Il 23 giugno,la data in cui i cittadini britannici sono chiamati con un referendum a scegliere se rimanere o uscire dall'Ue,è un giorno che potrebbe causare un effetto domino in molti paesi europei se la maggioranza dei sudditi della Regina decidessero di effettuare questa svolta storica.
Perché un'indagine svolta a livello europeo dimostra che paesi come l'Italia,da sempre sostenitrice dell'Europa unita,stia man mano scegliendo di poter scegliere così come accadrà nel Regno Unito,una possibilità i poter realmente decidere su qualcosa che da decenni è stata frutto di una decisione dei governi,delle banche e dei soliti arraffatori di soldi e di potere che in parecchi casi hanno lasciato milioni di persone in povertà.
Quindi a giugno se la Brexit sarà realtà Italia e Francia per prime avranno gatte da pelare non indifferenti in quanto quella decisione potrebbe fomentare la voglia di dare un taglio netto alla moneta unica e all'Europa unica,magari creando altre forme di aggregazione non dettate dai governi,dalla Germania e dalle banche.
Oggi come oggi non saprei cosa scegliere e non sono sicuro che si possa procedere così facilmente ad un'Italexit ma quello sicuro è che si potranno trovare schieramenti diversi a voler avere un paese al di fuori dell'Ue per motivazioni diametralmente opposte e potenzialmente molto pericolose.
Articolo di Contropiano:http://contropiano.org/altro/2016/05/16/italiani-francesi-referendum-sullue-079193 .
Sorpresa! Italiani e francesi vogliono un referendum sull’Ue.
di Marco Santopadre.
Gli italiani hanno voglia di referendum. Sembra proprio che i cittadini del nostro paese, da sempre tra i più entusiasti ed acritici sostenitori dell’Unione Europea, stiano cambiando idea. D’altronde l’Unione Europea reale somiglia sempre meno a quella dei sogni raccontata dalla propaganda delle grandi famiglie politiche nazionali e internazionali e quindi anche nello stivale il tasso di euroscetticismo comincia notevolmente a crescere.
Lo rivela un sondaggio compiuto nei giorni scorsi dall’istituto Ipsos-Mori in diversi paesi europei, secondo il quale circa il 45% dei cittadini dell’Unione Europea vorrebbe che i rispettivi stati indicessero un referendum sulla permanenza o meno nell’alleanza sulla scia di quanto sta avvenendo in Gran Bretagna dove i cittadini sono chiamati a esprimersi sulla Brexit il prossimo 23 di giugno.
Il dato che salta agli occhi è però soprattutto il fatto che sono gli italiani coloro che, più compattamente, chiedono di potersi pronunciare su una materia che da sempre rappresenta tabù ad esclusivo uso e consumo dei governi e delle istituzioni, senza che ai cittadini sia mai stato permesso di dire la propria. Secondo il sondaggio ben il 58% del campione italiano ritiene indispensabile l’organizzazione di un referendum sull’Unione Europea, mentre in Francia – dove la popolazione negli anni scorsi si è potuta esprimere dicendo ‘no’ alla Costituzione Europea – la percentuale sfiora il 55%.
Secondo i promotori del sondaggio è stato soprattutto il referendum britannico sulla Brexit a convincere molti cittadini europei del fatto che sia necessario interpellare, attraverso il voto, coloro che in fin dei conti sono i principali destinatari di politiche comunitarie all’insegna dei tagli, dell’austerity e della negazione dei più fondamentali diritti sociali ed economici. E naturalmente, rileva Ipsos-Mori, la vittoria della Brexit di Londra potrebbe innescare un effetto domino. Un’affermazione scontata, quella dei si alla Brexit, stando ai risultati del sondaggio in Italia. Gli italiani infatti sono risultati i più pessimisti (o ottimisti, dipende dal punto di vista) sull’esito del referendum che si terrà nel Regno Unito: il 60% di essi pensa che Londra stia per abbandonare Bruxelles.
Bobby Duffy, responsabile della ricerca sulla società in Ipsos Mori, ha spiegato al quotidiano economico Financial Times: “Gli italiani in particolare sperano di avere la loro opportunità di andare alle urne sulla loro appartenenza all’Ue, che lascia la sensazione che anche se il voto di giugno dovesse mantenere lo status quo, ciò non sarebbe la fine dei problemi dell’Unione europea”.
Su un campione totale di circa seimila persone interpellate in Germania, Francia, Italia, Spagna, Polonia, Belgio, Ungheria e Svezia, il 33% ha le idee già chiare, affermando che bisognerebbe uscire dal blocco dei 28. Ma c’è da giurare che se il 23 giugno dovessero prevalere i sostenitori dell’abbandono dell’Unione Europea da parte della Gran Bretagna la quota aumenterebbe sensibilmente anche negli altri paesi. Finora infatti l’uscita dal’Ue è stata sempre rappresentata in maniera apocalittica, o addirittura come una opzione non disponibile, impossibile. Se un paese dovesse invece operare questa scelta se ne dimostrerebbe la fattibilità concreta anche a settori sociali che vivono con crescente disappunto l’involuzione autoritaria e liberista di quella che è divenuta una vera e propria gabbia. A quel punto la scelta di una fuoriuscita dall’Europa dei 28 – magari per creare un nuovo progetto di integrazione sovranazionale più egualitario ed equilibrato di quello dominato dalla Germania – potrebbe diventare maggioritaria in larghi strati delle popolazioni dei paesi del Mediterraneo, oltre che in quelli dell’Europa centro-settentrionale dove la quota di euroscettici è tradizionalmente già più elevata.
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