Dopo la raffica di indagati e di arrestati,sindaci o meno,del Pd,è la volta dei pentastellati ad avere nel giro di pochi giorni ben due primi cittadini indagati chi per abuso d'ufficio(Pizzarotti di Parma)e anche per falso in bilancio(Nogarin a Livorno).
Lungi da me essere un difensore del Pd o essere minimamente simpatizzante del Movimento 5 stelle mi sto quasi divertendo a vedere le due parti gettarsi merda addosso,se non fosse che questi avvenimenti gettino ulteriore scredito verso la politica italiana che i protagonisti della prima repubblica sembrerebbero più simpatici.
Ma vedere quelli,ed intendo i capoccia,del M5S cambiare idea come cambiano le mutande,o almeno spero per loro,è un modo di fare politica vecchio,stantio,il nuovo che avanza ma che invece non solo sta fermo ma addirittura indietreggia.
Un movimento che ripeto non ha ancora combinato nulla in Italia a parte parole a vanvera,inutile perché si astiene sempre oppure vota contro e propone ben poco di costruttivo,simbolo del qualunquismo e degli stereotipi tipici dell'italiano medio,ben inteso come persona con un livello intellettivo tra un protozoo ed un'ameba.
L'articolo preso dall'Espresso(http://espresso.repubblica.it/palazzo/2016/05/12/news/indagati-a-cinque-stelle-ora-tocca-al-sindaco-di-parma-federico-pizzarotti-1.265132 )che non vedeva l'ora di rinfacciare anche ai pentastellati ciò che negli ultimi mesi era prerogativa solo del Pd,Lega e minoranza sempre minore in voti,parla dell'imbarazzo dei 5 stelle che ora diventano garantisti e con Grillo che per il momento non fa sondaggi on line pro espulsione cui rispondono qualche centinaio di adepti.
Perché i vari Di Maio e Di Battista sono ancora personaggi giovani sulla carta d'identità ma già obsoleti politicamente e vecchi dentro,aggiungerei figli di fascisti conclamati anche se "le colpe dei padri non ricadano sui figli",e i pochi che credono realmente di poter cambiare qualcosa sono sotto il giogo di questi figli della vetusta politica e dei padri fondatori ed ispiratori del movimento.
Aggiungendo che due indagati su sedici comuni amministrati dal M5S sono una percentuale di gran lunga superiore a quella degli 86 indagati su 4500 comuni gestiti dal Pd(sempre senza prenderne le difese).
Indagati a Cinque Stelle, ora tocca a Pizzarotti. Imbarazzo dal MoVimento.
Il sindaco di Parma è sotto inchiesta per abuso d'ufficio, per due nomine al Teatro Regio: "Sono tranquillo, vado avanti", dice. Cinque giorni fa, l'avviso di garanzia a Nogarin, primo cittadino di Livorno. Il direttorio conferma la linea soft: "No alle dimissioni, aspettiamo siano accertate le responsabilità".
Certo, un momentaccio per i sindaci a Cinque stelle: “Pochi ma quasi tutti indagati”, esulta l’azzurro Maurizio Gasparri. E se cinque giorni fa il primo cittadino di Livorno aveva annunciato lui stesso, via Facebook, di essersi visto recapitare un avviso di garanzia - ipotesi di reato la bancarotta - legato all’inchiesta sull’azienda dei rifiuti Aamps, è invece la stampa locale a dare oggi la notizia che il sindaco di Parma è sotto inchiesta per abuso d'ufficio.
La vicenda parmense riguarda presunte anomalie su due nomine al Teatro Regio risalenti al gennaio 2015: quella di Anna Maria Meo a direttrice generale, e quella di Barbara Minghetti come consulente per lo sviluppo e i progetti speciali. Furono scelte senza tenere conto degli esiti della precedente procedura pubblica finalizzata a trovare chi dovesse ricoprire i quei posti: in pratica prima si aprì un “avviso di ricognizione” per valutare vari candidati, poi non si tenne conto dei risultati di quella selezione, nominando altre persone.
Adesso, la magistratura dovrà accertare se la procedura seguita sia stata legittima. Con Pizzarotti, è indagata anche l’assesssora alla Cultura Laura Maria Ferraris, nonché tre membri del cda della Fondazione del Teatro Regio. L’ipotesi di reato è la stessa: abuso d’ufficio.
Il sindaco di Parma si dice però “tranquillo”: “E’ un atto dovuto che rispetto pienamente”, fa sapere. “Era già emerso” che c’erano “indagini in corso”, spiega Pizzarotti sottolineando come tutto sia nato dagli esposti di un senatore del Pd, Giorgio Pagliari. Adesso “sarà utile chiarire la vicenda”, con il “consueto atteggiamento collaborativo verso la Procura”. Diversamente da Nogarin, che da subito si è detto “pronto a lasciare” nel caso le indagini evidenzino “condotte contrarie ai principi dei Cinque stelle”, per Pizzarotti l’ipotesi di dimissioni è almeno per ora fuori dal novero: “Il mio impegno continua senza esitazione”.
Per molte ore, è lui l’unico a parlare. Solo dopo pranzo arriva la conferma che il Movimento si regolerà come ha già deciso di fare con Nogarin. No al pugno duro, no all’equazione tra avviso di garanzia, che è “un atto dovuto”, e le dimissioni degli interessati.
Per l’eventuale passo indietro, insomma, si prende tempo. “La magistratura sta verificando se Pizzarotti ha seguito correttamente la procedura. Come sempre, se dovesse emergere una condotta contraria alla legge e ai principi del Movimento 5 Stelle chiederemo un passo indietro.
Come in tutti gli altri casi”, scrive su Facebook Roberto Fico, deputato e membro del direttorio M5S. Lo stesso concetto già illustrato ieri da Alessandro Di Battista. “Gli avvisi di garanzia non devono essere usati come manganelli”, dice la candidata sindaco di Roma Virginia Raggi, negando che i grillini adesso siano diventati più garantisti: “Siamo sempre stati coerenti”.
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