L'altro giorno nella"capitale"curda di Diyarbakir è successo qualcosa di intollerabile e di pericoloso nel silenzio più assoluto e in un modo fascista così come è il regime di Erdogan:infatti i co-sindaci della città turca Gültan Kisanak e Firat Anli sono stati arrestati perché sospettati di essere iscritti al Pkk.
L'Europa ha sì mostrato la propria preoccupazione per l'accaduto ma anche sottolineando il fatto che il Pkk sia una minaccia per la democrazia turca,dimenticandosi che tutt'ora sono 17 i sindaci arrestati e 24 quelli destituiti senza nessun processo o indagine ma solo perché filo curdi.
L'articolo preso da Infoaut(conflitti-globali )parla di questa situazione ponendo attenzione al fatto che l'esercito turco sta militarizzand il paese e soprattutto la zona curda bombardando e facendo vere e proprie esecuzioni nel silenzio più totale,visto anche che quando succedono questi eventi si tende a oscurare internet anche se migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro Erdogan(ilmanifesto )
Golpe a Diyarbakir.
Il governo turco fa arrestare i due co-sindaci della metropoli curda. Proteste
contro la politica coloniale di Ankara -Dopo mesi di continui attacchi contro
amministrazioni locali democraticamente elette nel sudest della Turchia,
martedì sera Ankara ha fatto arrestare di due co-sindaci della città di
Diyarbakir (curdo: Amed) di milioni di abitanti. Gültan Kisanak e Firat Anli
secondo le autorità turche sarebbero iscritti del Partito dei Lavoratori del
Kurdistan (PKK) vietato.
Soprattutto
l’arresto di Kisanak ha un alto valore simbolico. Lei è la prima donna e la
prima appartenente alla minoranza degli aleviti discriminata in Turchia a
ricoprire l’incarico di sindaco. Kisanak già in precedenza era diventata vittima
della repressione dello Stato. Dato che si rifiutava di rinnegare la sua
identità come curda, negli anni ‘80 è stata incarcerata nel famigerato carcere
delle torture a Diyarbakir.
Contro
gli arresti politici dei due politici dell’opposizione che fanno parte del
partito di sinistra HDP apparentato a livello regionale, già mercoledì ad Amed
sono scese in strada migliaia di persone. Per impedire proteste coordinate, il
governo turco in numerose città ha bloccato l’accesso a Internet. Le
manifestazioni sono state attaccate dalla polizia con idranti, deputati dell’HDP
come Feleknas Uca sono stati arrestati in modo violento.
Dalla
fine dell’estate del 2015 il governo turco ha assediato militarmente dozzine di
città curde, bombardato zone residenziali e ucciso centinaia di civili. Circa un
milione di persone sono diventate profughi interni.
All‘escalation
della guerra è seguita un’ondata di arresti nei confronti di politici a livello
locale. “Attualmente sono in carcere 17 sindaci, 24 sono stati destituiti e
sostituiti da un’amministrazione coatta, ce ne sono otto con la condizionale e
dieci con ordini di arresto«, questo il bilancio di Songül Karabulut, Presidente
del Congresso Nazionale Curdo, la federazione di numerose organizzazioni curde
in esilio, per junge Welt. “Gli arresti dei due co-sindaci di Diyarbakir sono
una nuova prova della politica ostile e coloniale di Ankara nei confronti dei
curdi.” Secondo Karabulut si nota che “l‘AKP sopprime tutti gli ambiti di
formazione democratica della volontà. Il parlamento non funziona più, i deputati dell’opposizione vengono criminalizzati, i sindaci eletti sono sotto tiro”. La
Turchia, dice, si trasforma “sempre di più in uno stato fascista”.
Numerose
organizzazioni politiche e della società civile in Turchia e all’estero hanno
condannato con forza l’operato del governo dell’AKP. Critiche arrivano anche
dalla Germania. »Con accuse labili si impedisce a parlamentari democraticamente
eletti di svolgere il loro lavoro e vengono dichiarati criminali senza tante
storie«, recita una dichiarazione del Presidente della Linke Bernd
Riexinger.
Anche
l’incaricata per l’estero dell’Unione Europea, Federica Mogherini, e il
Commissario UE per il vicinato Johannes Hahn in comunicato stampa hanno parato
di “rapporti molto preoccupanti”, aggiungendo tuttavia subito che ritengono che
il PKK sia una “grave minaccia”. Paesi dell’Unione Europea da mesi sostengono
militarmente, a livello di servizi segreti e diplomaticamente la crociata del
regime dell’AKP nei territori curdi, caratterizzata da crimini di guerra e
crimini contro l‘umanità.
27 ottobre
Von
Peter Schaber
 Junge
Welt
da: retekurdistan.it
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