lunedì 11 settembre 2017

ENNESIME FATALITA' ANNUNCIATE


Risultati immagini per livorno alluvione
Il weekend di maltempo che ha toccato quasi tutta l'Italia ha provocato i maggiori danni e le più grandi perdite in vite umane a Livorno e nelle zone adiacenti alla città toscana che ha visto alluvioni di acqua e fango tra le più tragiche di sempre.
Fin'ora ci sono sette vittime e almeno due dispersi spazzati via dall'irruenza dell'acqua in un territorio che come del resto in Italia ha nel dissesto idrogeologico un annoso problema sul quale la misera spesa pubblica destinata a risolvere la questione stenta a portare risultati adeguati alla grave situazione.
Si è parlato anche del solito scaricabarile sulle responsabilità di questi fatti nell'articolo preso da Senza Soste(11-settembre-livorno )e di un futuro nel quale le risorse statali devono essere per forza indirizzate verso la tutela di territori fragili e non verso la distruzione di essi.

L’11 settembre di Livorno.

A Livorno l’11 settembre è, più banalmente, il giorno dopo il 10 ovvero quella data a partire dalla quale si cerca di farsi un’idea del bilancio e delle prospettive di una città dopo quanto accaduto. Si tratta di un evento che ha avuto un impatto forte sulla città, forse persino storico, e che, come tutti gli eventi di questo tipo, obbliga a ripensare il futuro.

C’è davvero da ringraziare tutti coloro che hanno fatto, e stanno facendo, il possibile, e anche l’impossibile, per essere a disposizione in una situazione del genere (per informazioni logistiche seguite la nostra pagina Facebook o quella delle Brigate di Solidarietà Attiva oltre che le pagine istituzionali).

Per quello che ci riguarda non ci mettiamo, adesso, a distribuire colpe e ragioni. In una situazione di danno e di ricostruzione è un approccio inutile. Certo, il tempo deve aiutare la comprensione collettiva dell’ampiezza del fenomeno della criticità dell’assetto idrogeologico, dei rischi reali e strutturali che vive il nostro territorio. Una cosa però ci sentiamo di dirla: la prevenzione e la cura del territorio sono i primi fenomeni a venir meno in caso di austerità dei bilanci pubblici. E’ un fatto risaputo dall’800, da quando si cominciano a sacrificare i bilanci in nome della stabilità della moneta.

E oggi questa prevenzione e questa cura sono tanto più importanti quando in grado, oltre a tutelare l’assetto idrogeologico del territorio, di produrre occupazione. E di quella buona: legata alla tutela dell’ambiente e alla salute delle persone. La differenza con una recente opera, sul territorio (indovinate quale), che è costata 900 milioni e ha prodotto 30 posti di lavoro balza agli occhi. Qui di posti di lavoro legati alla cura e alla prevenzione territoriale, realisticamente, ce ne possono essere almeno venti volte di più di quelli prodotti da “grandi” opere del genere.

Certo, ci vogliono soldi, tanti. Certo, ci vuole spesa pubblica. Certo ci vogliono vigilanza e trasparenza per evitare sprechi e l’abitudine, ben radicata in Italia, di trasformare questo genere di posti di lavoro in mangiatoie per reti clientelari disposti a tutto meno che a curare il territorio. Ma si tratta di tutto fuorché di una spesa improduttiva che genera, anzi, innovazione.

Oggi queste parole, dopo quello che è successo, sono chiare a tutti. Ricordiamocelo soprattutto per il domani. Quando l’attenzione sarà calata e i problemi veri saranno rimasti tutti sul tappeto.

Redazione, 11 settembre 2017

Nessun commento: