martedì 5 settembre 2017
ALFANO D'EGITTO
Ben lungi dall'avere la parola fine sulla vicenda Regeni,l'inutile ministro Alfano torna sulla scelta di rispedire l'ambasciatore al Cairo in una maniera che lascia trasparire l'importanza dell'enorme giro d'affari che i due paesi hanno,soprattutto per quanto riguarda l'estrazione delle risorse del sottosuolo(vedi anche:madn ma-siamo-amici-o-nemici-dellegitto? ).
L'articolo di Left(alfano-il-cameriere )parla della vergognosa gestione del caso della morte di Giulio Regeni sia da parte dell'Egitto che da parte dell'Italia,omissioni,bugie e depistaggi,in una vicenda dai contorni di una spy story che penso non abbia possibilità di una concreta ricerca della verità
Alfano il cameriere, l’Italia lo zerbino: così si frolla il cadavere di Giulio Regeni.
di Giulio Cavalli
Angelino Alfano ha strizzato il proprio povero vocabolario per difendere la scelta del governo di rispedire in Egitto l’ambasciatore italiano seppur in assenza di qualsiasi passo in avanti nella ricerca della verità sulla morte di Giulio Regeni. “L’Egitto è un partner ineludibile dell’Italia, allo stesso modo come l’Italia è imprescindibile per il Cairo” ha dichiarato ieri di fronte alle commissioni di Camera e Senato riunite ieri per fare il punto sulla vicenda.
In sostanza il Ministro agli Esteri ha preso ispirazione da Il Trono di Spade citando Stannis Baratheon: “Cos’è la vita di una sola persona di fronte a un regno?”. Nulla. Certo.
Poi è riuscito a trattare l’inchiesta del New York Times come se fosse uno spiffero di corridoio.
La chiamano “realpolitik” e invece è la codardia di chi molla il colpo fingendo che ci siano interessi più alti di una verità negata. È la solita Italia: quella che commemora con aule universitarie morti di cui non ci hanno raccontato abbastanza, provando a convincerci che davvero funzioni commemorare una storia che non ci è nemmeno stata raccontata.
Sullo sfondo c’è la Procura di Roma, incagliata in una mancata collaborazione con l’Egitto che è vergogna aggiunta alla vergogna, che ora deve farsi carico anche del peso politico, oltre che giudiziario.
Sullo sfondo gode Al Sisi, governante dalla scarsissima democrazia, che sorride mentre usa l’Italia come lettiera. C’è sempre un motivo superiore, quando i governanti non hanno il coraggio di dichiarare la resa.
Ma ve lo ricordate quando il governo egiziano ci disse che Regeni era morto in un incidente stradale? Ve lo ricordate Al Sisi quando mentì dicendo che Regeni non era conosciuto dai servizi segreti egiziani? Ecco. Non è nemmeno più indignazione: è uno scoramento, che puzza.
Buon martedì.
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