Le notizie delle incursioni aeree dell'esercito egiziano nella vicina Libia,ormai alla mercé dei signori locali legati alle forze islamiche più radicali ed estremiste dell'Isis,fanno discutere su di un intervento internazionale con ovviamente l'Italia osservato speciale da tutto il mondo.
Dopo i disastri della guerra lampo del 2011 che ha fatto cadere Gheddafi con disastrose conseguenze ecco gli appelli pro e contro un eventuale intervento italiano in questa ennesima guerra,con un ministro incapace come Gentiloni che è pronto per il"all'armi"mentre Renzi fortunatamente e giustamente placa i toni.
Usa ed Unione Europea stanno cercando di tirare fuori qualche altro coniglio dal cilindro dopo aver appena fatto pena con la questione Donbass-Ucraina solo la scorsa settimana:vedremo nelle prossime ore la strada che intraprenderanno Onu & co. che piuttosto di essere un'organizzazione di pace negli ultimi tempi appoggia sovente soluzioni di guerra.
Articolo preso da Infoaut.
Venti di guerra in Libia.Raid egiziani contro l'Isis.
Mentre in Libia continua ad esserci un clima di
caos, con due governi paralleli e due eserciti che attualmente controllano
rispettivamente alcune parti del paese, i poteri in campo sembrano contrapporsi
e complicarsi in territorio libico: da una parte il governo nella capitale
Tripoli dominato dalla coalizione Fajr Lybia e sostenuto da Qatar e Turchia che
include moderati e fazioni islamiste più estremiste, insieme con milizie tribali
e locali, dall'altra parte un esecutivo approvato internazionalmente ma
dichiarato incostituzionale dalla Corte Suprema, ma appoggiato da alcune milizie
che puntano all'indipendenza regionale e da coazioni legate in passato al
colonnello Muammar Gheddafi, oltre a gruppi di islamisti. Il governo della
coalizione si è spostato quindi a Tobruk quando Fair Lybia ha occupato la
capitale lo scorso agosto.
Ma lo scenario geopolitico del territorio libico
si complica ulteriormente con il ramo libico dell'Isis, che stando ad alcune
fonti, avrebbe base nella città di Derna. La conquista di Tripoli da parte
dell'Isis sembra essere diventata la nuova crociata, mentre le truppe islamiche
sono riuscite a farsi strada fino a Sirte la scorsa settimana.
In questo contesto, il timore che l'Isis si
diriga verso l'Italia viene promosso dal premier libico che chiede sostegno ai
paesi occidentali, alimentando la paura di una supposta invasione e chiedendo
esplicitamente un intervento militare aereo nel territorio libico. Da qui
l'annuncio odierno del ministro degli esteri Gentiloni il quale avverte di
predisposizioni militari per un'eventuale intervento in Libia. Tra le
conseguenze che un eventuale intervento militare italiano in Libia porterà, è da
considerare l'ulteriore sperpero di denaro pubblico che già si assesta
ordinariamente su una spesa militare pari a 52 milioni di euro al giorno senza
calcolare le spese indotte come gli F35 o le missioni militari all'estero, con
le quali si arriva a 75 milioni di euro al giorno. Ancora una volta in un
momento di completa crisi sociale e economica, il governo italiano potrebbe
preferire un incremento delle spese militari che andranno ulteriormente ad
aggravare le condizioni sociali di milioni di persone.
Il timore dell'avanzata dell'Isis potrebbe essere
dall'altra parte, un buon pretesto per andare a rimettere le mani su un paese
che la stessa banca mondiale classificava come il più avanzato dell'Africa, con
un aumento del pil del 7,7% annuo. Lo scenario che si sta delineando accentuerà
quindi molto probabilmente gli interessi da parte di alcune potenze occidentali,
in primis gli Stati Uniti, laddove la convenienza di intraprendere una nuova
guerra in Libia, risulterà essere ancora una volta in termini di potere
economico e politico.
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