La giornata di ieri nel quartiere Lamaro a nord est di Cinecittà a Roma fin dall'alba è stata caratterizzata da una forte tensione e da un'agitazione collettiva allargatasi a tutta la città per l'infame tentativo di sgombero e relativa parziale distruzione del centro sociale Corto Circuito presente in via Serafini.
Un'azione militaresca con cinquanta blindati che hanno impedito ogni accesso all'ex scuola occupata nell'aprile del 1990 e che è un punto di riferimento per l'intero quartiere,ed una ruspa che ha distrutto una nuova area in costruzione e che era un fiore all'occhiello per l'edilizia ecologica e sostenibile tant'è che ha suscitato l'interesse di neolaureati non solo italiani ma di tutto il mondo per via delle innovazioni che si stavano portando al cantiere.
Gli articoli presi da Contropiano(corto-circuito )e da Infaut(in-aggiornamento )parlano rispettivamente delle implicazioni politiche che stanno dietro a questa decisione del magistrato Pierluigi Cipolla e le news ed il comunicato del Csoa Corto Circuito che spiega le decisioni prese dai compagni in merito alle nuove costruzioni dopo l'incendio che aveva parzialmente distrutto il centro sociale quattro anni fa.
Da ricordare che in un altro incendio appiccato dai fascisti dopo poco più di un anno dall'occupazione nel maggio del'91 morì Auro Bruni,un ragazzo frequentatore del Corto Circuito e che per il suo assassino nessuno ha mai pagato(vedi:lalottacontinua ).
Quindi la mia massima solidarietà ai compagni romani che stanno vivendo questa difficile situazione ma che per ora sono riusciti a riconquistare le vecchie zone non distrutte(e di proprietà comunale)dove hanno organizzato un'assemblea aiutati dai loro avvocati per continuare a resistere ed operare come hanno sempre fatto in questi ventisei anni per tutta la comunità del Lamaro e di Roma.
Corto Circuito. Si rientra per l’assemblea, ora la parola al Comune.
di Redazione Contropiano
Una giornata di normale delirio metropolitano, che per fortuna si è chiusa senza la perdita di un altro spazio sociale storico.
Ma andiamo con ordine.
Stamattina alle 5, come detto nelle cronaca sincopata della mattina, almeno 50 blindati di polizia e carabinieri, più una ruspa (Salvini non si è visto, però…) hanno bloccato tutti gli accessi al quartiere Lamaro, a Roma, al confine di Cinecittà, Torre Spaccata e Cinecittà Due. Obiettivo: lo sgombero forzato Corto Circuito, centro sociale storico della città.
Uno schieramento da "grande operazione di polizia" che doveva far da sfondo allo sfoggio della forza da parte dello Stato.
Col passare delle ore si è cominciato a capire che si è trattato di una operazione decisa da un singolo magistrato, Pierluigi Cipolla, da anni concentrato nel titanico sforzo di perseguitare il Corto e i suoi attivisti. La sua ordinanza, però, parlava di un "abuso edilizio" commesso nell'area appartenente al Comune di Roma (una delle tante ex scuole abbandonate per mancanza di studenti). Dopo che un tendone era andato distrutto, era stato chiesto per anni di poter costruire una nuova struttura per tenere i concerti, insonorizzata con tecniche retrò ecologiche e modernissime, in modo da non contrastare con le esigenze degli abitanti dei palazzi circostanti. Nessuna risposta da parte delle amministrazioni precedenti e quindi la decisione i iniziare comunque i lavori, come fanno tanti "privati", secondo il principio del silenzio-assenso.
All'ingresso le "forze dell'ordine" hanno provato a bloccare e asfaltare tutta l'area, forti della ruspa e delle armi. Primo problema: l'area è del Comune, ufficialmente neppure avvertito della "grande operazione" (qualcuno sicuramente avrà saputo qualcosa, ma nel clima che si respira al Campidoglio non è impossibile che non tutta la giunta sia stata "notiziata" dell'irruzione).
Secondo problema: l'ordinanza di riferisce al bar e al tendone, gestiti da una società del Corto Circuito, e quindi non è possibile distruggere tutto (palestra, campetto di calcio e il parco intitolato a Stefano Cucchi). Gli avvocati fanno un gran lavoro e soprattutto i carabinieri si limitano a distruggere bar, cucine e la nuova struttura in costruzione, visibile nella fotografia qui accanto; un vero gioiellino dell'ecoedilizia.
A quel punto vengono messi i sigilli nella parte saccheggiata, ma il resto deve essere lasciato intatto. Il comandante dei vigili urbani, cui spetta per legge la nomina del custode giudiziario dell'area sequestrata e che deve essersi reso conto che il gioco era un po' più politico – non giudiziario – decide di nominare… il Comune stesso, nella figura dell'assessore al patrimonio. Lo stesso – Laura Baldassarre – che fino a pochi giorni prima aveva escluso qualsiasi azione di forza da parte dell'amministrazione capitolina.
Stabilito questo le "forze dell'ordine" non avevano più ragione per restare in zona (anche se ovviamente ci sono rimaste fino a sera inoltrata). Attivisti del Corto, abitanti del quartiere, sindacalisti di base e compagni di vari quartieri romani, hanno dato vita ad un corteo per le strade del Lamaro che si è concluso con un'assemblea dentro il Corto Circuito.
La prova di forza di un pezzo dello Stato ha insomma provocato danni economici e tensione, ma nessun risultato definitivo. Paradossalmente, la forzatura costringe ora la giunta pentastellata a uscire dal ritornello del "prendiamo atto", "rispettiamo la legalità", ecc. Debbono prendere una decisione politica che riguarda – come urgenza immediata – il Corto Circuito, ma investe il destino di quasi 800 spazi sociali attivi da anni e decenni.
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[in aggiornamento] Diciamo No allo sgombero del Corto Circuito
Ore 19.15 Il corteo ritorna al Corto Circuito. In corso l'assemblea dentro il
parchetto Stefano Cucchi all'interno dello Centro Sociale. Si lancia un corteo
per sabato nel primo pomeriggio
ore 18.45 Centinaia di persone in corteo passano
per il Municipio
ore 18.29 Per le strade del Quadraro, il corteo
grida forte e chiaro "Riprendiamoci il Corteo Circuito!
ore 18.15 Dopo lo sgombero di questa mattina, si
è appena conclusa l'assemblea a Piazza dei Cavalieri del lavoro. Tanti gli
interventi in soliderietà al Centro Sociale Corto Circuito. Adesso si parte in
corteo nelle strade del Quadraro.
ore 15.00 Questa mattina è stato sgomberato il
Centro Sociale Corto Circuito, uno degli spazi sociali storici di Roma da sempre
punto di riferimento per il quartiere ma anche per il resto della città. Già
dalle prime ore del mattino sono accorsi decine di solidali per sostenere il
presidio che si è formato a Piazza Cavalieri del lavoro. Durante la mattinata è
stata chiamata un’assemblea pubblica alle 17 di questo pomeriggio.
L’ordine di sgombero è arrivato dalla
magistratura che ha disposto di mettere sotto sequestro gli “abusi edilizi”
dell’area di via Filippo Serafini. E’ evidente la contraddizione in termini di
queste disposizioni in una città dove la speculazione di palazzinari e banche le
fa da sempre da padrona. E’ evidente a tutti che le ragioni di legalità avanzate
da questura e magistratura non hanno nessun fondamento soprattutto per tutti
coloro che frequentavano lo spazio attivo da 26 anni.
Non è possibile, infatti, lasciare spazio alle
accuse e alle narrazioni tossiche di chi prova a delegittimare spazi ed
esperienze di autogestione e riappropriazione. Nella città di Roma è necessario,
al contrario, rispondere con una stagione di occupazioni e lotta che possa
ribadire l’essenzialità degli spazi in cui i quartieri dal basso riescono a
ristabilire le priorità di chi li vive. Contro la vera speculazione, contro la
cementificazione dei territori, contro l’invasione della grande distribuzione,
contro la chiusura di spazi culturali e sociali, contro la mancanza di strutture
sportive accessibili a tutti, contro l’emergenza abitativa.
Diciamo NO!
La partita non si è conclusa con questa mattina
l’assemblea di questo pomeriggio deciderà delle prossime iniziative da mettere
in campo. “Riprendiamoci quello che è nostro, riprendiamoci il Corto
Circuito”. Di seguito il comunicato del Centro Sociale Corto Circuito
Lo sgombero
del Corto Circuito è un atto politico mascherato da motivazioni giudiziarie
fasulle
ore 17.00 Piazza Cavalieri del Lavoro
manifestazione cittadina
"26 anni di storia non si cancellano. Giù
le mani dal Corto"
Alle sei del mattino hanno chiuso tutti gli
accessi al quartiere Lamaro con centinaia di celerini, carabinieri e vigili del
gruppo di pronto intervento di DiMaggio. L'ordine è quello di mettere sotto
sequestro l'area di via Filippo Serafini dove da più di 26 anni è attivo il
centro sociale Corto Circuito. Intervengono sulla spinta della magistratura che
intima di rimuovere gli abusi edilizi e gli illeciti amministrativi. Le scuole
della zone restano semideserte e il traffico è paralizzato per chilometri.
Vediamo di cosa si tratta.
Concretamente il sequestro riguarda un tendone
che il collettivo del Corto ha posizionato nell'area dopo che nel 2012 un
incendio ha completamente distrutto uno dei padiglioni dove si svolgeva la gran
parte delle attività. A nulla sono valse le richieste di ricostruzione
debitamente depositate presso gli uffici competenti e la raccolta dei fondi
completamente autogestita che doveva consentire di rimettere in piedi la
struttura incendiata. Tutto fermo da anni a causa di una colpevole volontà di
impedire che il centro sociale continuasse a vivere.
Che il tendone non possa configurarsi come abuso
edilizio lo capisce anche un bambino, paradossale che a capirlo non sia un
magistrato.
Peraltro le cubature che insistono sull'area di
via Serafini sono state abbondantemente ridotte dai due incendi che hanno
riguardato nel tempo due dei tre padiglioni che originariamente erano presenti.
Questo significa che anche l'altra struttura in legno che pure oggi è stata
sequestrata, un prefabbricato posizionato qualche anno fa come spazio per
dibattiti e attività di doposcuola, fa rimanere gli stabili esistenti ben al di
sotto dei volumi che un tempo occupavano l'area.
Il Corto però in questi anni non poteva accettare
l'inerzia delle varie amministrazioni. Poiché non poteva sperare che Alemanno
intervenisse o che lo facesse Marino (che invece con la delibera 140 ha
complicato la vita per centinaia di associazioni e centri sociali), ci siamo
predisposti ad una ricostruzione coraggiosa quando una nuova amministrazione si
è presentata alla città. La ricostruzione è ancora in corso ma sta avvenendo con
una tecnica ultramoderna che consente di realizzare uno stabile ignifugo con
materiali di bioedilizia ed un avveniristico sistema di scarico delle acque. Un
esempio da seguire e riprodurre, non certo una esperienza da cancellare o
demolire.
Sono venuti questa estate ad imparare questa
tecnica giovani neolaureati da tutta Italia ma perfino dalle università
statunitensi. Abbiamo mostrato quello che stavamo facendo anche ad alcuni
amministratori della nuova giunta ed abbiamo confidato nel fatto che la ragione
e la conoscenza potessero avere la meglio sulla grigia prassi amministrativa,
completamente svuotata di senso. Prendiamo atto che non è così, ma certamente
non ci arrendiamo.
L'area di via Filippo Serafini è stata occupata
26 anni fa quando i tre padiglioni di allora erano stati completamente
abbandonati al degrado dalle amministrazioni di allora. Questi anni sono stati
ricchi di tantissime esperienze e conquiste. Sono passati di qua migliaia di
giovani e il Corto Circuito oggi fa parte integrante del Lamaro e della città di
Roma. Cancellarlo non è solo un'idiozia, non è possibile.
La nuova amministrazione dispone degli strumenti
per fermare questa oscenità. Innanzitutto far sentire il suo ruolo di
proprietario dell'area e degli stabili. Fermare il sequestro e consegnare
definitivamente la struttura a chi l'ha gestita in tutti questi anni,
consentendo che si ricostruisca (o finisca di ricostruire) quello che andò
distrutto più di 4 anni fa. Poi superare definitivamente il contenzioso con la
Corte dei Conti, questa storia kafkiana che riguarda centinaia di realtà di Roma
e che solo atti politici dovuti da parte della nuova giunta può risolvere. I
centri sociali sono autentici beni comuni che appartengono alla città,
costituiscono un bene prezioso da difendere e sviluppare.
A tutti quelli che in questi anni hanno creduto
nelle ragioni dell'autogestione e dell'organizzazione dal basso chiediamo un
nuovo sforzo di amore e di lotta. Riprendiamoci quello che è nostro,
riprendiamoci il Corto Circuito.
Centro Sociale Corto
Circuito
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