martedì 10 gennaio 2017

DUE DI PICCHE


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La batosta in salsa europea presa dal Movimento 5 stelle non ha paragoni storici nella seppur relativamente breve vita del Parlamento europeo sia per i contenuti che soprattutto per le modalità che Grillo e Casaleggio con la solita arroganza hanno operato al di sopra di tutti gli adepti.
Perché dietro la solita facciata della democrazia diretta e della trasparenza in tutta fretta i grillini ieri sono dovuti precipitare al sacro blog per votare una cosa che il gatto e la volpe avevano già deciso per conto loro il 4 gennaio scorso.
E ciò contro il parere degli stessi europarlamentari del M5stelle e di buona parte degli iscritti che tuttavia da un giorno all'altro come pecoroni in maggioranza hanno deciso che da ieri stare in Europa e di sottomettersi alla moneta unica va bene.
Perché l'addio a quella che secondo me era la casa giusta per loro,quella dell'Efdd dell'Ukip di Farage,per approdare ai liberali,inconsistenti e pronti a sventolare come banderuole al vento che tira dell'Alde è stata molto criticata dagli ex euro alleati,è la dimostrazione che i politici grillini non sono solo pasticcioni"a casa loro"ma anche in Europa.
Fatto sta che personalmente ero già dubbioso per la supponenza di Grillo che senza essere stato invitato si era autoproclamato come candidato per approdare all'Alde con questi ultimi che hanno effettivamente dato il due di picche da parte del capogruppo Guy Verhofstadt che semplicemente afferma che il movimento non ha molti punti in comune col loro programma.
La deficienza di democrazia all'interno del gruppo di Grillo non è un problema che esce fuori oggi,e nonostante la sinistra al momento non sappia esprimersi al meglio e su questo bisogna fare montagne di autocritica,la porta in faccia dell'Alde ai pentastellati potrebbe creare un'emorragia consistente tra gli iscritti ed i simpatizzanti che se non attratti dalla destra più estrema potrebbero confluire verso lidi opposti(solo dopo un grande esame di coscienza).
Quello che afferma Grillo con il patetico"abbiamo fatto tremare il sistema"in realtà è la non consapevolezza di aver fatto ridicolizzare un gruppo di persone che ancora ciecamente segue il pifferaio di Hamelin che li farà naufragare in mala maniera.
Articoli presi da Left(gli-europeisti-dellalde )e Contropiano(liberali-unionisti-filo-euro ).

Gli europeisti dell’Alde chiudono la porta in faccia al M5s.

Ilaria Giupponi
Niente,non li vogliono. Dopo il niet dei Verdi, il Movimento 5 stelle europeo deve incassare anche il no dell’Alde. Il motivo: troppa difformità di intenti. «Sono arrivato alla conclusione che non ci sono sufficienti garanzie di portare avanti un’agenda comune per riformare l’Europa», ha dichiarato il capogruppo, Guy Verhofstadt, aggiungendo che «non c’è abbastanza terreno comune per procedere con la richiesta del Movimento 5 Stelle di unirsi al gruppo Alde». Certo, questo il presidente del gruppo lo sapeva anche quando, il 4 gennaio, ha redatto i quattro punti dell’accordo. Ma l’opposizione dei componenti, francesi in primis, evidentemente hanno fatto cambiare idea a Verhofstadt. Che sentenzia: «Rimangono differenze fondamentali sulle questioni europee chiave».
Differenze che i militanti del Movimento 5 stelle avevano mandato giù, loro si, pur di far parte del gruppo. Inclusa l’intesa sulla moneta unica. A votare per l’addio – sofferto, come testimonia la lettera di Grillo al leader dell’Ukip – al gruppo di Nigel Farage, il 78,5 per cento degli iscritti al portale (31.914 persone). Ingoiando non solo il carattere europeista dei liberali, ma anche posizioni in netto contrasto alla linea Cinquestelle, come nel caso del Ttip.
Non l’ha presa bene, Grillo, che sul blog pubblica un post dal titolo L’establishment contro il Movimento 5 stelle. «L’establishment – scrive – ha deciso di fermare l’ingresso del Movimento 5 Stelle nel terzo gruppo più grande del Parlamento europeo. Questa posizione ci avrebbe consentito di rendere molto più efficace la realizzazione del nostro programma. Tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi. Abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima. Grazie a tutti coloro che ci hanno supportato e sono stati al nostro fianco. La delegazione del Movimento 5 Stelle in Parlamento europeo continuerà la sua attività per creare un gruppo politico autonomo per la prossima legislatura europea: il Ddm (Direct Democracy Movement)», conclude.
Ma certo, è un boccone amaro. La figuraccia, grossa e internazionale, è fatta e gridare al complotto non aiuta, anzi, peggiora. E anzi, è «è la toppa peggiore del buco», come scrive stamattina Giulio Cavalli nel suo buongiorno. Una pezza tenta di metterla anche Alessandro Di Battista, che ieri sera a Otto e mezzo parla del Movimento come «corpo estraneo», e citando Di Maio, giustifica: era un accordo tecnico, l’ideale per noi sarebbe un gruppo autonomo. Che però, non si può fare.
Ora, nonostante le rassicurazioni del politico belga, si apre un problema non da poco per i pentastellati europei. Certo, «nelle questioni degli interessi condivisi, come l’ambiente, la trasparenza e la democrazia diretta, il gruppo Alde ed il Movimento 5 Stelle continueranno a lavorare strettamente insieme», ha affermato Verhostadt. Ma se – come si presume – i Cinquestelle dovessero ricollocarsi nel gruppo dei non iscritti, il danno sarà notevole. Cosa che potrebbe far rivoltare contro il decisionismo del leader, una grossa fetta della base, già contraria al passaggio e titubante sulla votazione piovuta dall’alto senza preavviso. Sul blog, da ieri fioccano i commenti degli utenti, contro la figuraccia ma soprattutto alla ricerca di un responsabile. E c’è già chi chiede le dimissioni dell’europarlamentare David Borrelli, ritenuto il deus ex machina dell’operazione. Anche fra i parlamentari di peso, come trapela dal Fatto Quotidiano. Per lui, il fedelissimo della prima ora, fino a ieri co-presidente del gruppo Efdd, era stata messa sul piatto perfino la vicepresidenza dell’Alde e con la candidatura di Verhofstad alla presidenza del Parlamento europeo, chissà, anche qualcosa di più.
Adesso come reagiranno gli altri 16 eurodeputati, la maggior parte dei quali tenuta all’oscuro dei  negoziati e soprattutto contraria al passaggio?

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Liberali, filo-euro, ma rifiutati. Il testo della svolta imposta da Grillo.

di Federico Rucco.
Ultim'ora. Poco fa, nel tardo pomeriggio di oggi,  il capogruppo dell'Alde, Guy Verhofstadt, ha annunciato la rinuncia all'alleanza con il M5S.
"Sono arrivato alla conclusione che non ci sono sufficienti garanzie di portare avanti un'agenda comune per riformare l'Europa" ha dichiarato l'ex premier belga aggiungendo che "non c'è abbastanza terreno comune per procedere con la richiesta del Movimento 5 Stelle di unirsi al gruppo Alde. Rimangono differenze fondamentali sulle questioni europee chiave".

A quanto pare, il "sistema europeo" non ritiene sufficiente la semplice firma sotto un documento, visti i precedenti.
 
Il testo dell'accordo tra Beppe Grillo e Guy Verhofstadt, in doppia versione – italiano e inglese -, è quanto di più lontano si possa leggere dallo "spirito grillino". Del resto l'Alde (Alliance of Liberals and Democrats of Europe) è il gruppo parlamentare di Starsburgo più incolore, anonimo, privo di connotazioni effettivamente distinguibili dagli altri gruppi storici "istituzionali".
Al simil-referendum tenuto online, in tempi strettissimi, hanno partecipato 40.654 iscritti certificati, il 78,5% dei quali (poco più di 30.000 persone) ha approvato la scelta. Di cui peraltro non aveva mai sentito parlare fin quando non è stata messa ai voti. Poco tempo per pensarci (24 ore circa) per una collocazione europea che certamente non è mai stato il tema più discusso tra gli esponenti Cinque Stelle. Mentre è noto che gli elettori pentastellati erano stati tra l'altro attirati dalla retorica anti-Bruxelles e anti-euro imperante fino a qualche mese fa.
Non c'è solo la collocazione dentro il finto parlamento di Strasburgo (non si fanno leggi lì dentro) a motivare una scelta così sorprendente. C'è soprattutto la necessità di presentarsi al panorama politico continentale con i tratti ideologici di una forza "affidabile", molto meno "populista" di quanto affermato dai suoi nemici italiani. Insomma, meno somigliante nei toni e nella collocazione a Lepen e Salvini, e forse più in linea con la tradizione liberal-pannelliana.
La prospettiva di vincere le prossime elezioni politiche hanno dunque spinto il vecchio ex comico a cercare un profilo meno "estremo", meno "antisistema", per non doversi trovare di fronte -all'indomani della possibile vittoria –  lo stesso plotone di esecuzione che ha accolto la Grecia di Tsipras.
Una mossa comprensibile ma probabilmente suicida. Solo quell'insistito bagaglio "antisistema", condito sul piano pratico col rifiuto di alleanze politiche con qualsiasi altro partito, aveva in effetti persuaso quasi un terzo dell'elettorato a ritenere i Cinque Stelle un movimento "diverso", puro e opposti ai vecchi politicanti democristiani, socialdemocratici e – ovviamente – liberali. Reggerà questa immagine alla prova della "responsabilità" – subordinazione – di fronte ai diktat dell'unione Europea?
Improbabile, anche se certo a Grillo non manca la spregiudicatezza. L'adesione o no all'Unione Europea, l'accettazione piena o il rifiuto delle sue regole e trattati, oltre che della sua moneta unica, è del resto l'unico tema su cui si gioca il carattere "sovversivo" o meno di una forza politica. In Italia e in Europa. Passare dagli scombiccherati farfalloni dell'Ukip al grigio liberalismo strasburghese è perciò qualcosa di molto più serio di un semplice "cambio di settore" in un emiciclo privo di potere. E' un salto di barricata, tra chi cerca di rompere certe regole soffocanti e chi le accetta, sia pure per "riformarle".
Il testo di Grillo e Verhofstadt è un brodino semifreddo di frasi fatte, in stretto dialetto brussellese, pieno di frasi pindariche interpretabili molto liberamente. Ma una cosa, almeno, è chiarissima:
Troppi dei nostri cittadini vedono l'Unione europea come parte del problema, come una guida indiretta dietro la globalizzazione incontrollata che viene percepita come beneficio solo di alcuni. Mentre in realtà dovrebbe essere il contrario.
La sgrammaticatura logica è violenta: "i cittadini vedono l'Unione Europea come parte del problema", uno strumento che polarizza ricchezze ed esalta disuguaglianze. E non si dice neanche che si stiano sbagliando, in questa "visione", semplicemente "così non dovrebbe essere". E' così, insomma, ma "bisognerebbe cambiare" questo edificio.
Come? Con le "riforme".
Quali? Quelle contenute nei trattati. Ossia quelle che hanno creato l'attuale polarizzazione sociale nella crisi, impoverendo i poveri e arricchendo i ricchi.
Ma sarebbe inutile cercare di "inchiodare" il documento a una presa di posizione limpida (a parte l'europeismo e la difesa della moneta unica). La neolingua brussellese è fatta per scivolare nelle orecchie e negli occhi senza lasciare traccia, un po' come fanno quei venditori porta-a-porta, di cui non riesci mai a capire cos'è che stanno vendendo, ma comunque sia sei tu che devi comprartelo.
Buona lettura…
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"Alde e il Movimento 5 Stelle (M5S) condividono i valori fondamentali di libertà, uguaglianza e trasparenza. Entrambi vediamo l'individuo come l'elemento centrale della società e al tempo stesso promuoviamo un'economia aperta, la solidarietà e la coesione sociale come presupposti per le persone a raggiungere il loro pieno potenziale.
Entrambi vogliamo rafforzare l'influenza dei cittadini sulle decisioni che li riguardano, anche attraverso lo sviluppo di meccanismi di democrazia diretta e per motivare le persone a partecipare e impegnarsi in politica.
Ancora più importante, siamo entrambi forze riformiste che vogliono cambiare radicalmente il modo in cui l'Unione europea funziona oggi. Ci impegniamo per una revisione fondamentale, perché l'Unione europea di oggi non è in grado di fornire i risultati che i cittadini si aspettano in termini di prosperità e di protezione, alimentando sfiducia e disillusione invece di costruire fiducia e impegno. Troppi dei nostri cittadini vedono l'Unione europea come parte del problema, come una guida indiretta dietro la globalizzazione incontrollata che viene percepita come beneficio solo di alcuni. Mentre in realtà dovrebbe essere il contrario. Crediamo che solo l'Unione europea abbia un peso sufficiente per sfruttare la globalizzazione, come una forza per il bene e per assicurare che i benefici siano condivisi da tutti. L'Unione europea deve essere il contrappeso democratico alle forze economiche della globalizzazione. Pertanto, vogliamo proporre riforme in settori chiave:
1. Il rinnovamento della democrazia europea
ALDE e M5S sostengono una Unione più democratica e trasparente. Entrambi vogliamo una Commissione europea più efficace, più leggera, un Consiglio europeo riformato e un Parlamento europeo con più potere che si trovi su un piano di parità con il Consiglio. Entrambi crediamo che parte dei membri del Parlamento europeo dovrebbero essere eletti su base transnazionale come passo importante verso una vera democrazia europea. Vogliamo anche porre termine alla inefficace 'grande coalizione' che ha monopolizzato il potere e paralizzato l'Europa per troppo tempo. La strada da seguire è migliorare il coinvolgimento diretto dei cittadini nei processi democratici e aumentare la trasparenza, rendendo pubblici come regola tutti i documenti e utilizzando un linguaggio chiaro per comunicare a tutti i tipi di legislazione come in accordi internazionali e accordi commerciali. Abbiamo bisogno di rendere le istituzioni più trasparenti e responsabili, e dare ai cittadini un'influenza più diretta sulle politiche e la scelta della leadership politica, sia nelle urne che attraverso altri strumenti per il coinvolgimento dei cittadini.
 
2. La riforma della zona euro
Negli ultimi dieci anni, la nostra moneta unica ha dimostrato di essere stabile e resistente agli shock esterni, ma non è stata all'altezza nel rafforzare la nostra economia e il raggiungimento della convergenza tra le economie nazionali. L'euro non ha mantenuto la promessa. E 'giunto il momento di correggere alcuni dei difetti che lo contraddistinguono.Abbiamo bisogno di costruire intorno alla moneta comune un sistema che è in grado di assorbire shock economici nella zona euro e che ha bisogno di essere gestito da una nuova governance che deve essere integrata in strutture trasparenti e democratiche. Abbiamo anche bisogno di rivedere il modo in cui vengono monitorati i bilanci nazionali, e di introdurre un nuovo codice di convergenza che si concentri sulle riforme significative e garantisca il valore della moneta nella spesa dei servizi pubblici invece che sui numeri di bilancio.
 
3. Diritti e delle libertà
L'Unione europea è innanzitutto una comunità di valori. Abbiamo bisogno di fare dell'Unione europea il campione mondiale delle libertà civili, dei diritti fondamentali e dello stato di diritto. L'Unione europea deve garantire che i valori e i principi fondamentali, stabiliti nei trattati dell'UE, siano rispettati in tutta l'UE. Valori condivisi e la fiducia reciproca sono la chiave per le politiche comunitarie quali la cooperazione in tema di polizia e giustizia, l'asilo e le politiche dei rifugiati, l'agenda digitale, l'energia o la gestione comune delle frontiere esterne.
 
4. Opportunità senza frontiere
Allo stesso modo, l'Europa deve essere in grado di garantire le quattro libertà fondamentali attraverso una migliore protezione del mercato comune. Ciò richiede una strategia globale affrontando il dumping dei prodotti sul mercato UE per eliminare gli ostacoli alla libera circolazione dei cittadini. Il mercato unico deve diventare il fulcro per il talento, l'innovazione, le start-up e le piccole e medie imprese così come per le multinazionali. Allo stesso tempo, un mercato unico senza frontiere interne richiede chiaramente che le questioni di solidarietà e di coesione sociale debbano essere affrontate come una priorità!".
 
Versione originale in inglese.
Brussels, 4 January 2017
Alde and Movimento 5 Stelle
ALDE and the Movimento 5 Stelle (M5S) share the core values of freedom, equality and transparency. We both see the individual as the central building block of society, while promoting an open economy, solidarity and social cohesion as the preconditions for people to achieve their full potential. We both want to strengthen the influence of citizens on decisions that affect them, including through developing mechanisms for direct democracy and by motivating people to participate and engage in politics.
More importantly, we are both reformist forces that want to fundamentally change the way the European Union operates today. We strive for a fundamental overhaul, because the European Union of today is unable to deliver the results that citizens expect in terms of prosperity and protection, which fuels distrust and disillusionment instead of building up confidence and commitment.
Too many of our citizens see the European Union as part of the problem, as the indirect driver behind uncontrolled globalization that is perceived as benefitting only a few. While in fact it should be the opposite. We believe only the European Union has sufficient weight to exploit globalisation, as a force for good and to ensure that the benefits are shared by all. The European Union must be the democratic counterweight to globalized economic forces.
Therefore, we want to see reform in key areas.
1. The renewal of European democracy.
ALDE and M5S champion a more democratic and transparent Union. We both want a smaller, more effective European Commission, a reformed European Council and a more powerful European Parliament that is on equal footing with the Council. We both believe part of the Members of the European Parliament should be elected on a transnational basis as an important step towards a real European democracy.
We also want to end the ineffective ‘grand coalition’ that has monopolised power and paralysed Europe for too long. The way forward is enhancing the direct involvement of citizens in the democratic processes and increase transparency, by making all documents public as a rule and by using clear language to communicate in all kind of legislation as well as in international arrangements and trade agreements. We need to make the institutions more transparent and accountable, and give citizens more direct influence over policies and the choice of political leadership, both in the ballot station and through other tools for citizens’ involvement.
2. Reform of the Eurozone
During the past decade, our single currency has proven to be stable and resilient against external shocks, but it has fallen short in strengthening our economy and achieving convergence between the national economies. The euro has not delivered on its promise. It is high time to fix some of the underlying flaws.
We need to build around the common currency a system that is able to absorb economic shocks in the eurozone and that needs to be managed by a new governance that must be embedded in transparent and democratic structures. We also need to review the way in which national budgets are monitored, and introduce a new convergence code that is focussed on meaningful reforms and ensuring value for money delivery of public services, instead of one-sidedly on budget numbers.
3. Rights and freedoms
The European Union is first and foremost a community of values. We need to make European Union the global champion of civil liberties, fundamental rights and the rule of law. The European Union has to ensure the basic values and principles, laid down in the EU Treaties, are respected throughout the EU. Shared values and mutual trust are key for EU policies such as police and justice cooperation, asylum and refugee policies, the digital agenda, energy or the joint management of external borders.
4. Opportunities without borders
Equally, Europe should be able to secure the four fundamental freedoms by better protecting the common market. This requires a broad strategy that reaches from tackling dumping of products on the EU market to eliminating obstacles to free movement for ordinary citizens. The single market has to become the hub for talent, innovation, start-ups and small and medium sized enterprises as well as multinationals. At the same time a single market without internal borders clearly requires that questions of solidarity and social cohesion needs to be tackled as a priority!


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