giovedì 16 novembre 2017
LE SCHERMAGLIE TRA ITALIA ED UE SUI CONTI
Per la serie di quando la replica è ancora peggio della provocazione e/o minaccia ecco che l'inutile premier Gentiloni si compiace di una presunta superiorità dell'Italia verso altri Stati membri dell'Ue affermando che il belpaese non è più fanalino di coda rispetto alla crescita dei prossimi anni.
Credo si riferisca alla Grecia come minimo,e senza avere nulla contro gli ellenici è ben magra consolazione visto la loro situazione più che disperata,essendo divenuti ormai una nazione che di suo ha ancora ben poco.
Negli articoli proposti il primo di Contropiano(katainen-spara-gentiloni-minaccia-mandare-la-troika )racconta del primo passo fatto dall'Europa dalla voce di Katainen,ex premier finlandese e ora vicepresidente della commissione europea per il lavoro, la crescita, gli investimenti e la competitività nella commissione targata Junker,che minaccia di commissionare l'Italia per inadempimenti economici a breve e medio termine.
Nel secondo(corriere gentiloni-risponde-ue-l-italia-non-piu-fanalino-coda )la risposta da asilo di Gentiloni che dice che il meno peggio è un virtuosismo in un periodo come questo,sottolineando un periodo di crescita anche se caratterizzato da sempre più disoccupati!
Credo che i due personaggi in questione e fondamentalmente chi rappresentino,Italia ed Ue,siano due politici alle corde che giocano col futuro dei cittadini italiani sempre più sull'orlo del collasso e quindi da accantonare al più presto,con l'appunto che da noi serve al più presto un referendum sull'adesione dei trattati con l'Europa.
Katainen spara su Gentiloni e minaccia di mandare la Troika.
di Sergio Scorza
La CE smorsa l’entusiasmo del governo Gentiloni sulla “ripresa economica italiana” (PIL: +1,8% su base annua). Il numero due della Commissione Europea Katainen accusa: ” Roma non sta dicendo la verità sui conti pubblici perché ci sono le elezioni”. Al di la di qualsiasi valutazione sul contenuto della manovra finanziaria (DEF)di Gentiloni-Padoan, qui si sta parlando di uno sforamento dello 0,2% del famigerato rapporto deficit-PIL che corrisponde ad una cifra che supera di poco i 3 miliardi! Ma insomma, un paese come l’Italia che ha una spesa pubblica di 850 miliardi di euro l’anno viene inchiodato a causa di 3 miliardi? E’ follia pura.
Ma cosa vuole davvero la #UE dall’Italia? Vuole altri tagli alla spesa pubblica, altrimenti ci manda la Troika a commissariarci. E tanto per chiarire, minaccia le maniere forti, tipo, una nuova crisi del debito con una fuga dello spread come quella del 2011.
Comunque vada quest’assurda storia dello 0,2%, da un po’ di tempo, quelli di Bruxelles non perdono occasione di far capire che la resa dei conti finale con l’Italia è solo rimandata.
D’altronde, alla fine del 2017 è prevista la ratifica del famigerato “Fiscal Compact” approvato, in tutta fretta, nel 2015, dal governo Monti che costringerà, a partire dal 2018, l’Italia ad “impiccarsi” ad una riduzione della spesa da 50 miliardi l’anno con l’imposizione di un avanzo di bilancio pari al 3,5% del PIL. Altro che fine dell’austerity e/o riduzione delle tasse, come pare predicare qualche renziano in piena trance pre-elettorale.
Se quel trattato non viene cancellato, ci aspettano 20 anni terribili che peraltro nessun governo sarebbe in grado da gestire se non dichiarando lo stato d’assedio. Di certo, sarebbe la pietra tombale per qualsiasi velleità di ripresa economica per un paese già moribondo come l’Italia.
E poi incombono quella “clausole di salvaguardia” lasciate in eredità a Gentiloni da Renzi, con la legge di stabilità del 2015, che consistono in un incremento automatico delle aliquote IVA e delle accise che, nel 2016, in virtù della così detta “flessibilità” ottenuta in sede europea, furono modificate senza tuttavia intaccare gli aumenti automatici delle imposte indirette per 15,1 miliardi nel 2017 e 19,6 miliardi dal 2018.
Insomma, con questa ipoteca l’Italia può solo organizzare, già da ora, il proprio funerale.
La gabbia di ferro della UE funziona così: si stringe intorno ai suoi popoli facendoli morire un po’ alla volta. Possiamo girarci intorno quanto vogliamo ma non ce n’è: l’unica speranza di sopravvivere è romperla, al più presto possibile.
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La replica.
Gentiloni risponde alla Ue: «L'Italia non è più il fanalino di coda»
Le parole del premier in risposta al monito del vicepresidente della Commissione Ue che ha dichiarato: «I conti dell'Italia non migliorano»
di Redazione Online
«Non siamo più il fanalino di coda in Europa, ci sono alcuni paesi europei che avranno una crescita inferiore». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica. «Ma la crescita non basta, non è la soluzione ma è un’opportunità. I dati positivi della crescita non sono una medaglia da esibire ma un’opportunità», ha aggiunto il premier.
Le parole di Gentiloni arrivano come una risposta a distanza a quanto dichiarato dal vicepresidente della commissione Ue Jyrki Katainen che martedì ha dichiarato che «i conti dell'Italia non stanno migliorando». Secondo diverse fonti la Ue si sta preparando a un richiamo formale verso Roma. La lettera che Bruxelles si appresta a inviare a Roma riguarda la legge di bilancio del 2018: la commissione chiederà maggiori impegni formali sul miglioramento dei conti pubblici e ulteriori chiarimenti.
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