Ieri nel diciassettesimo anniversario del sequestro di Abdullah Ocalan che è coinciso come primo giorno della sua lunga prigionia che dura a tutt'oggi,la città di Napoli ha voluto omaggiare la figura del leader curdo onorandolo con la cittadinanza onoraria.
Perché il sindaco De Magistris vuole Napoli città dell'accoglienza e della pace,e questa scelta non vuole essere un atto contro ma a favore del dialogo con la Turchia,sempre che quest'ultima voglia ascoltare ed accogliere gli appelli da tutto il mondo per la liberazione di Ocalan e per la fine del conflitto con i curdi ed il riconoscimento della loro terra.
Gli articoli presi da Contropiano(http://www.contropiano.org/politica/item/34959-napoli-cittadinanza-onoraria-al-terrorista-Ocalan )e Senza Soste(http://www.senzasoste.it/anniversari/15-febbraio-1999-il-sequestro-di-abdullah-ocalan )parlano dapprima della cerimonia avvenuta nel municipio di Napoli e poi del sequestro di Ocalan in Kenya dopo essere stato cacciato via dall'Italia dove aveva chiesto asilo all'allora governo di centrosinistra di D'Alema.
Napoli: cittadinanza onoraria al 'terrorista' Ocalan.
Si è svolta ieri mattina a Palazzo San Giacomo la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria al prigioniero politico Abdullah Ocalan da parte del Comune di Napoli. Si tratta di un atto dal valore altamente simbolico e molto coraggioso, dato che il leader curdo è considerato tutt’oggi ufficialmente come un terrorista da parte dell’Italia e di tutti gli altri paesi dell’Unione Europea e della NATO; per altro, si sono diffuse in sala anche voci di tentativi di pressioni esterne per far sospendere l’evento.
La cerimonia ha visto gli interventi di alcuni militanti della Rete Kurdistan, cui va il merito di aver perseguito da tempo questo obiettivo, del Sindaco De Magistris e di Dilek Ocalan, parlamentare nel parlamento turco nelle fila del HDP (Partito Democratico dei Popoli, espressione politica del movimento di liberazione curdo e di parte della sinistra turca) e nipote di Abdullah.
Gli esponenti della Rete Kurdistan hanno raccontato delle varie carovane che hanno organizzato nel Kurdistan turco e in quello siriano, hanno richiamato le tristi vicende che videro Ocalan transitare per l’Italia e poi costretto ad andarsene per volontà politica dell'allora governo di centrosinistra, prima di essere arrestato esattamente 17 anni fa. Gli esponenti delle reti di solidarietà hanno più volte sottolineato la volontà di pace e di dialogo manifestata più volte dal leader curdo, deciso a dirimere la questione nazionale del suo popolo attraverso un negoziato con il governo turco, più volte avviato, ma sempre interrotto dalle scelte reazionarie del partito di governo Akp; gli interventi si sono anche soffermati sull’immenso valore, definito rivoluzionario, del Confederalismo Democratico, ovvero della forma di autogestione comunitaria stabilita nelle zone del Kurdistan siriano controllate dalle milizie di auto protezione del popolo Ypg, ispirata all’ideologia di Ocalan: è stato rimarcato che si tratta di un’oasi di giustizia sociale ed eguaglianza di genere in una zona del mondo dominata dal caos e, in parte, dall’oscurantismo islamista, proprio in queste ore attaccata direttamente dal governo reazionario turco, che da mesi fa strage di civili anche nelle città curde di Cizre, Silopi, Diyarbakir e altre.
Ha preso poi la parola il Sindaco Luigi De Magistris, il quale ha rimarcato lo spirito con cui l’amministrazione comunale partenopea ha portato avanti quest’atto, come tanti altri in tema di “politica estera”: Napoli deve essere la città dell’accoglienza e della pace, favorevole al dialogo fra i popoli; non si tratta dunque di un atto contro qualcuno ma, nella fattispecie, a favore della ripresa del dialogo in Turchia. L’Amministrazione pertanto, non si schiera “né con gli USA, né con la Russia” nella nuova “guerra fredda”, così come non si schiera “né con i sunniti, né con gli sciiti” nell’ambito delle alleanze variabili e degli sconquassi che stanno interessando il Medio-Oriente, ma è interessata, in quanto grande capitale del Mediterraneo, a porsi come ponte fra i popoli, per quanto le è possibile; tuttavia sostiene la resistenza di coloro i quali subiscono ingiustizie, come i Curdi e i Palestinesi, cui ha fatto riferimento De Magistris ricordando l’opera sistematica di sradicamento degli ulivi portata avanti da Israele.
Si tratta di un punto di vista il quale, in qualche modo, denota una certa comprensione dei presenti scenari di guerra asimmetrica e, seppur non sovrapponibile totalmente a quello di un’ottica internazionalista, che si schiera decisamente contro gli imperialismi e i suoi piani di destabilizzazione, a favore dei paesi e delle entità di volta in volta aggrediti (chiaramente individuabili anche nel marasma delle alleanze asimmetriche cui assistiamo), è sicuramente molto avanzato nel quadro politico europeo e occidentale e da sostenere, anche se criticamente.
De Magistris inoltre, ha nuovamente rivendicato il profilo di rottura della sua amministrazione rispetto al governo centrale e il valore controtendenziale della sua azione politica rispetto ai poteri centrali che tendono a schiacciarne l’autonomia; e proprio in questa esaltazione dell’autonomia locale che il Sindaco avverte l’assonanza con il Confederalismo Democratico, il quale programmaticamente si pone in contrapposizione con lo Stato-Nazione, visto come oppressivo di per sé, indipendentemente dalla sua natura di classe.
La cerimonia è poi proseguita con il conferimento della targa a Dilek Ocalan, la quale ha risposto regalando a De Magistris i libri scritti dallo zio durante la lunga detenzione ed è poi brevemente intervenuta, ricordando i massacri che ancora in queste ore sta subendo il suo popolo, nonostante i quali la lotta continua anche attraverso atti dall’alto valore simbolico come quello svolto dal Comune di Napoli.
Da verificare, ora, se e quale risposta metterà in pratica il governo turco, presente a Napoli con un consolato, e se arriverà qualche campagna di aggressione politica e mediatica nei confronti dell’Amministrazione del capoluogo campano, che ha consegnato un’ennesima gatta da pelare al governo e agli apparati “di sicurezza” italiani, sicuramente desiderosi di non disturbare i rapporti con la Turchia cui, per motivi strategici, è stata data mano libera nella repressione interna del Pkk.
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15 febbraio 1999: il sequestro di Abdullah Ocalan.
tratto http://www.retekurdistan.it
Il 15 febbraio 1999 il leader curdo Abdullah Öcalan è stato sequestrato in Kenya da agenti speciali che agivano in connessione con la Cia e il Mossad mentre si trovava sulla strada dall’ambasciata greca verso l’aeroporto di Nairobi.La cattura del “nemico numero uno” della Turchia è stata declamata dalle autorità di Ankara come la loro vittoria contro i curdi che avevano intrapreso una sollevazione di massa contro le politiche di negazione e discriminazione;una lotta che Öcalan aveva condotto sin dagli anni ’80.
Il 15 febbraio 1999 il leader curdo Abdullah Öcalan è stato sequestrato in Kenya da agenti speciali che agivano in connessione con la Cia e il Mossad mentre si trovava sulla strada dall’ambasciata greca verso l’aeroporto di Nairobi.La cattura del “nemico numero uno” della Turchia è stata declamata dalle autorità di Ankara come la loro vittoria contro i curdi che avevano intrapreso una sollevazione di massa contro le politiche di negazione e discriminazione;una lotta che Öcalan aveva condotto sin dagli anni ’80.
La cattura del loro leader è stata considerata dai curdi come il risultato di una “cospirazione internazionale”che aveva coinvolto i servizi di sicurezza di diverse nazioni inclusi la CIA il MIT ed il MOSSAD..Il sequestro di Öcalan’ è stata seguita da un processo farsa durante il quale i pubblici ministeri turchi hanno cercato di ritrarre il leader curdo come terrorista.
Invece Öcalan aveva usato la sua difesa per articolare il caso per la pace e la riconciliazione tra i curdi e i turchi basata sul riconoscimento delle differenze culturali e nazionali denteo uno stato unitario.
Per molti anni Öcalan è stato tenuto in confinamento solitario in condizioni pericolose sull’isola di Imrali al largo della costa di Istanbul.Le sude condizioni di salute è stato affermato siano deteriorate a causa del duro ambiente del carcere.Ma nonostante tutte le sue difficoltà personali, Öcalan ha continuato a giocare un ruolo chiave nelle politiche della Turchia e esercitare un’influenza nel movimento curdo che non può essere ignorata.
Egli ha sostenuto una soluzione negoziale, avanzando proposte dettagliate che richiedono a entrambe le parti di adottare provvedimenti per giungere a una fine definitiva del conflitto.Ha utilizzato la sua importanza tra i curdi per sollecitare ripetuti cessate il fuoco unilaterali dei guerriglieri curdi per dare una possibilità alla pace,che hanno più volte adottato di fronte alla continua aggressione da parte dei militari turchi.
Insistendo sul fatto che egli è un prigioniero politico,Öcalan ed il movimento nazionale curdo hanno mantenuto una posizione costante per una conclusione pacifica del conflitto basata sul raggiungimento della giustizia per la popolazione curda.
Attraverso discussioni continue le loro proposte si sono evolute nell’attuale richiesta di “autonomia democratica” all’interno della Turchia,una politica che prevede la concessione di competenze regionali locali nelle regioni attraverso diritti sociali e culturali come l’utilizzo della lingua curda e l’educazione in madrelingua,adempiendo così le richieste curde fondamentali di lunga data.
Quello che è chiaro è che la Turchia,sin dalla detenzione di Öcalan ha fallito nell’ottenere l’eliminazione del movimento curdo,proprio come ha fallito nella sua insistenza nel vedere Abdullah Öcalan come un criminale o un terrorista.I colloqui tra Öcalan e i rappresentanti dello stato turco sottolineano che la graduale realizzazione da parte turca che l’influenza di Ocalan rimane fondamentale per porre fine a questo lungo conflitto.
ANF NEWS DESK – ANF16 febbraio 2016
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