Il ministro del lavoro Poletti ne ha sparata un'altra delle sue sulla questione che riguarda quello di cui dovrebbe occuparsi salvo il fatto che non abbia mai lavorato un giorno in vita sua(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2015/12/giuliano-poletti.html ).
Le porcate cui si è reso responsabile finora,con il job act perla di saggezza credo inarrivabile,sono state rintuzzate da un altro slogan del governo propaganda di Renzi che elargisce un piano di 600 milioni di Euro per le persone più povere che saranno costrette a lavorare in una sorta di inserimento coatto dove capita e a condizioni sempre peggiori che rasentano il limite dello sfruttamento.
L'articolo di Infoaut parla di questa ennesima presa per il culo di un esponente del governo Renzi che si sta rivelando uno dei peggiori per le situazioni del diritto del lavoro e dei lavoratori della storia della Repubblica italiana.
Poletti e un'idea di società dello sfruttamento.
In pieno clima elettorale e con
le urne sempre più vicine, il governo degli annunci di Matteo Renzi agisce come
di consueto, tramite la classica sparata a scopo propagandistico. A prendere
parola è il ministro Poletti, questa volta non con l'intento di catechizzare i
giovani italiani sulla necessità di accettare lavori sempre più duri, rifuggendo
studio e approfondimento per andare a spostare cassette di frutta per qualche
mese in estate; no, l'ex patron di LegaCoop a questo giro di posta annuncia alla
stampa l'adozione di un piano di sostegno al milione di persone più povere della
società. Un piano finanziato con 600 milioni di euro e che dovrebbe fornire un
combinato di 320 euro al mese e di un piano per l'inclusione sociale dei
soggetti beneficiari.
E' proprio questo piano il punto forte
della proposta del ministro. Le dichiarazioni di Poletti segnano infatti
un'accelerazione nel processo di installazione dell'economia del workfare anche
nel nostro paese. Lo sradicamento dall'indigenza e della marginalità sociale non
è più un obiettivo a prescindere del legislatore, bensì una sorta di concessione
che viene fatta al povero nel momento in cui questo si mette a totale
disposizione di un'economia che si muove nell'interesse di sfruttarlo proprio a
partire dal fato che questi abbia una pistola puntata alla tempia.
Il beneficiario sarà infatti obbligato
ad accettare le offerte di lavoro che gli verranno presentate al fine del
mantenimento dell'aiuto: ma in un contesto gravato da disoccupazione stabile se
non in aumento, la possibilità di poter indirizzare nel mondo del lavoro la
fascia più povera della società senza che questa possa sfuggire all'inserimento
coatto non farà altro che fiaccare ulteriormente gli standard delle relazioni
lavorative e innescare un nuovo gioco al ribasso nelle condizioni di lavoro
complessive.
E' probabilmente questa l'idea di
società di cui parla Poletti, un'idea del resto già applicata da alcune
amministrazioni locali in relazione ai migranti, con quelle che di fatto sono
nuove corvees che permettono alle persone di ottenere il permesso di soggiorno
solo se disponibili a prestare la loro manodopera in lavori pubblici come la
manutenzione di parchi, giardini e così via. Un'idea di società che mira
evidentemente a ottenere consenso rispondendo su un piano riformista alla
campagna basata sul disprezzo e l'ostilità verso il povero - migrante e non -
condotta negli ultimi mesi dalla Lega.
Come da programma salviniano la
soluzione è trovata su un piano puramente spettacolare nell'accordare una
sostanziale preferenza verso il povero bianco e italiano, escludendo una platea
davvero ampia dei soggetti più in difficoltà. La sparata di Poletti ricade
infatti ancora una volta nel pregiudizio e nell'inclusione differenziale dei
suoi beneficiari: i 320 euro al mese saranno destinati infatti alle famiglie
italiane con minori, escludendo amplissime fasce delle nuove povertà che ancora
non hanno potuto ottenere la cittadinanza o la residenza e che però già lavorano
e vengono martoriati nelle aziende grandi e piccole del nostro paese in settori
come la logistica o l'agroalimentare.
Andrebbe inoltre spiegato come si pensa
che una famiglia con minori possa sostenersi con 320 euro al mese in un paese
dal costo della vita sempre più alto come il nostro, ma Poletti che quei soldi
li prende in mezza giornata evidentemente non ha idea di cosa possa essere
lottare ogni giorno con l'indigenza.
Il ministro ha persino l'ardore di
chiamare in causa il nuovo calcolo Isee come nuovo elemento di equità sociale,
dimenticando di sottolineare, come già dimostrato nelle mobilitazioni
universitarie dello scorso autunno, il carattere assolutamente falsificatorio
del meccanismo che facendo risultare prestazioni quali borse di studio,
esenzioni sanitarie e cosi via come reddito provvede via via ad abbassare la
tutela sociale nei confronti degli idonei.
Il senso del provvedimento è
sostanzialmente la messa in atto di uno scambio: vengono concesse poche briciole
ad un campione molto limitato di persone per inserirle nel mondo dello
sfruttamento. Contemporaneamente si abbassano i diritti sociali ed economici di
tutti gli altri; un trasferimento di ricchezze, un'idea di società che non va
che ad alimentare gli utili dei padroni del vapore e che non risolve in maniera
sostanziale alcuno dei problemi principali degli indigenti del nostro paese, a
partire dal tema della casa che vede l'art.5 della legge Lupi ancora in
vigore..
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