Il significato delle elezioni politiche in Francia
di Giacomo Marchetti
Domenica 12 giugno si è tenuto il primo turno delle elezioni legislative in Francia.
Le urne hanno sancito la crisi di consensi della formazione dell’attuale presidente Emanuel Macron che potrebbe perdere la maggioranza assoluta, e non è detto che ottenga nemmeno quella relativa. I suoi candidati hanno ottenuto meno voti della NUPES, la coalizione della sinistra radicale guidata da Jean-Luc Mélenchon, che raggruppa gli insoumise.es, il “polo ecologista”, il PS e il PCF.
Il Rassemblent National di Marine Le Pen, si conferma il “terzo polo” ancorandosi nel paesaggio politico francese.
Il primo partito si conferma quello del “non-voto”, il cui orientamento potrà essere decisivo per la sconfitta o meno del “Presidente dei Ricchi”.
Astensione record
Alle urne si è recato solo un francese su due.
Questa tendenza all’astensione, più spiccata tra le classi popolari ed i giovani, ha cominciato ad essere un dato significativo con cui fare i conti circa 30 anni fa e sottolinea una disaffezione alla partecipazione democratica che si è progressivamente ampliata, nonostante la ridefinizione complessiva del quadro della rappresentanza politica.
L’astensione, domenica, è stata del 52,6%, più del doppio di quella registrata al primo turno delle elezioni presidenziali.
Un dato che progredisce inesorabilmente almeno da un ventennio, considerando che nel 2002 – quando è stato cambiato il calendario elettorale “sincronizzando” presidenziali e legislative, “solo” un francese su tre non si recava alle urne.
Secondo le indagini condotte da IPSOS Sopra-Steria, il 69% della fascia d’età compresa tra i 18 ed i 24 anni non sono andati a votare, dato in aumento nella fascia d’età tra i 25 ed i 34 anni, in cui solo una persona su tre ha partecipato al voto.
Se si analizza la professione, coloro che si sono meno recati alle urne sono stati “gli impiegati” – 65% di astenuti – e “gli operai”, per il 62%.
É interessante notare che la NUPES è la più votata tra le fasce giovanili, in particolare quella tra 18-24 anni che si è espressa in suo favore per il 42%.
In generale, più un elettore è anziano meno vota per la NUPES.
L’alta astensione ha condizionato le sorti dei candidati al secondo turno, tenendo conto che solo chi ha ottenuto le preferenze di almeno il 12,5% degli aventi diritto al voto – cioè, in media, più del 25% dei suffragi nei 577 collegi elettorali – andrà al secondo turno. Mentre per essere vincitori al primo turno bisognava avere superato il 50% delle preferenze e con con un numero di voti superiori al 25% degli iscritti alle liste elettorali.
Nonostante questo doppio sbarramento, la NUPES – che ha ottenuto il più alto numero dei voti in assoluto nel primo turno – ha potuto già eleggere quattro deputati che siederanno all’Assemblea nazionale: Alexis Corbière a Seine-Saint-Denis – con il quasi il 63% – , Sarah Legrain, Danièle Obono e Sophia Chikirou.
Adrian Quatemans, candidato della NUPES di LFI, nonostante abbia ottenuto il 52,05%, dovrà aspettare il secondo turno, così come Manuel Bompard – a cui Jean-Luc Mélenchon ha “ceduto” il seggio – che ha ottenuto il 56,04%.
Dati “truccati” dal Ministero dell’Interno?
Nonostante i tentativi abbastanza “farseschi” del ministero degli Interni francese di ritoccare i dati, la NUPES è risultata la formazione più votata, sebbene la coalizione che sostiene Macron sia data avanti – nelle cifre ufficiali – per una manciata di voti, circa 20 mila.
E qui bisogna fare alcune precisazioni, perché il ministero ha “escluso” dal conteggio dei voti quelli andati a candidati sostenuti dalla coalizione della sinistra radicale nei Territori d’OltreMare – dove la LFI aveva “sbancato” al primo turno delle presidenziali – e in Corsica, dove il 40% delle preferenze su tutte le circoscrizioni dell’isola è andato a candidati “autonomisti” o ad altri.
In realtà, lo stesso errore sembra si stato commesso nei confronti di alcuni candidati di Ensemble! – la coalizione che raggruppa l’ex LREM di Macron, MoDem e Horizon – ma il conteggio risulta comunque falsato.
Le Monde, il principale quotidiano francese, ha calcolato che, anche senza contemplare i voti dei candidati in Corsica, alla la coalizione della sinistra radicale sono andati 5.836.202 voti. Meno dei poco più di sei milioni e centomila che NUPES si attribuisce, ma più dei 5 milioni e 400 mila voti che gli attribuisce il Ministero dell’Interno.
Il dato politico non cambia, ma è chiaro che dare la NUPES come “seconda” formazione più votata – invece che prima – influisce non poco sulla percezione, “relativizzando” la sconfitta della coalizione marconista che ha puntato tutto nel de-politicizzare queste elezioni, mentre Mélenchon ha parlato sin dall’inizio di “terzo turno”, riferendosi a quelli per le presidenziali.
Il Rassemblement National nel panorama politico francese
L’estrema destra di Marie Le Pen, nonostante abbia condotto una campagna elettorale decisamente sotto tono, è risultata terza con il 19% delle preferenze, confermando la sua progressione, dopo l’exploit al ballottaggio delle presidenziali, con uno storico 42%.
Con il 19%, l’ex FN ottiene un 6% in più delle scorse elezioni politiche, e sarà presente al secondo turno in più di 200 circoscrizioni, circa il doppio rispetto al 2017. La formazione sembra proiettata verso la concreta possibilità di formare un gruppo parlamentare, mentre prima poteva contare solo su 8 deputati (meno del numero minimo).
Le Pen, che ha ottenuto il 55% dei suffragi nell’11esima circoscrizione di Pas-de-Calais – non ha dato alcuna indicazione di voto là dove sarà esclusa al secondo turno e i seggi saranno contesi tra la formazione guidata da Macron e quella capeggiata da Mélenchon.
Insieme a lei Bruno Bilde, Sébastian Chenu, Caroline Parmentier, Jean-Philippe Tanguy, Philippe Ballard, oltre ad una altra decina, i candidati di RN più votati al primo turno che dovranno andare al ballottaggio.
RN sembra avere consolidato ed ampliato uno zoccolo duro di elettori ed ha un solido ancoraggio in alcuni territori, oltre ed avere catalizzato i voti “alla sua destra”, senza neanche fare accordi con Zemmour, che ad un certo punto della campagna per le presidenziali sembrava poterle “rubare” la leadership a destra.
La NUPES è la formazione più votata tra gli impiegati (il 31%) ed i “quadri” (il 28%), mentre è il RN che fa purtroppo incetta di voti “operai”: il 45% in media contro il 18% della NUPES.
Reconquê di Éric Zemmour esce con le ossa rotte dalle urne. Nessuno dei suoi candidati andrà al secondo turno, nemmeno il suo leader.
Come ha detto a Mediapart Ugo Palheta, ricercatore specializzato sull’estrema destra: “due mesi fa si poteva immaginare che il RN avrebbe avuto più deputati, e la ragione principale di questo fallimento, è che c’è una sinistra unita, egemonizzata da una sinistra di rottura in grado di affrontare il RN sul piano della radicalità e dell’opposizione politica”.
Un punto importante, considerato che il “fronte repubblicano” di cui ha beneficiato Macron per fare barrage contro Le Pen sembra vacillare.
Tutto questo in continuità con le esternazioni piuttosto risibili contro gli “estremismi”, che nelle loro molteplici variazioni sul tema, uscite dalle bocche di importanti esponenti della formazione.
Infatti nel caso dei duelli tra RN e NUPES in varie circoscrizioni, i macroniani non hanno dato una indicazione di voto chiara, manifestando un cerchiobottismo che si rimangia di fatto la retorica del “voto utile”, sfruttata per il secondo turno delle presidenziali contro lo spauracchio Le Pen.
I gollisti: futura sponda di Macron?
I Républicains (LR),riguadagnano terreno rispetto alla pessima prestazione del primo turno delle presidenziali, e conquistano il 12% degli elettori contro il 5% scarso ottenuto da Valérie Pecresse alcuni mesi fa, ma molto meno del 18,7% del 2017.
Sono destinati a perdere lo status di prima forza d’opposizione all’Assemblea nazionale, ma potrebbero giocare un ruolo fondamentale in caso in cui l’Ensemble di Macron non ottenesse la maggioranza assoluta (289 seggi) e fosse costretta a guardare ai gollisti come possibile sostegno all’opera dell’Esecutivo, facendoli diventare di fatto l’ago della bilancia della prossima legislatura.
Per i seggi in cui al ballottaggio non sarà presente un candidato di LR, il presidente della formazione ha affermato che non si pronuncerà per “gli estremi”, sostenendo implicitamente Ensemble dove sfiderà il RN o la NUPES. Il possibile appoggio a Macron li toglierebbe dalla marginalità politica, e restituirebbe loro la natura di forza abituata a governare. Ma ne minerebbe in prospettiva il peso politico.
Le sfide del secondo turno
Ma guardiamo più nel dettaglio. Ensemble è in testa in 203 delle 577 circoscrizioni, la NUPES in 194.
La coalizione capeggiata da Mélenchon sarà presente al secondo turno in ben 404 circoscrizioni.
Le due coalizioni si affronteranno in un duello elettorale o in “triangolari” in più di 250 circoscrizioni.
La sfida tra Ensemble e RN si giocherà in più di un centinaio di circoscrizioni, e sarà il secondo più frequente tipo di sfida elettorale.
LR contro NUPES, LR contro RN, LR contro Ensemble ci saranno in una settantina di collegi in tutto, mentre saranno appena una manciata gli scontri tra i dissidenti delle formazioni socialista e comunista contro i rappresentanti della NUPES.
Conclusioni
É chiaro che i due fattori chiave saranno la capacità di mobilitare gli astenuti da parte della NUPES e il concretizzarsi di una sorta di “tutti contro Mélenchon”, che potrebbe unire macroniani, gollisti ed estrema destra, Ma va tenuto anche conto che il 60% dei francesi, secondo i sondaggi, non desidera avere un esecutivo capeggiato dalla formazione del presidente.
La NUPES infatti ha già attinto al bacino di voto della sinistra, riuscendo a sommare i consensi precedenti – tranne per la parte dei socialisti più legati agli “elefanti” ed alla parte più “centrista” dei verdi – ed ora deve mobilitare il suo blocco sociale di riferimento su un programma di rottura anti-liberista: giovani, abitanti dei quartieri popolari, cittadini dei territori d’OltreMare e della parte meno conservatrice della Francia “peri-urbana” e rurale.
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