metà del suo collega di scrivania pur svolgendo le stesse mansioni, chi ha visto aumentare le proprie bollette a dismisura per lo smartworking e chi viene licenziato perché l’azienda delocalizza all’estero».

Si prende atto che moltissime persone guadagnano appena quel che basta per dormire, mangiare e spostarsi. E se è vero che il denaro non dà la felicità è pur vero che la serenità di non vivere aggrappati sempre per un pelo al fine mese dovrebbe essere un diritto dei lavoratori, al di là della retorica sulla nobiltà della fatica. Il salario medio italiano oggi è di 12.400 euro in meno rispetto a quello di un tedesco, l’Italia insieme a pochi altri Paesi ha nel 2019 salari che sono più bassi rispetto a quelli del 2007 e in Italia più di 5 milioni di lavoratrici e lavoratori guadagnano meno di 10.000 euro all’anno.

Come scrivono giustamente quelli di Up «il lavoro povero non è un problema solo della singola persona, ma è una piaga che si abbatte su tutto il Paese. Salari più bassi significa meno consumi, meno investimenti, meno crescita economica. Salari più bassi significa crescita della povertà assoluta. Il lavoro povero non è un problema che riguarda solo l’Italia di oggi, ma anche quella del futuro. Salari da fame oggi significa pensioni da fame domani. Lavorare sotto i dieci euro l’ora facilita la concorrenza al ribasso, la guerra tra poveri, la competizione tra chi lavora, meccanismi tossici che danneggiano le persone comuni a vantaggio di chi trae profitto dalla nostra fatica. Lavorare in condizioni precarie senza adeguati ammortizzatori sociali e  senza una forma realmente inclusiva di  reddito di cittadinanza vuol dire essere tutte e tutti costantemente sotto ricatto. La vittima di questo ricatto è l’intero Paese».

Tutto questo ovviamente viene disarticolato da una certa narrazione che dipinge gli italiani come un popolo di sfaticati intenti al proprio divano (nonostante i 142.000 stagionali di questa estate siano la cifra più alta degli ultimi anni, anche quando non esisteva il reddito di cittadinanza). L’articolo 36 della nostra Costituzione dice che «il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se’ e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa».

Mi pare un punto centrale per qualsiasi per qualsiasi Piano nazionale di ripresa e resilienza. C’è qualcuno lì fuori che vuole farsene carico per uscire dalla narrazione di governo? Sarebbe utile saperlo in tempi brevi.

Buon lunedì.

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