martedì 23 maggio 2017

FALCONE,BORSELLINO E LA RETORICA DELL'ANTIMAFIA


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Il 23 maggio del 1992 è una data che ben ricordo anche se sono passati parecchi anni,e anche quella successiva del 19 luglio è rimasta impressa nonostante gli acerbi sedici anni in quanto quelle che non sono tragedie ma atti criminali mi avevano provocato molto dispiacere ma anche rabbia.
Non solo per le morti dei giudici Falcone e Borsellino,anche per quelle di tutti gli agenti di scorta e della moglie di Falcone,per le parole di una delle mogli delle vittime ai funerali di Stato che fanno ancora venire la pelle d'oca a ricordarle.
L'articolo preso oggi da Infoaut(falcone e borsellino )dal titolo crudo"non sono i miei eroi"che in realtà è un inizio fuorviante in quanto la lettera di uno studente palermitano è piena di stima verso chi ha donato la propria vita per la lotta alla mafia,è piena di rabbia e recriminazioni giuste,di lotta di classe e di palese incoerenza.
Dove chi parlerà oggi a memoria per commemorare Falcone e Borsellino,due persone diverse fin dalla loro ideologia politica ma che sono stati amici veri uniti dalla stessa lotta che hanno cercato di portare avanti(left quella-testa-di-minchia-di-giovanni-falcone ),per il meno peggio saranno collaboratori di mafiosi se non veri e propri criminali,nel grande e vergognoso mondo della retorica antimafiosa che giorno dopo giorno dona esempi di arresti e indagini contro chi fa della lotta alla mafia una falsa battaglia in quanto sono conniventi con essa(vedi anche:madn il-travagliato-matrimonio-stato-mafia ).

Falcone e Borsellino non sono i miei eroi.

Pubblichiamo di seguito la lettera aperta di uno studente palermitano riguardo la commemorazione che, ogni anno come oggi, si celebra a Palermo per ricordare i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Ho sempre rispettato la morte e i morti. Ho sempre rispettato la vita di tutti, perché tutti hanno pari diritto di viverla. Ma soprattutto ho sempre nutrito profondo rispetto per il sacrificio, quello inesorabile, segnato, consapevole. Quello che lo sai che per essere coerente, portare avanti un'idea, affermare qualcosa di nuovo, devi per forza incontrare. Così, tanti sono gli eroi cui il sacrificio è valso uno scatto: per un diritto, per maggiore libertà, per un mondo più giusto. Loro sono i miei eroi. Falcone e borsellino no, non sono i miei eroi!
Il 23 maggio è un giorno di commemorazione, di ricordo, di cordoglio. Associazioni, politici di vario genere e schieramento e cariche istituzionali, si immergono nella retorica dell’antimafia e di quanto hanno dato per lo stato, gli eroi dell’antimafia. Coloro che hanno dato tutto nel perseguire l’obiettivo di fermare l’avanzata delle cosche, il loro potere, la loro violenza e tutto quello che ne conseguiva (e ne consegue) in termini di corruzione, logica della clientela, distruzione e morti.
Falcone e Borsellino erano magistrati, pubblici ministeri. Rappresentavano cioè lo Stato nell’esercizio della difesa dei suoi interessi. Uno dei principali interessi dello Stato è, appunto, il rispetto delle leggi. Perché si sa la legge è uguale per tutti e va rispettata.
E’ lo Stato che oggi si celebra e si auto assolve, ma sappiamo tutti che proprio per i suoi equilibri e la sua "ragione" che i suoi due uomini sono morti. Questo non riesco a dimenticarlo. E non riesco a dimenticare che questo Stato è lo stesso che - è la storia a dirlo - ha messo bombe e fatto stragi, falsato carte e coperto omicidi ( pochi giorni fa era l'anniversario della morte di Impastato ). E, infine, non dimentico come procure e magistratura abbiano protetto quegli sporchi, sporchissimi affari.
L’anno in cui i due magistrati furono ammazzati avevo poco più di un anno. Adesso sono uno studente Palermitano fuori sede, e quello che so di loro è grazie (o a causa) alle carovane che ogni anno vengono organizzate dalle scuole per riempire una manifestazione che, se dovesse contare sulle scuole palermitane, correrebbe il rischio di risultare molto poco partecipata. Ricordo che prima di ogni 23 maggio ci preparavano ad affrontare in maniera adeguata questo importante appuntamento. Film, documentari e vari approfondimenti per provare a vedere da vicino cosa nella quotidianità, questi eroi, facevano. A quelle carovane partecipavo e una delle prime cose che mi è saltato all’occhio è stata la falsità di una commemorazione pensata come mattoncino nella costruzione di un immaginario del cambiamento possibile totalmente aleatorio, astratto. Come se il cambiamento passasse soprattutto dal ricordo di due magistrati che del rispetto della legge fecero la loro ragione di vita. Come se nel rispetto della legge, risiedesse il segreto del miglioramento di un sistema economico e politico, oggi come allora, marcio alla radice.
La legge permette a poche persone di avere tanto a discapito di molte altre che hanno poco o nulla. Permette che il diritto allo studio venga totalmente negato, escludendo dall’accesso al mondo della formazione chi ha così poco da non poterselo permettere. La legge permette che ci siano persone senza un tetto sulla testa, permette che una soluzione a questo problema non venga trovata. Per di più reprime chi per risolvere questo problema, si riprende luoghi pubblici inutilizzati. Sempre la legge permette che lavoratori e operai di un azienda prendano una paga da fame, mentre manager e dirigenti, premi milionari per averle affondate. C’è chi ha lavorato una vita e riesce a prendere a malapena la pensione e chi dopo due anni prende un vitalizio d’oro. Se la legge permette tutto questo io non posso ne difenderla ne onorarla ne tanto meno riconoscere come eroi coloro che hanno dato la vita per difenderla.

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