venerdì 19 febbraio 2016

MUSEI E MUSEI

I due articoli presi da La Stampa(http://www.lastampa.it/2016/02/18/edizioni/verbania/cronaca/la-casa-della-resistenza-di-verbania-milioni-per-il-museo-del-fascismo-a-noi-basterebbero-le-briciole-YB92fA5tnyI2U6BiGNhKUK/pagina.html )e Infoaut(http://www.infoaut.org/index.php/blog/antifascismoanuove-destre/item/16547-predappio-lo-schifo-del-pd-su-mussolini )parlano dello stesso che io definirei problema senza mezzi termini,dell'uso di denaro pubblico per il finanziamento di due musei dalle caratteristiche opposte come offerta e fruizione di cultura e conoscenza.
Perché i musei servono a questo,ad educare tramite la conoscenza,di qualunque caratteristica e argomento siano,e la scelta della città di Predappio mira invece alla celebrazione del fascismo col progetto della costruzione dove un tempo ergeva la Casa del Popolo di nostalgica memoria.
Ben quattro milioni e mezzo dei cinque che sarebbero necessari alla costruzione del Museo del fascismo sarebbero elargiti con denaro pubblico,500 mila direttamente dal comune di Predappio(sindaco Pd Giorgio Frassineti),2 milioni tramite un bando regionale con contributi europei,2 milioni direttamente dallo Stato(sempre Pd Matteo Renzi o Franceschini non cambia)mentre i rimanenti 500 mila saranno messi sul tavolo dalla Fondazione cassa di risparmio di Forlì.
Deputati e capogruppo regionali,sempre Pd,sono in fregola per questo importante progetto manco fossero appartenenti a Fratelli d'Italia o qualche fregnaccia di organizzazione neofascista come Caga Povnd o Forza Uova.
D'altro canto la Presidente della Casa della Resistenza di Verbania Irene Magistrini alla notizia di tale sperpero di pubblico denaro(per inciso anche con denaro privato sarebbe una mistificazione della lotta partigiana contro i nazifascisti)ha dichiarato che per il sostentamento di questa casa-museo basterebbero le briciole di questi cinque milioni di Euro.
L'Anpi e molte altri movimenti ed associazioni democratiche hanno condannato questo progetto che non servirebbe tanto a far conoscere il fascismo,che deve essere conosciuto sui banchi di scuola e non come viene insegnato adesso,ma a esaltare e glorificare un'ideologia che ha fatto precipitare l'Italia oltre l'orlo del baratro durante il ventennio.

La Casa della Resistenza di Verbania: “Milioni per il museo del fascismo? A noi basterebbero le briciole”.

La struttura sorge nel luogo dove nel giugno del 1944 vennero uccisi 42 partigiani: ogni anno è visitata da migliaia di studenti.
 
Cinque milioni (due dal governo) per realizzare nella Casa del Fascio a Predappio, il paese romagnolo dove è nato ed è sepolto Benito Mussolini, un museo sul ventennio tragicamente segnato dalla sua figura. È la decisione che in questi giorni sta suscitando un dibattito molto intenso. A Verbania, dove sorge la Casa della Resistenza che si prefigge di raccogliere e studiare la documentazione di chi ha combattuto per libertà e democrazia, la notizia è accolta con sorpresa.  

«Fatta salva la storicità e l’assoluta correttezza dell’operazione - commenta Irene Magistrini, presidente della “Casa” costruita sul luogo dell’eccidio dei 42 martiri - in tempi di crisi come questi, quando si parla di toccare le pensioni di reversibilità e chiedono sacrifici in continuazione, mi sembra che destinare milioni ad un progetto del genere, quando non solo noi ma anche gli istituti storici sono in grossa difficoltà, sia una sperequazione dal punto di vista etico. Esiste anche una graduatoria dei valori da conservare. Come diceva il presidente Scalfaro “tutti i morti meritano rispetto ma qualcuno è morto dalla parte giusta”».

A Fondotoce sanno quanto sia difficile battere cassa agli enti pubblici, dalla Regione ai Comuni, e alle Fondazioni. «La Casa della Resistenza - aggiunge Magistrini - copre i costi ordinari con 150 mila euro all’anno. Ora dobbiamo rifare il tetto per non mettere a rischio i 20 mila volumi della biblioteca, in precedenza abbiamo avuto problemi con la croce alta 24 metri nel parco.

L’edificio è della Provincia, che ha già problemi a far quadrare i suoi conti. Ma non ci fermiamo. Continuiamo ad offrire i nostri servizi gratuiti, a promuovere corsi di formazione per insegnanti e soprattutto ad accogliere studenti: 5 mila sono passati in un anno, il numero complessivo dei visitatori è quattro volte tanto».
A Novara
Nulla da dire, per Giovanni Cerutti, direttore dell’Istituto storico della Resistenza che ha sede a Novara: «Se il progetto è fatto con rigore scientifico è sicuramente importante, la storia non va rimossa ma conosciuta. E Predappio può togliersi quel velo di nostalgia e reducismo che la caratterizzava come meta. Certo, considerando i soldi destinati a quel progetto è evidente che a noi basterebbero le briciole per dare impulso alla nostra attività. Con 150 mila euro all’anno ci arrabattiamo. Si tenga presente che i finanziamenti della Regione sono calati del 30% e avvengono sempre con tre anni di ritardo».

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Predappio: lo schifo del Pd su Mussolini.

Che Predappio sia la meta dei nostalgici del fascismo non è una novità. Il paese dove è nato il Duce è, da sempre, una tappa del percorso di venerazione intorno a Mussolini da parte dei suoi ammiratori.
Altra cosa è quella di portare avanti l’idea di costruire un museo del Fascio, interattivo e moderno.
Tutto ciò avviene in una Predappio amministrata da un sindaco del PD, Giorgio Frassineti, uno degli sponsorizzatori. Ora che la “Casa del Fascio” da proprietà demaniale diventerà del Comune, 2100 metri quadrati potranno finalmente coronare il sogno del primo cittadino: «dare un contributo alla storia del nostro paese».

Del resto quale luogo migliore se non la sede dell’allora partito fascista per fare un museo? Gli spazi saranno distribuiti così: un centro documentale, una biblioteca, un’emeroteca, una videoteca, una fototeca e archivi. Il museo poi si svilupperà sui tre piani, con esposizioni permanenti. Ultime le aree destinate al ristoro e all’immancabile bookshop, quest’ultimo farà a gara con la ben conosciuta economia dell’oggettistica che rivendica il ventennio fascista presente da sempre nei negozi di Predappio e non solo.
Il tutto al costo di 5 milioni di euro. Di cui 500 mila da parte del Comune, la stessa cifra la metterà anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì, due milioni dovrebbero arrivare da parte di un bando regionale con contributi europei destinati agli “interventi culturali di forte attrazione turistica” . Non poteva mancare anche il governo Renzi, che apporterà il suo contributo con ben 2 milioni di euro a chiusura del conteggio.
I tecnici di Palazzo Chigi sono attesi per la prossima settimana, intanto la polemica che ne è scaturita ha fatto in modo che dalla parte del sindaco renziano Frassineti si siano schierati il deputato PD Marco Di Maio e il capogruppo di partito alla Regione Stefano Caliandro, affermando: “l’importanza e la fattibilità dell’iniziativa”.
Ben 4 milioni e mezzo di soldi pubblici, inutile dire come sia denigratorio per gli stessi sostenitori di quest’opera sul ventennio fascista non chiamare mai l’iniziativa con il proprio nome: “Museo”.
Dovrebbero avere il coraggio di chiamare le cose con il nome che esse meritano. Giochicchiare sul termine non servirà certamente a cambiare la natura di questi personaggi, che oggi si ergono come individui aventi a cuore l’importanza culturale del progetto. Non c’è dubbio che di fascismo si debba parlare, della sua nascita e ascesa, tuttavia andrebbe fatto prima di tutto nelle scuole.

Su quei libri che spiegano in maniera del tutto blanda quello che è realmente stato, ad esempio citando a malapena quando non addirittura omettendo le verità storiche su come il fascismo ha potuto essere accettato da un’Italia di inizio 900 e sul come e perché è sopravvissuto per un ventennio. O come manchino addirittura le minime informazioni su come e quanto il fascismo sia una cultura fondata sulla prevaricazione dell’uomo sull’uomo, della donna come servitrice del maschio, ecc. ecc.

Una reale cronaca dei fatti dovrebbe essere l’impegno da portare all’interno delle scuole, all’interno dei libri di storia sui quali le giovani generazioni si imbatteranno, spendendo in quel senso i 4 milioni di euro che invece Governo e Regione (esclusi i 500 mila euro del Comune di Predappio) vogliono spendere per quello che sarà il luogo che ricorda il Sindaco: ”ci aiuterà a fare i conti sul nostro passato”.
I conti si possono fare in tutte le città e in tutti i paesi, piccoli o grandi che siano, nei quali si possono trovare dati e numeri su ciò che è stato il fascismo in Italia, i luoghi dove il Sindaco di Predappio potrà rinfrescarsi la memoria sono vicini a lui più di quanto creda. Anche nella stessa ex Casa del Fascio dove dovrà probabilmente (la partita rimane aperta) sorgere il Museo, il primo cittadino potrà rendersi conto di ciò che avveniva al suo interno quando era attiva e a pieno regime.
Anche i pochi partigiani rimasti a difendere la storia di una memoria, questa sì reale e vissuta, si trovano a dover constatare che sono sempre più le scuole che rifiutano o demonizzano la loro testimonianza. Certamente questo non avviene in maniera ufficiale, ma basta parlare con qualsiasi sede Anpi per farsene un’idea.

La stessa Associazione dei Partigiani si appresta a dire che «alla discussione del progetto abbiamo partecipato esclusivamente come osservatori» aggiungendo «la nostra posizione è di ferma contrarietà a qualsiasi iniziativa celebrativa del fascismo. Altro sarebbe, ad esempio, l’ipotesi di dar vita a un centro studi sulle dittature del Novecento che evidenzi, in particolar modo, l’aspetto preponderante del fascismo ossia gli atroci crimini commessi nel corso di tutta la sua esistenza».
Non è una novità che, per certe questioni, il revisionismo sembri essere più un malanno di una certa sinistra che della destra stessa.

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