martedì 17 novembre 2020

IL BUSINESS DELLA PAURA


L'informativa dell'ospedale San Raffaele di Milano,struttura in prima linea e all'avanguardia nel settore sanitario privato(foraggiato da denaro pubblico)riguardo la possibilità di consulti e visite domiciliari per chiunque abbia dubbi o debba aggiornare il proprio stato di salute riguardo al Covid-19,può farlo sborsando la cifra minima di 90 Euro per il solo consulto telefonico o videotelefonico e nel caso che il medico interpellato reputi eseguire esami diagnostici approfonditi con 450 Euro a domicilio forniscono il servizio di prelievo ematico,radiografia toracica,rilevamento della saturazione con il referto finale.

Non è pubblicità ma anzi la denuncia dell'ennesimo scippo della sanità privata nei confronti di quella pubblica,con la primi sempre più ricca e la seconda con le pezze al culo,risultato di una lunga serie di scelte e decisioni mirate a favorire un concetto di sanità all'americana:ti curi se te lo puoi permettere.

Nei due articoli(left san-raffaele-visite-covid-a-pagamento-peggio-di-come-sembra e contropiano lombardia-gli-ammalati-affidati-a-san-raffaele )le giuste proteste riguardo il business della paura con medici come Zangrillo che dalle affermazioni estive di una pandemia ormai alla fine con tutti i malati asintomatici all'ingrasso attuale nel posto dove lavora come primario,casualmente anche facente parte del gruppo San Donato dove lavorano due nomi altisonanti della politica di ieri come Alfano e Maroni.

Senza contare che l'ATS milanese ormai in palla visti i risultati delle tante positività di malati ospedalizzati che lasciati al proprio domicilio non riesce a fare tamponi sia per individuare i soggetti contagiati che per quelli che hanno avuto il coronavirus ed hanno bisogno di quello per tornare al lavoro.

San Raffaele, visite Covid a pagamento? Peggio di come sembra.

di Giulio Cavalli

Ha fatto molto discutere ieri la notizia che il San Raffaele di Milano ha un vero e proprio servizio, a pagamento, per i pazienti positivi al Covid-19 in isolamento a casa. Il costo di una visita specialistica a domicilio è di 450 euro, mentre per un più semplice e immediato consulto video o telefonico da parte del medico il costo è di 90 euro. 90 euro per un consulto telefonico, avete letto bene.

Ha centrato il punto il consigliere regionale Matteo Piloni che dice: «Sei positivo al Covid e in isolamento? Le Usca non funzionano come dovrebbero? Tranquilli, ci pensa il privato. Se Ats o il vostro medico non vi chiamano o non rispondono, ci pensa il San Raffaele. Con un consulto video o telefonico a 90 euro e, se il medico lo riterrà, con 450 euro per un servizio di diagnostica a domicilio. Il pubblico arranca e il privato ingrassa».

Vale la pena rileggere anche quello che disse Alberto Zangrillo, primario guarda caso proprio al San Raffaele: «È indubbio che la diga del terrorismo ha ceduto e le persone sono disorientate e spaventate. Il malato va seguito a domicilio dall’esordio della prima sintomatologia». La frase, di per sé giusta, risulta un po’ risibile se detta da chi il Covid questa estate lo giudicava “clinicamente morto”, da quello del “sono tutti asintomatici” e dallo stesso che lavora nell’ospedale che lucra proprio sulla paura.

Per inciso l’Ospedale San Raffaele fa parte del Gruppo San Donato, sì sì proprio quello dove lavora Angelino Alfano e dove lavora Roberto Maroni. Incredibile, vero?

Per capire sempre del Gruppo San Donato conviene anche rileggersi una nota del consigliere regionale in Lombardia del M5S Fumagalli che l’8 agosto scrisse: «In data 5 agosto, la Giunta Regionale (con la delibera 3518 dall’anonimo oggetto: (‘Determinazioni in ordine alla gestione del servizio sanitario e sociosanitario per l’esercizio 2020-1°provvedimento’) stabilisce di farsi carico del 50% dei costi del rinnovo contrattuale della sanità privata con interventi relativi alle tariffe e ai budget nei limiti delle risorse disponibili. Questo significa (come già segnalato sul sito di Business Insider Italia) che, ad esempio, un ospedale come il San Donato che nel 2019 ha fatto un fatturato di 170 milioni di euro con un utile netto di quasi 34 milioni di euro, riceverà dei fondi extra per pagare i propri dipendenti. 5 milioni di euro solo per i mesi restanti del 2020. Se Regione Lombardia ha così a cuore i dipendenti degli Ospedali privati, perché non impone a questi imprenditori (il San Donato è guidato da Angelino Alfano) di applicare il Ccnl della sanità pubblica? Perché non impone di assumere i medici anziché tenerli a partita Iva? Il San Donato ha solo un medico assunto. Perché impegnarsi ad aumenti di tariffa e di budget nei confronti di chi fa già enormi utili per pagare i dipendenti? Non possono usare i margini che hanno per pagare i dipendenti e diminuire gli utili? Ma ai lavoratori delle cooperative che stanno nella sanità con uno sfruttamento enorme, i soldi dell’aumento di stipendio lo passa Regione Lombardia? No, perché in queste cooperative, non ci sono Alfano e Maroni a fare i presidenti».

Insomma, è molto peggio di come sembra.

Buon martedì.

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Lombardia: gli ammalati affidati a… San Raffaele.

di  Redazione Contropiano   

La Regione Lombardia ha, di fatto, abbandonato le persone positive costrette a casa. Infatti, tra l’assistenza telefonica offerta dai medici di base, oberati di lavoro, e la corsa al Pronto Soccorso se ci si sente male, c’è il deserto. 

Infatti, tra medico di base e ospedale dovrebbero esistere le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), strutture territoriali dedicate a seguire i pazienti a domicilio. Però in Lombardia le USCA sono nemmeno un terzo delle 200 che costituirebbero il numero minimo per garantire un intervento efficace. 

A colmare questa assenza della sanità pubblica ci ha pensato il ben noto ospedale privato San Raffaele. Chi desidera, può avere una consulenza in telemedicina “per soli 90 euro”. 

Se il medico ne constata la necessità, il paziente è indirizzato all’acquisto di un pacchetto di diagnosi a domicilio, costituito da un prelievo di sangue, da una radiografia del torace e da un controllo della saturazione. Segue referto finale. Il tutto “per soli 450 euro”.

Tutte cose che, nella sanità pubblica, sono semi-gratuite perché la spesa sanitaria è coperta dalle tasse…

Un altro grande favore ai privati è stato offerto dalla ATS di Milano, ormai incapace di gestire i tamponi, fatto che è una resa totale di fronte alla pandemia. 

Per quanti hanno superato il periodo di quarantena o nei casi peggiori la malattia vera e propria, non è possibile prenotare il tampone di guarigione che, dopo 10 giorni di confino, può garantire la ripresa della vita lavorativa qualora risulti negativo. Il sito della ATS per prenotare i tamponi risulta “in manutenzione” e non si sa quando sarà riattivato. 

Del resto l’ATS era stata chiara già diversi giorni orsono, quando aveva invitato i pazienti a sottoporsi al tampone presso le strutture private. Purtroppo anche queste strutture cominciano ad avere difficoltà a tenere il passo, e molti pensano a quanto indicato dal Ministero della Salute, vale a dire rientrare al lavoro senza tampone dopo 21 giorni dall’accertamento di positività e una settimana senza sintomi. 

Tuttavia, le imprese chiedono il certificato medico di negatività, quindi i lavoratori sono costretti a cercarsi il primo tampone possibile tra i privati. Costo tra 75 e 125 euro. 

Intanto a Milano è stato aperto un centro per i tamponi rapidi presso il parcheggio della metro di Trenno, alloggiato in tende fornite dall’esercito e in cui lavora personale militare e degli ospedali San Paolo e San Carlo. 

La presenza del personale di questi due ospedali è importante e smentisce ancora una volta il progetto a lungo sostenuto dalla Regione – chiudere queste due strutture – che coprono invece un bacino importante della città e contro la dismissione delle quali si è costituito un partecipato comitato di cittadini. 

Infine, non vogliamo immaginare quali conseguenze potrebbe avere l’estensione alla Lombardia della sentenza del TAR del Lazio che decreta che i medici di base non devono seguire i pazienti Covid, poiché ciò sottrae tempo a chi ha altre patologie. 

Per chi ha contratto il Covid, secondo il TAR del Lazio, esistono le USCA, appositamente concepite per assistere tali pazienti. Tuttavia, come detto all’inizio, in Lombardia le USCA sono quasi introvabili, quindi a chi si ammala resterebbero solo i Pronto Soccorso, che sono già ben oltre il limite di guardia. 

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