venerdì 26 maggio 2017
RATTI DI FOGNA CON LA TUNICA
I rapporti tra chiesa e fascismo non sono certamente cessati all'atto dall'appesa di Mussolini come un salame in Piazzale Loreto il 29 aprile 1945 ma sono proseguiti e tutt'ora sono saldi in alcuni spazi oscuri ma non troppo dove preti dichiaratamente dell'ideologia che ci ha fatti sprofondare in un periodo di dittatura e di guerra con gesti e parole vanno contro la legge italiana.
Esempio lampante fu l'ex don Giulio Tam(madn giulio-tamburu )e negli ultimi periodi l'altrettanto infame prete attivista Orlando Amendola,ancora prete e cappellano del Campo X del cimitero Maggiore di Milano,luogo dove sono seppelliti i caduti della Rsi.
C'è da dire che di queste buffonate se ne vedono poche con numeri così elevati di presenza,occasioni che si possono contare sulle dita di una mano e naturalmente quando accadono questi ratti di fogna sono protetti e coccolati dall'esterno dalla sbirraglia.
Nonostante il divieto della Prefettura con un manipolo di decine di facinorosi fascisti più o meno attempati con orgoglio da ventennio alzavano il braccio nel saluto romano che di fatto è reato per apologia di fascismo.
Piccola postilla sulla manifestazione organizzata dalla destra domani a Milano in risposta a quella di settimana scorsa per l'accoglienza dove il sindaco Sala dice che è un corteo sbagliato e che non si dovrebbe fare ma nonostante la sua carica non la vieterà.
L'articolo sotto è preso da Infoaut(antifascismonuove-destre ).
Milano, saluto romano del prete al camerata defunto.
“Camerata don Orlando Amendola: presente!”
Così, col vecchio motto cameratesco del “presente”, oltre a saluto romano e bandiera di Avanguardia Nazionale, si conclude il filmato messo online per la commemorazione di Umberto Vivirito, militante della stessa formazione ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia il 21 maggio 1977. Lo stesso due giorni prima si era guadagnato la ferita fatale per una rapina ad una gioielleria terminata con l’omicidio del proprietario colpito a morte da 6 proiettili e della moglie gravemente ferita ma scampata.
Don Orlando Amendola per lui non ha mezze misure: lui era una persona “differente”, "Ragazzi come lui ne nasceva uno ogni ottocento" e che “era un giovane che si poneva delle domande sulle regole e cercava risposte con passione". Per il sacerdote, insomma, un esempio da seguire, sicuramente canonico agli ideali della Chiesa vista la viva approvazione per la vita di questo quasi santo.
La rapina, rivelarono le indagini, sarebbe servita a finanziare quelle trame d’allora di progetti eversivi dell’estrema destra poi mai svelata del tutto tra chi un giorno metteva una bomba in una stazione, l’altro sprangava a morte chi si batteva per impedire le azioni dei neo-fascisti.
Un vero prete-camerata don Orlando Amendola che, oltre a celebrare la messa, partecipa anche a livello politico, attraverso braccia tese e slogan. È lui infatti il cappellano del Campo X del cimitero Maggiore (dove sono sepolti appunto i caduti della Rsi) e che ogni anno lo vede presente alla cerimonia in ricordo dei caduti della Rsi nel “suo” campo, l’ultima il 29 aprile scorso nonostante i divieti della prefettura. Tanto c’è il capo con le chiavi ad aprirgli, a lavargli le anime e le mani sporche di sangue.
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