mercoledì 4 dicembre 2019

ANCORA RAZZISMO ATTORNO AL MONDO DEL PALLONE


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Sarà poi efficace fino in fondo la campagna nazionale promossa dalla Figc contro il razzismo sempre più dilagante negli stadi italiani ed in tutte le categorie?A me sembra che ad ora non ci sia la voglia fino in fondo di contrastare questo orripilante fenomeno che fa vergognare ed incazzare sia dentro che fuori il canonico rettangolo di gioco.
Forse in primis le società di Serie A appoggiano questa iniziativa per non subire multe o peggio ritrovarsi con settori o stadi vuoti,non posso credere che società come Lazio e Hellas Verona,non penso sostenitrici(meglio me lo auguro)delle proprie tifoserie dichiaratamente di estrema destra,possano essere ostaggio delle proprie tifoserie e difenderle sempre e comunque come già avvenuto.
Ma accade su tutti i campi tutte le domeniche e a qualsiasi livello agonistico,nessuno escluso anche se in certi casi fortunatamente i razzisti vengono subito zittiti anche a ceffoni in faccia,in quanto nel bene e nel male nella curva e nelle altre zone degli stadi c'è lo specchio della società attuale,che piaccia o meno e nonostante i propositi di lasciare la politica al di fuori dei discorsi calcistici(mera utopia).
Gli articoli proposti parlano di due casi eclatanti che hanno fatto e stanno facendo discutere in Italia,partendo da quello più recente(ilmessaggero.it/sport )con le dichiarazioni dell'ad dalla Lega di Serie A De Siervo,che propone praticamente di gettare lo sporco sotto il tappeto censurando dalla televisione gli ululati e gli slogan razzisti,che perfino una mente non brillante come quella del capo della polizia Gabrielli ritiene sbagliata in quanto facendo in tal modo non si risolve nulla,anzi bisogna parlarne e fare sentire tutto.
Poi c'è il caso della calciatrice della Juventus Aluko(tgcom24.mediaset.it )che lascia Torino non direttamente per il razzismo nel mondo del calcio ma per quello latente,più subdolo e pericoloso,che la accompagna nei gesti e nelle parole degli abitanti(non tutti ovvio)del capoluogo piemontese ed in generale dell'Italia,dai comportamenti nei negozi ai controlli aeroportuali.
Due ennesime pagine tristi che legano il calcio al razzismo,due moniti che devono essere riportati e spiegati,anche se da capire e comprendere almeno per la maggioranza degli italiani non penso che bisogni dirlo neanche.

Razzismo in serie A, l'audio di De Siervo: «Spegniamo i microfoni». Poi spiega: era per evitare emulazioni.

di Emiliano Bernardini
​Caos Serie A, l'audio rubato dell'ad De Siervo: «I cori razzisti? Per non sentirli spegniamo i microfoni»
Lega di Serie A sempre più nel caos. Non bastavano le dimissioni del presidente Gaetano Miccichè. Ora nella bufera c'è l'amministratore delegato Luigi De Siervo. Ancora una volta è un audio a creare scompiglio nella sede di via Rosellini a Milano. Dopo quello legato all'assemblea elettiva, ora ne spunta uno in cui l'ad De Siervo propone una soluzione tutta sua per i cori razzisti: «spegniamo i microfoni direzionali, così gli ululati non si sentono».
 
A breve è prevista una conferenza stampa di fuoco di De Siervo. Che intanto si difende, sostenendo che l'ipotesi di spegnere i microfoni direzionali sarebbe stata una misura legata esclusivamente al prodotto televisivo: «Nell'audio si sente solo una frazione del ragionamento. Che era molto più ampio. Stavamo parlando di produzione televisiva. Stavamo ragionando di come le riprese tv possono raccontare al meglio la bellezza del calcio. Lo facciamo continuamente. E la linea è evitare di indugiare sui brutti episodi che ogni domenica capitano». Del resto il giudice sportivo, per assumere le proprie decisioni, utilizza non gli audio diffusi dalla televisione, ma i rapporti scritti dagli ispettori della Lega.

Come atto dovuto, comunque, con ogni probabilità sarà aperto a breve un fascicolo di indagine sull'episodio dalla giustizia sportiva.

De Siervo si difende. «Il tentativo che è stato fatto era quello di evitare di trasformare in eroi determinati ragazzi. Se hanno determinati atteggiamenti sono considerati degli eroi. C'è il rischio di emulazione, come accaduto con il lancio delle pietre nei cavalcavia. Dobbiamo evitare di trasformare in eroi dei criminali»: così l'ad della Lega Serie A Luigi De Siervo, in conferenza stampa, spiega le sue dichiarazioni dell'audio registrato durante un consiglio di Lega del 23 settembre e pubblicato da Repubblica. «Ho chiesto ai nostri registi - diceva - di spegnere i microfoni verso la curva».

Procura Figc apre inchiesta. Le frasi sui cori razzisti «da non trasmettere in diretta tv» pronunciate dall'amministratore delegato della Lega di serie A, Luigi De Siervo, hanno immediatamente suscitato l'interesse della procura della federcalcio che ha appena aperto un procedimento sulla vicenda. Lo apprende l'Ansa. Al più presto, trapela da fonti qualificate, la Procura chiederà l'audio di cui è in possesso il sito Repubblica.it.

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La calciatrice Aluko lascia Juve e Italia, e attacca: "Trattata come Escobar, scappo da Torino" | Poi la precisazione: "Non lascio per razzismo"

Lʼattaccante nigeriana naturalizzata britannica, pronta a volare allʼestero, accusa: "La città è molto indietro nellʼaccettare le diversità". Il sindaco: "Ci sono stati episodi discriminanti ma non ci rassegniamo"

"A volte Torino sembra un paio di decenni indietro nei confronti dei differenti tipi di persona. Sono stanca di entrare nei negozi e avere la sensazione che il titolare si aspetti che ruba". La calciatrice Eni Aluko ormai ha deciso: lascia la Juventus, lascia Torino, lascia l'Italia. Per quella orrenda sensazione che talvolta (o spesso, o quasi sempre) si è sentita addosso. Razzismo: è questa la parola giusta. Tornerà in Inghilterra, ma prima di trasferirsi ha rilasciato una (pesantissima) intervista al The Guardian. Poi la precisazione: "Ho parlato di esperienze positive e negative anche in Inghilterra".

L'attaccante nigeriana e naturalizzata britannica (che ha anche affermato che spesso, atterrata all'aeroporto di Torino, i cani antidroga l'hanno "fiutata come fossi Pablo Escobar") ha voluto precisare di non avere avuto "alcuna esperienza di razzismo dai tifosi della Juventus né nel campionato di calcio femminile", ma ha voluto evidenziare che "il tema in Italia e nel calcio italiano c'è ed è la risposta a questo che veramente mi preoccupa, dai presidenti ai tifosi del calcio maschile che lo vedono come parte della cultura del tifo".

 La giocatrice ha invitato la società, per continuare ad attrarre i talenti dell'Europa dall'Italia, a "farli sentire a casa". Questa, ha concluso, "è una parte importante di un progetto a lungo termine". Lei, comunque, non tornerà indietro. La decisione è stata presa. Sabato, contro la Fiorentina, Eni Aluko giocherà la sua ultima partita con la maglia della Juventus Womens. L'ultima partita a Torino. L'ultima partita in Italia.

Appendino: "Parole che pesano come un macigno" - Le affermazioni di Eniola Aluko, ex giocatrice della Juventus Women che ha accusato Torino di essere una città razzista "pesano come un macigno". Lo dice il sindaco Chiara Appendino, ricordando che quella di Torino è "storia di porte aperte". "Purtroppo nel Paese sono tornati episodi discriminatori - ammette - ma ad essere tornata indietro non è la città, solo alcune persone che non rappresentano che loro stesse. Torino non si rassegna".

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