venerdì 24 novembre 2017
ARTISTI PRO E CONTRO IL BDS
Da anni si è creata una rete di artisti legati principalmente al mondo musicale e che aderiscono alla campagna BDS(Boycott,divestment,sanctions-boicottaggio,disinvestimento,sanzioni)che è contro la politica israeliana di annichilimento e oppressione contro i palestinesi.
Uno dei primi aderenti all'iniziativa fu Roger Waters(madn roger-waters-e-la-palestina )con una lista denominata Artists for Palestine(vedi:theguardian cultural-boycott-israel-starts-tomorrow )cui si unirono presto altri nomi legati alla musica internazionale che hanno da anni boicottato Israele cancellando o non includendo tappe dei loro tour per protestare contro la carneficina fisica e mentale verso la Palestina.
Nell'articolo la presa di posizione di Nick Cave(che rilascia proprio dei bad seeds)che non solo non aderisce,comunque è un fatto personale e professionale che non chiede e comporta nessun obbligo se non quello dato dalla propria moralità,ma organizza un concerto a Tel Aviv per prendere posizione contro i musicisti che aderiscono alla lista legata a BDS.
Un atteggiamento spavaldo e provocatorio cui lo stesso Waters che Brian Eno hanno voluto dare risposta in quanto Israele da sempre investe una moltitudine di denaro in propaganda culturale sia per lavarsi la coscienza che per per mostrare un'immagine pulita del paese mediorientale(come accadrà per il Giro d'Italia 2018,ma ci saranno modi per approfondire la questione).
Articolo preso da Contropiano:cultura-news .
Le batterie scariche di Nick Cave sul boicottaggio culturale di Israele.
di Rino Condemi
La straordinaria efficacia della campagna Bds (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) verso Israele per la sua politica di oppressione contro i palestinesi, si può verificare anche dalle reazioni che produce in ambienti di solito lontani dall’agone dello scontro politico.
Alcuni giorni fa il controverso musicista Nick Cave aveva indetto una conferenza stampa per spiegare perché intende suonare in Israele e schierarsi apertamente contro il movimento BDS, dicendo che non avrebbe partecipato a nessun boicottaggio di Israele, come richiestogli da una icona della musica rock come Brian Eno fondatore insieme a Roger Waters di Artisti per la Palestina. “Circa 3 anni fa ho ricevuto una lettera da Brian Eno che mi chiedeva di firmare una lista chiamata Artists for Palestine. Mi ha mandato questa lista e io sentivo, istintivamente, che non volevo firmarla, c’era qualcosa che mi puzzava, quindi ho risposto e ho detto “non mi piacciono le liste, non voglio firmare la tua lista”, e mi sono reso conto che non stavo firmando la lista ma non stavo nemmeno suonando in Israele, e questo mi ha fatto sentire codardo” ha detto Nick Cave “Così dopo molti pensieri e considerazioni, ho chiamato i miei collaboratori e ho detto “Faremo un tour in Europa e includeremo Israele”, perché all’improvviso è diventato importante per me prendere posizione contro quelle persone che vogliono zittire i musicisti, bullizzarli, censurarli e silenziarli”.
Nick Cave si è scagliato contro Brian Eno, che ha prontamente risposto con un comunicato a tono: “L’argomentazione del movimento BDS è abbastanza semplice: Israele ha usato costantemente lo scambio culturale come forma di propaganda per migliorare l’immagine del proprio paese e per mostrare ‘il suo volto migliore’ ai ministeri degli esteri degli altri paesi. Il BDS sta semplicemente chiedendo agli artisti di non farsi strumentalizzare da questa propaganda politica. Non ha niente a che vedere con il censurare gli artisti – un’accusa che trovo difficile accettare in un contesto in cui milioni di persone vengono zittite in maniera grottesca. Israele spende centinaia di milioni di dollari in propaganda e insieme a coloro che definiscono queste iniziative come antisemite, danno un quadro inesatto di quello che effettivamente accade”.
Tra gli artisti più rappresentativi della rete Artisti per la Palestina figura Roger Waters, storico pilastro dei mitici Pink Floyd, il quale aveva chiesto anche a Cave – così a molti altri artisti – di non esibirsi in Israele come forma di pressione contro l’apartheid israeliano verso i palestinesi. Anche l’ex Pink Floyd ha risposto per le rime a Cave: “Nick crede si tratti di censurare la sua musica? Cosa? Nick, con tutto il dovuto rispetto, la tua musica è irrilevante se messa in relazione al problema principale, così come la mia o quella di Beethoven, non riguarda la musica, ma i diritti umani. […] E se qualcuno venisse a demolire la tua casa? Se invadessero il tuo paese? Le tue città venissero rase al suolo per costruire stadi per gli invasori per poi promuovervi concerti pop? E se sette milioni dei tuoi fratelli e sorelle vivessero in campi di rifugio? Vittime della soppressione etnica? Scambieresti il problema con la tua ossessione per la censura alla musica? Comunque, guardando uno dei siti di informazione di Israele, sono stato rimandato a un tuo video, che termina con questa frase: “Sediamoci assieme nell’oscurità fin quando arriverà il momento”. Nick, il momento è arrivato ed è passato, tu l’hai mancato e se in futuro vorrai riemergere dall’oscurità, tutto quello che dovrai fare è aprire gli occhi. Noi, alla BDS, saremo qui a darti il benvenuto nella luce”.
Dopo i Radiohead anche Nick Cave diventa un musicista di cui le nostre orecchie e le nostre passioni musicali possono cominciare a fare a meno.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento