Oggi piccola lezione di storia aiutato da un articolo preso da Intelligonews(8-settembre )che parla degli accadimenti dell'8 settembre 1943,data che cambiò radicalmente la storia italiana e che fu presa come la fine della guerra dalla maggior parte della popolazione ma che la cambiò passando da mondiale a civile.
Con il discorso di Badoglio,l'arresto di Mussolini e la resa agli angloamericani voltando le spalle all'ormai ex alleato tedesco,l'accordo preso pochi giorni prima è divulgato all'Italia e al mondo intero e segna la resa dell'esercito italiano e le proprie mire espansionistiche in Europa.
Erano bastati tre anni,e uniti con la somma del ventennio fascista precedente,per mettere in ginocchio un paese che era tra i più forti e potenti al mondo,e la caduta in mano alle camicie nere e la mortale alleanza con la Germania nazista hanno provocato un impoverimento ed un arretramento delle condizioni del popolo di decine di anni,con morte,terrore e distruzione che hanno toccato tutte le famiglie della nazione.
Da quella data i soldati poterono decidere se continuare con gli ideali fascisti e sotto il giogo nazista nella vergognosa e infame repubblica di Salò o se far parte della Resistenza che nel corso di poco meno di due anni e con l'aiuto delle forze alleate riuscì a cacciare via il nemico tedesco e quello più subdolo e interno del fascismo.
Che significa l'8 settembre? La data che in tanti non ricordano.
08 settembre 2016 Americo Mascarucci
L’8 settembre del 1943 resta una data storica oltre che fondamentale per la storia italiana.
Quel giorno infatti alle ore 19,42, dai microfoni dell’Eiar, il primo ministro Pietro Badoglio annunciava l’entrata in vigore dell’armistizio firmato il 3 settembre con gli anglo-americani.
L’annuncio fu salutato positivamente da tutti gli italiani, convinti che finalmente la guerra fosse finita.
L’armistizio fu in realtà la conclusione di un iter iniziato il 25 luglio del 1943 con la sfiducia di Benito Mussolini da parte del Gran Consiglio dell fascismo. La guerra si stava mettendo molto male, gli americani erano sbarcati in Sicilia, Roma il 19 luglio era stata bombardata e la gente era stremata.
Il Gran Consiglio a maggioranza votò il trasferimento delle competenze in materia militare dal capo del Governo, cioè Mussolini, al re Vittorio Emanuele III. Il Duce, convinto che il sovrano fosse dalla sua parte, il giorno successivo si recò a colloquio con lui certo di ricevere dal re il mandato ad andare avanti senza tener conto del voto contrario del Gran Consiglio, dove l’ordine del giorno Grandi, fortemente critico con la gestione della guerra da parte di Mussolini, era stato votato anche dal genero Galeazzo Ciano.
Vittorio Emanuele III, che in realtà aveva gestito il tutto da dietro le quinte, comunicò a Mussolini la decisione di deporlo da primo ministro facendolo poi arrestare dai Carabinieri, in base all'esigenza di garantire la sua incolumità fisica.
Poi il re affidò il ruolo di primo ministro al maresciallo d’Italia Pietro Badoglio.
Nonostante da parte del nuovo capo del Governo fosse stato annunciato il proseguimento delle operazioni belliche al fianco della Germania, iniziarono subito in gran segreto le trattative per giungere ad un armistizio con gli anglo americani. L’armistizio fu firmato il 3 settembre, ma Badoglio decise di prendere tempo e di non annunciarlo in attesa di preparare il campo alla rottura dell’alleanza con la Germania e al cambio di schieramento. Gli americani invece già il 4 settembre chiesero al primo ministro italiano di rendere pubblico l’accordo raggiunto.
Di fronte alle resistenze di Badoglio, gli americani dal 5 al 7 settembre sganciarono centinaia di bombe su varie città italiane e l’8 settembre, a causa delle incertezze italiane, decisero di dare autonomamente l’annuncio. A quel punto a Badoglio non restò che comunicare l’armistizio al popolo italiano.
La guerra non soltanto non finì come molti speravano, ma per l’Italia iniziò un periodo ancora peggiore, quello della guerra civile.
I tedeschi occuparono il nord Italia, inizialmente fino a Roma e Napoli, liberando Mussolini prigioniero sul Gran sasso e dando vita alla Repubblica Sociale Italiana, governo di fatto contrapposto a quello di Badoglio. Gli americani erano fermi in Puglia e al re e a Badoglio non restò che lasciare Roma, prossima ad essere invasa dalle truppe tedesche, riparando a Brindisi.
Ancora oggi l’atteggiamento del re è oggetto di dibattito storico.
Vittorio Emanuele III fu un vigliacco? Scappò da Roma per mettere al sicuro se stesso lasciando la popolazione in balia della furia e delle vendette dei tedeschi?
In realtà se il sovrano non fosse fuggito, è opinione di molti storici, sarebbe finito nelle mani dei nazisti e la monarchia sarebbe stata abbattuta. Con la sua fuga il re garantì invece la continuità dello Stato e l’esistenza stessa della monarchia impedendo la legittimazione del "governo fantoccio" di Salò.
L'8 settembre del 1943 ha segnato dunque l'inizio di quel processo drammatico, ma per certi versi inevitabile, che ha portato poi alla nascita della democrazia e della Repubblica italiana.
Senza questa data e ciò che ne è conseguito, forse la storia sarebbe stata diversa.
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