La Spagna e la Catalunya sono ai ferri sempre più corti per quanto riguarda il prossimo referendum per l'indipendenza calendarizzato originariamente per il prossimo primo ottobre e che ha avuto uno stop improvviso(ma ampiamente preventivato)dallo Stato spagnolo.
Che impone più che minacciare una serie di ritorsioni penali e pecuniarie in primis al presidente catalano Carles Puigdemont e poi a tutti i promotori di questa data attesa da decenni dal popolo catalano(madn la-consultazione-popolare-catalana ).
Un tiramolla di accuse e di scavalcamenti di legislazioni da un lato e l'inderogabile voglia di riscatto e di indipendenza dall'altra,appelli a non fare un passo indietro e di mantenere accessibili i seggi per la tornata referendaria perché la Catalunya non ha la minima intenzione di mancare ad un voto che potrebbe cambiare la storia non solo spagnola ma anche europea(articoli di contropiano.org/news/internazionale e www.ilfattoquotidiano.it ).
Convocato il referendum d’autodeterminazione di Catalunya.
di Andrea Quaranta *
Dopo una seduta durata quasi 12 ore, il Parlamento catalano ha approvato ieri la legge che fornisce copertura giuridica al referendum d’autodeterminazione dell’1 ottobre, data già anticipata da alcune settimane dal governo della Generalitat.
Dopo una seduta durata quasi 12 ore, il Parlamento catalano ha approvato ieri la legge che fornisce copertura giuridica al referendum d’autodeterminazione dell’1 ottobre, data già anticipata da alcune settimane dal governo della Generalitat. Questo cruciale passaggio parlamentare è stato possibile grazie a un lungo processo di mobilitazione della società civile catalana (che ha portato alla formalizzazione di una maggioranza parlamentare indipendentista alle elezioni del 2015) e che ora più che mai sembra necessario per garantire la celebrazione effettiva del referendum e rendere così possibile la costituzione della nuova Repubblica.
Al momento della votazione i deputati del PP, del PSC e di Ciutadans hanno abbandonato l’aula in segno di protesta. Il referendum d’autodeterminazione di Catalunya è stato così approvato con i voti favorevoli della coalizione Junts pel Sí (formata dal PDeCAT e Esquerra Republicana de Catalunya) e della Candidatura d’Unitat Popular, l’astensione del gruppo parlamentare Catalunya Sí Que es Pot (formato da Iniciativa per Catalunya Verds, Esquerra Unida i Alternativa e Podem) e nessun voto contrario.
Nel corso del dibattito, la deputata della sinistra anticapitalista e indipendentista della CUP Anna Gabriel, ha sottolineato che coloro i quali negano il diritto all’autodeterminazione sono gli stessi che si oppongono a qualsiasi cambiamento sul terreno dei diritti sociali, consapevoli che il primo aprirebbe la porta agli altri. La deputata ha inoltre ricordato al capogruppo dei compagni di CSQP che il diritto all’autodeterminazione non può essere trattato come una questione meramente formale: così come il diritto di sciopero si conquista esercitandolo, anche quello all’autodeterminazione si consegue mettendolo in pratica, indipendentemente dalle maggioranze che si formano a Madrid o dalle minacce e gli avvertimenti legali dei Tribunali.
Ciononostante CSPQ si è astenuta, una scelta volta ad evitare la formalizzazione della rottura del gruppo, diviso tra i sostenitori del no e quelli più vicini al si. La divergenza di opinioni però è andata in scena ugualmente quando il capogruppo di CSQP (appartenente a IC e schierato per il no) ha rifiutato di dividere il tempo dell’intervento finale con i propri compagni (appartenenti a Podem e Esquerra Unida i Alternativa, tutti favorevoli al referendum sia pur con alcune sfumature) che si sono lamentati gridando: “deciderà la gente, ci vediamo il 1 ottobre!”.
da https://catalunyasenzarticolo.wordpress.com
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Referendum Catalogna, la reazione di Madrid: denunce e perquisizioni. Consulta sospende decreto di convocazione.
Il presidente Puigdemont ha chiesto ufficialmente ai sindaci di tutti i comuni catalani di confermare la disponibilità dei seggi usati abitualmente per le elezioni, i primi cittadini hanno 48 ore di tempo.
La Corte costituzionale spagnola, su richiesta del governo di Madrid, ha sospeso il decreto di convocazione del referendum di indipendenza del primo ottobre firmato la notte scorsa dal dal presidente catalano Carles Puigdemont. La consulta ha dichiarato ricevibili tutti i ricorsi presentati dall’esecutivo spagnolo contro le decisioni prese ieri dal governo e dal parlamento catalano.
Il giorno dopo l’approvazione della legge per il referendum le autorità della Catalogna sono finite nel mirino di Madrid. La Guardia Civil spagnola ha eseguito una serie di perquisizioni nel sud della regione a caccia di schede e materiale elettorale per il referendum di indipendenza del primo ottobre dichiarato “illegale” dal governo centrale. Gli agenti della polizia spagnola hanno sorvegliato una tipografia di Costanti, vicino a Tarragona, dove sospettava potesse essere stampato il materiale per il voto secessionista. Un’azione ridicolizzata dal ministro degli interni catalano l’indipendentista Joaquim Forn: “È molto divertente”.
Il procuratore capo di Madrid José Manuel Maza ha annunciato denunce penali contro il presidente Carles Puigdemont. La procura denuncerà anche i membri della presidenza del Parlament che hanno messo ai voti la legge sul referendum. Ordine è stato dato inoltre alla polizia di indagare su ogni azione “volta alla tenuta del referendum illegale”. Puigdemont ha chiesto ufficialmente ai sindaci di tutti i comuni catalani di confermare la disponibilità dei seggi usati abitualmente per le elezioni, i primi cittadini hanno 48 ore di tempo.
Il Consiglio di stato spagnolo aveva approvato il ricorso che il governo di Madrid aveva presentato alla Corte Costituzionale. Il premier Mariano Rajoy aveva convocato una riunione straordinaria del consiglio dei ministri per approvare il ricorso. Rajoy e il leader dell’opposizione il socialista Pedro Sanchez avevano confermato la loro unità di azione contro la sfida indipendentista del presidente catalano Carles Puigdemont. Il premier ha consultato anche Albert Rivera, presidente di Ciudadanos, il terzo grande partito unionista spagnolo ostile al referendum definito “illegale” da Madrid. Podemos è invece favorevole al ‘diritto di decidere’ dei catalani. Il referendum “non ci sarà. Questo voto – diceva Rajoy – non si celebrerà in alcun caso, è un un chiaro e intollerabile atto di disobbedienza alle nostre istituzioni democratiche”
A Barcellona i partiti indipendentisti, che hanno la maggioranza assoluta nel ‘Parlament’ catalano, hanno presentato formalmente con procedura urgente e richiesta di modifica dell’ordine del giorno la legge di “rottura” dalla Spagna alla plenaria dell’assemblea di Barcellona, chiedendo che venga esaminata e approvata oggi. Davanti alle contestazioni dell’opposizione unionista la presidente Carmen Forcadell ha sospeso la seduta e convocato l’ufficio di presidenza.
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