Monte dei Paschi quasi sicuramente non sarà la prima e nemmeno l'ultima banca che verrà salvata grazie all'intervento diretto dello Stato che sotto la facciata di voler salvare i risparmi di migliaia di correntisti in realtà cerca di salvare un sistema di simbiosi tra finanza e politica,economia fatta di speculazioni e di scommesse azzardate e ripetutamente perse da chi dall'alto gioca con i risparmi(pochi)dei lavoratori e fa guadagni(alti)sulla loro pellaccia senza per questo dover incorrere a sanzioni come accade nel resto del mondo.
Perché al di là dei nostri confini,esempi illustri la Germania e anche se in minor parte gli Usa,chi specula e fa rapine(senza mano armata ma più fruttuose)in maniera criminale paga di tasca sua e va in carcere a scontare pene di anni chiunque esso sia.
L'articolo di Infoaut(il-governo-salva-monte-dei-paschi )parla dell'intervento dell'esecutivo che salva se stesso,para il culo alla cassa del Pd e investe 20 miliardi di Euro per salvare i propri agganci nel mondo finanziario e capitalista,i loro lacchè(o il contrario,devo ancora capirlo),in un clima di già visto e già preventivato come già annunciato pochi giorni fa(madn mps-ad-un-passo-dal-baratro ).
Già qualche decennio addietro la nota azienda degli Agnelli sempre indebitata aveva ricevuto miliardi di Lire per evitare,anche lì la facciata,licenziamenti di massa nella Fiat,cosa poi accaduta ugualmente,ed il salvataggio di Mps ha il sapore di quell'aiuto e vorrei vedere tra qualche tempo se i risparmi siano davvero tutelati mentre la scure dei tagli al personale sarà una cosa certa.
Il governo salva Monte dei Paschi e apre alla nuova truffa sul risparmio.
Il Parlamento ha approvato il via libera all'operazione di salvataggio del Monte
dei Paschi. Su iniziativa del governo è stata autorizzata una spesa di 20
miliardi e di maggiore indebitamento sulla spesa pubblica rispetto alle
previsioni di bilancio per garantire entro il 2017 il salvataggio del Monte dei
Paschi di Siena e di altri istituti a rischio crack. Gentiloni si è spinto
laddove Renzi, dopo lo scandalo Etruria, non poteva più spingersi e così ha
deciso di aprire subito l'ombrello per le banche, incoraggiato dal mandato del
Capo dello Stato, per il quale le priorità del nuovo esecutivo risiedono nella
tutela del sistema bancario e nel calmare le acque turbolente dei
mercati.
Il piano escogitato da Renzi
con un prestito ponte gestito dalla cordata capitanata da JP Morgan e altri
grossi istituti (Credit Suisse, Bofa Merrill Lynch, Deutsche Bank, Santander) è
fallito. Insufficienti gli sforzi per coprire un fabbisogno di 5 miliardi di
capitale ricorrendo solo agli investitori privati sul mercato. Si è anche
sfilato negli ultimi giorni l'anchor investor superstite, il fondo sovrano del
Qatar, l'ultima carta di Renzi, giocata alle porte del referendum per
rassicurare i risparmiatori con la memoria fresca della truffa Etruria.
Come nemesi e continuità perfetta del duo Renzi-Boschi nel giro
di 48 ore, mentre i creditori capitanati da JP Morgan cominciavano a bussare
alle porte, Gentiloni e Padoan hanno chiesto l'autorizzazione al parlamento e
hanno dato avvio dell'operazione di salvataggio pubblico permettendo a MPS di
sforare la data del 31 dicembre, entro la quale si sarebbe dovuto concludere
l'aumento di 5 miliardi di capitale.
Con la conversione volontaria
dei bond in azioni, MPS provava ancora ad affidare alle forze del mercato il
secondo step per l'aumento di capitale. Un altro fallimento. 1,7 mld sono stati
raccolti dalla conversione a fronte dei 5 miliardi necessari. Di questi 1,7
miliardi, un miliardo deriva dalle obbligazioni subordinate in mano agli
investitori istituzionali, mentre 800 milioni dalla conversioni volontarie in
azioni delle subordinate in mano ai piccoli risparmiatori. Cifre ben sotto gli
auspici iniziali che confermano l'approfondirsi di una sfiducia nei
confronti del sistema bancario dopo il decreto SalvaBanche di un anno
fa. Un motivo, questo, confermato anche dalla costante fuga dei depositanti
nell'ultimo anno. Ieri l'istituto annunciava di disporre di liquidità solo per
altri quattro mesi: i prelievi sono aumentati vorticosamente e il titolo
nell'ultimo anno ha perso il 90% del suo valore.
Secondo le normative europee,
mentre da Bruxelles e Berlino sguardi incrociati si preoccupano allo stesso
tempo del mantenimento della stabilità del sistema finanziario e si
impensieriscono per l'aumento del debito pubblico dell'Italia, una
ricapitalizzazione con aiuto statale deve accompagnarsi al cosiddetto
Burden Sharing. Si tratta del principio della condivisione degli oneri
nella ricapitalizzazione da parte di azionisti e obbligazionisti subordinati (un
esercito di circa 40 mila piccoli risparmiatori). Sostanzialmente gli
obbligazionisti si vedranno forzosamente costretti a cedere i propri risparmi
per ristrutturare il capitale dell'istituto insieme a quanti volontariamente
avevano già convertito i propri bond in azioni ma che ora vedranno crollare il
valore dei propri titoli. Nient'altro che una procedura di
Bail-in, la quale ammette e regolarmente successivamente
rimborsi e arbitrati sui rimborsi, sui quali ad esempio, ancora combattono gli
obbligazionisti di Etruria e le altre vittime del precedente decreto Salva
Banche.
Il naufragio della strategia
di Quantitative Easing che assolveva la BCE dal ruolo mancante di prestatore di
ultima istanza, scarica sugli stati nazione il mantenimento della stabilità
finanziaria con l'onere del salvataggio del sistema bancario. Questi, a loro
volta lo scaricano sul risparmio con maggiore o minore violenza a seconda della
prossimità al campo della Kerneuropa. Le distanze tra i livelli del
dominio finanziario e le prospettive di impresizzazione e valorizzazione
individuale fondata sul circuito risparmio/investimento/ indebitamento si
contraggono violentemente, svelando un antagonismo latente di interessi in cui a
restare stritolato è uno strato intermedio di consumo e di riproduzione sociale.
A fare da garanti politici del compimento di questa erosione, nel tentativo
compresente di scongiurare il punto di rottura della crisi a catena che si
scatenerebbe con il crack di una banca troppo grossa per fallire, sono il
Partito Democratico e l'esecutivo Gentiloni. Raccogliendo il testimone del
renzismo post referendario questo esecutivo non ha davvero più alcuna promessa
da spendere, se non qualche tiepida rassicurazione. Mentre ogni garanzia sociale
è falcidiata dalle misure di spending review per il salvataggio delle banche si
concede un aumento del debito pubblico. Il rifiuto soggettivo della truffa e
l'incontro con le altre dimensioni sociali danneggiate dalle squilibrio
redistributivo insito nel salvataggio del sistema bancario, rappresentano, anche
per quei settori intermedi di classe tutelatisi attraverso il risparmio, l'unica
risorsa per il mantenimento delle proprie condizioni di vita e degli standard di
consumo e riproduzione sociale.
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