venerdì 16 ottobre 2015

IL PROCESSO AGLI ASSASSINI DI PAVLOS FYSSAS

I due articoli presi da Infoaut e riportati qui sotto parlano dell'omicidio di Pavlos Fyssas,il rapper antifascista greco ucciso il 18 settembre del 2013 per mano di un gruppo di fascisti del partito razzista Alba Dorata(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/09/greciasbirri-e-neonazi-in-galera.html )che dopo una decina di giorni vide il proprio leader Michaloliakos arrestato assieme a tanti appartenenti al partito e poliziotti conniventi.
Il primo articolo parla della reazione della madre di Pavlos che al processo contro Giorgos Roupakiàs,colui che materialmente procurò le lesioni mortali con tre coltellate al cuore,ha scagliato contro l'imputato una bottiglietta d'acqua in segno di sdegno e di rabbia.
Nel secondo si parla delle intercettazioni tra componenti di Alba Dorata dalle quali è certa la premeditazione dell'agguato con la diretta complicità del mandante individuato nello stesso Michaloliakos:inoltre ci sono pure le chiamate e le testimonianze dei poliziotti presenti appena dopo il raid mortale in cui si parla di tante persone contro poche e del fatto che Pavlos fosse tenuto da tre fascisti mentre Roupakiàs infieriva con i colpi fatali.
 
La madre di Pavlos scaglia bottiglietta contro assassino nazista.
 
Oggi si è svolta un'altra udienza relativa all'omicidio del compagno greco e rapper antifascista Pavlos Fyssas, in arte Killah P., accoltellato a morte il 18 settembre di due anni fa dai fascisti di Alba Dorata. Durante l'udienza di oggi la mamma di Pavlos è stata chiamata a testimoniare. Dichiarazioni che giungono nette e solide da parte della madre del giovane ucciso, che accusa direttamente i vertici del partito di estrema destra, in particolare il leader del partito Nikos Michaloliakos, ritenuto il mandante dell'omicidio.
Trovandosi ancora una volta faccia a faccia con i responsabili, mandanti ed esecutori dell'assassinio, la madre di Pavlos ha scagliato contro le loro facce sporche e putride una bottiglia di plastica. Il gesto ha espresso non solo disprezzo ma soprattutto rabbia, un atto che verrà ricordato a lungo, soprattutto da chi quella bottiglia in faccia l'ha ricevuta. Una bottiglietta in faccia lanciata all'assassino del proprio figlio non dovrebbe quindi destare scalpore nei quotidiani che in queste ore fanno uscire la notizia, bensì far riflettere sulla dignità umana di una donna che non potrà di certo avere il proprio figlio indietro attraverso i banchi di un tribunale, ma che continua a dimostrare la sua forza e la sua consapevolezza.
7 ottobre 2015
 
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Come fu organizzato l'omicidio di Pavlos Fyssas.
 
Ore 00.01.47:Centrale, vediamo alcuni individui che inseguono…di Alba Dorata, inseguono delle persone in via Tsaldari. Li vogliono prendere.
 
Ore 00.05.20: Centrale, una persona è…ha…è coperta di sangue, forse per una coltellata. Ci ha detto di essere stata aggredita da un’altra persona…
Ore 00.05.43: Centrale, siamo in via Tsaldari, Panaghì Tsaldari 62. Sia il ferito che la persona da lui indicata come aggressore sono Greci.
Ore 00.06.33: Centrale, mandate un’ambulanza. Il ferito è stato probabilmente accoltellato al cuore. Ora ha perso i sensi.
Le comunicazioni radio dei poliziotti presenti sul luogo del delitto sono eloquenti. L’aggressione che si concluse con l’omicidio di Pavlos Fyssas nella mezzanotte tra il 17 e il 18 settembre 2013 era stata pianificata. La squadraccia di Nikea si radunò davanti alla sede della sezione locale e poi, a bordo di moto e automobili, si diresse verso Keratsini e la caffetteria «Korali».
Il bersaglio della quarantina di albadorati era una comitiva di giovani che stava uscendo dalla caffetteria. I componenti della squadraccia aggredirono le loro vittime armati di bastoni, spranghe, caschi e tirapugni. Durante l’aggressione, sull’altra corsia di via P. Tsaldari, a un certo punto apparve una Nissan Almera grigio metallizzato.
Il guidatore scese dall’auto e con un coltello sferrò tre colpi fatali a uno dei giovani che, secondo la testimonianza giurata di un poliziotto, era tenuto fermo da altri albadorati. Pavlos Fyssas, 34 anni, noto nella zona per il suo antifascismo, indicò il suo assassino in Ghiorgos Roupakiàs, poi esalò l’ultimo respiro.
Subito dopo l’omicidio, il 19/9/2013, Michaloliakos si affrettò a smentire che Roupakiàs fosse un albadorato, sostenendo che «il 45enne era solo un “passante” nelle settanta sedi di Alba Dorata. Non era un membro…», mentre Kassidiaris in Parlamento dichiarò: «Vorrei esprimere il mio dispiacere e condannare l’episodio di ieri, un atto criminale: l’omicidio avvenuto a Keratsini…
Sia chiaro, Alba Dorata non ha assolutamente alcun rapporto con questo episodio e condanna fermamente l’accaduto». Nell’ottobre del 2013 M. Arvanitis arrivò addirittura a dire al «Nouvel Observateur»: «l’assassino di Pavlos Fyssas non è un albadorato. È un comunista, che si è infiltrato nel nostro partito per compiere l’omicidio e farsi arrestare»!
Roupakiàs naturalmente non solo non era un semplice “passante” nelle sedi di Alba Dorata, ma era un membro importante della sezione di Nikea, di cui era il responsabile amministrativo, come risulta dall’elenco delle sezioni redatto dalla stessa A.D. D’altronde, lo stesso Roupakiàs nella sua deposizione davanti agli inquirenti I. Klapa e M. Dimitropoulou (14/4/2014) ha dichiarato: «ho rivolto un saluto alla sezione di Sparta come cassiere della sezione di Nikea, almeno così mi aveva presentato Gheorghios Patelis, caposezione di Nikea, perché Gheorghios Tsakanikas non era presente».
Nell’estate del 2013 nella sede della sezione locale di Sparta Roupakiàs prese la parola prima che fosse data a I. Kazantzoglou, responsabile dell’attività politica dell’organizzazione locale di Nikea, e disse: «La strada che abbiamo scelto di percorrere è difficile e in salita…ma sappiamo molto bene che albadorati non si nasce né si diventa. Albadorati si muore».
Roupakiàs pronunciò il suo emozionante (per i presenti) discorso davanti al caposezione Patelis, che applaudì le sue parole. L’assassino di Pavlos Fyssas inoltre appare in una serie di fotografie e di video mentre partecipa a gite, manifestazioni, raduni, campeggi della sezione locale di Alba Dorata.
Di solito indossa pantaloni mimetici, stivali e la maglietta nera dell’organizzazione nazista. Ma c’è anche il messaggio inviato dalla sezione di Nikea al cellulare dell’albadorato K. Korkovilis (15/7/2013): «alle 14.00 uomini, donne, gioventù in sede, importante. Vi prego di informare Roupakiàs…»; mentre un altro accusato, G. Dimou, riferì (dichiarazione del 4/10/2013) che «durante una distribuzione di generi alimentari di A.D. a Nikea, mi presentarono Roupakiàs come il responsabile di quella manifestazione».
La prima telefonata
Ovviamente, l’omicidio commesso da Roupakiàs non fu un evento fortuito, ma l’esito dell’aggressione pianificata e attuata da Alba Dorata. Tutto iniziò la sera del 17 settembre 2013, nella caffetteria «Korali», dove, oltre alla comitiva di Pavlos Fyssas, si trovavano anche alcuni membri di Alba Dorata.
Nella caffetteria c’erano Ioannis Angos, responsabile della sicurezza della sezione di Nikea, e Leon Tsalikis. Alcuni testimoni oculari, amici di Pavlos Fyssas, quella sera videro anche Anastasios Michàlaros uscire dalla caffetteria. Lo stesso Michàlaros appare anche nel video in cui Lagòs annuncia in sostanza l’aggressione ai sindacalisti del PAME a Pèrama, avvenuta solo cinque giorni prima dell’omicidio di Pavlos Fyssas.
Nonostante all’inizio l’avesse taciuto, Angos confermò, durante la sua deposizione ai magistrati (1/11/2013), di essere stato l’autore della telefonata (alle 23.19) al suo superiore gerarchico, responsabile dell’attività politica della sezione locale, I. Kazantzoglou, per informarlo della presenza della comitiva di P. Fyssas nella caffetteria. Angos assicurò di non aver chiesto l’intervento di nessuno, ma di aver semplicemente riferito a Kazantzoglou che la comitiva di Fyssas lo disturbava e che lo stesso non sa «cosa abbia pensato Kazantzoglou e perché sia andata com’è andata».
Comunque, Angos era particolarmente attivo al telefono quella sera. Nei tabulati telefonici sono registrate conversazioni con membri dalla sezione locale di Nikea, poco prima e poco dopo l’omicidio.
Il caposezione Patelis, con il grado più alto nella scala gerarchica della sezione di Nikea, conferma che Kazantzoglou gli telefonò pochi minuti dopo la conversazione di quest’ultimo con Angos (deposizione del 28/2/2014), anche se assicura che la conversazione riguardava la distribuzione di volantini in vista dell’imminente comizio di Michaloliakos a Nikea. Poi, circa alle 23.30, Patelis mandò un messaggio ai membri dalla sezione di Nikea.
Come risulta dal telefono cellulare di Kazantzoglou, trovato dopo l’omicidio nella macchina di Roupakiàs e sequestrato, il messaggio diceva: «Tutti in sede. Chi è vicino. Non aspetteremo chi non è nei paraggi. Adesso». Patelis ammette di aver mandato i messaggi (28/2/2014), ribadendo ancora una volta che stava organizzando il volantinaggio.
Andiamo in battaglia
Ma la versione di G. Dimou è diversa. Come risulta dalla sua deposizione (4/10/2013), appena ricevuto il messaggio chiamò Roupakiàs per sapere il motivo della convocazione sotto la sede. Roupakiàs gli rispose che avrebbe chiesto e lo avrebbe richiamato; poi chiamò Patelis, che gli ordinò di dirigersi in sezione entro 10 minuti.
Arrivato lì, Dimou trovò la sede chiusa e vide per strada alcune motociclette con a bordo albadorati vestiti con indumenti militari, e uno di questi gli disse: «Stiamo andando in battaglia. Hanno preso due dei nostri, andiamo a liberarli». Ma anche Roupakiàs dichiarò (10/10/2013) che quando arrivò alla sede, dopo la conversazione con Dimou, vide alcuni albadorati in moto, tra cui anche Patelis e Kazantzoglou, e che quest’ultimo gli disse: «Hanno aggredito uno dei nostri a Keratsini».
Athanassios Tsorvas, membro della sicurezza della sezione locale di Nikea (deposizione del 14/10/2013), rivelò che l’appuntamento sotto la sede di Nikea era stato organizzato con messaggi scritti. Il 17 settembre 2013 ricevette il messaggio di Patelis e chiamò suo cugino Nikolaos Tsorvas, che aveva ricevuto lo stesso messaggio.
I due albadorati arrivarono alla sede di Nikea e lì vicino videro le moto e le automobili dei loro camerati, che si stavano già dirigendo in colonna verso Keratsini. Riconobbero l’automobile di Roupakiàs, che seguirono fino al luogo dell’omicidio. Dopo l’arresto di Roupakiàs, Tsorvas provò a comunicare con l’assassino per sapere cosa fosse successo, e con Patelis, che gli rispose «attacca e non richiamare».
Desta particolare interesse la dichiarazione del 4/2/2014, con cui in sostanza Tsorvas confermò che l’aggressione era stata pianificata: «Non l’ho capito fino a quel momento. Non ho pensato che alla fine con quel messaggio ci avevano ordinato di partecipare all’aggressione; ci sono andato solo per curiosità, e perché volevo aiutare quelli di Alba Dorata».
Dopo il suo arresto, Roupakiàs ebbe una conversazione con Patelis. Come rivelò lo stesso caposezione (3/10/2014), Roupakiàs gli telefonò circa 20 minuti dopo l’accaduto «e io pensai di avvisare subito il mio superiore, Ioannis Lagòs». In effetti Lagòs è il responsabile delle sezioni della zona del Pireo, come da lui stesso dichiarato (2/10/2014).
Il caposezione Patelis
La serie di messaggi inviati da Patelis ai membri della sezione di Nikea, in cui ricorre la formula «ordine di Lagòs», è un altra prova della struttura gerarchica dell’organizzazione nazista. Nel messaggio del 13/9/2013, il giorno dopo l’aggressione ai sindacalisti del PAME, in cui si invitavano i membri a essere pronti a recarsi alla sede di Pérama, c’è la nota: «ordine di Lagòs»; come nel messaggio (1/6/2013) che diceva «non deve andare storta, c’è in mezzo anche Lagòs», o quello del 15/2/2013: «SOS 6 persone per domani. Ordine di Lagòs».
Dimou ha dichiarato che dopo l’omicidio di Pavlos Fyssas, il 19/9/2013, il cassiere della sezione di Nikea G. Tsakanikas lo chiamò al telefono e gli disse che Lagòs voleva vederlo. Alla fine Dimou non incontrò Lagòs nella sede centrale di A.D., ma si incontrò nella sede di Nikea con Tsakanikas, che minacciò lo stesso Dimou e la sua famiglia, facendogli pressioni per non mettere in mezzo la sezione di Nikea, e perché dicesse che era stato lui a chiamare Roupakiàs sul luogo del delitto. Tsakanikas (11/3/2014) ha smentito le accuse di Dimou, ma ha confermato che l’incontro tra i due c’è effettivamente stato, con l’”incoraggiamento” di Lagòs.
Lagòs, come da lui stesso confermato (2/10/2013), la sera del 17/9/2013 scambiò una serie di chiamate con Patelis, in un arco di tempo che va dalle 21.20 alle 02.44, prima e dopo l’omicidio. Sette chiamate, effettuate e ricevute da Patelis, registrano quanto accaduto tra le 23.26.56 e le 23.50.21. In questo intervallo di tempo l’aggressione viene pianificata e attuata. Conversazioni di Lagòs con Patelis e Tsakanikas sono avvenute anche nei giorni successivi (19/9, 20/9, 22/9 con Patelis, 23/9 con Tsakanikas).
Lagòs assicura che l’unico argomento di conversazione con Patelis il giorno dell’omicidio fu l’imminente visita di Michaloliakos a Nikea. Anche il Capo Michaloliakos conferma. Risultano anche due chiamate di Michaloliakos a Lagòs, e di Lagòs a Michaloliakos avvenute alle 00.37, cioè circa 40 minuti dopo l’omicidio.
Ma anche la mattina del giorno seguente (18/9/2013), dalle 10.30 alle 12.37, il telefono fisso di Patelis ha ricevuto tredici chiamate da un fisso intestato a Nikolaos Michaloliakos, mentre alle 12.21 Patelis chiamò un altro fisso, sempre intestato al Capo.
Michaloliakos, nella sua deposizione al Tribunale di primo grado di Atene (2/10/2013), ha assicurato che le chiamate sono state fatte dalla sede di A.D. in via Mesoghìon, da cui era assente, e ha dichiarato di essere stato informato dell’accaduto a mezzogiorno del giorno dopo l’omicidio. Ma se prendiamo in considerazione quanto dichiarato da Patelis, cioè che circa 20 minuti dopo l’omicidio parlò con Roupakiàs e informò subito il suo superiore, allora Lagòs sapeva cos’era successo quando parlò con Michaloliakos. Chi crederebbe mai che Lagòs non abbia informato il suo Capo?

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