Mentre per simili azioni di contrasto alle milizie daesh in Siria ed in Medio Oriente le basi statunitensi in Italia appaiono troppo distanti e quindi si sceglie la Turchia(con tutte le implicazioni e le contraddizioni del caso),per la costa e l'immediato interno nordafricano paiono quelle siciliane le più adatte.
A parte che come al solito la politica estera italiana è pari a zero come potere decisionale e come importanza tangibile,dobbiamo realmente crederci che cosa l'Italia possa fare per combattere l'esercito islamico dei fanatici assassini,se starsene a guardare o concedere l'uso di queste basi oppure intervenire direttamente con proprie armi e persone,visto che comunque le nostre di armi sono già in mano all'Isis.
Perché i discorsi del pacifismo e del dialogo fino all'ultimo contro certi personaggi purtroppo lasciano il tempo che trovano,e una via di mezzo sofferta ma giusta sarebbe proprio lasciar fare agli altri sfruttando il nostro paese per poter lanciare operazioni per fermare questi criminali.
Discorso duro lo so,ma non credo ipocrita né fuorviante rispetto ad una teoria ed un'ideologia che ripudia la guerra ma non per tutti i casi:è inutile nasconderci dietro un dito che mentre la sinistra italiana appoggia le azioni curde,palestinesi e russe nel Donbass(per esempio)che comunque la si giri per autodifesa o altro ammazzano altra gente e fanno la guerra,oppure sì che ricadiamo in un'ipocrisia che secondo me è la stessa che si usa per vietare agli Usa(e all'Ue)di "prestare" le basi siciliani per questi attacchi.
Articolo preso da Infoaut(http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/16588-la-sicilia-è-in-guerra-renzi-e-gli-usa-hanno-deciso ).
La Sicilia è in guerra: Renzi e gli Usa hanno deciso.
Rimbalza in questi giorni la conferma ad una notizia di cui si era iniziato a parlare già un mese fa circa: la base militare di Sigonella, alle porte di Catania, ospiterà i droni statunitensi utili alle operazioni militari in Libia e Nord Africa. A riferire del raggiungimento dell’accordo è un articolo del Wall Street Journal.
Era già successo pochi anni fa: in occasione
dell’intervento militare nella Libia dell’allora presidente Gheddafi; droni
militare statunitensi che stanziano e partono dalla base “siciliana” di
Sigonella. Anche allora il governo italiano si era piegato alle logiche
guerrafondaie ed economiche statunitensi; interessato com’è, il paese di Obama,
ad allungare le sue mani imperialiste su quell’area mediterranea. Come è andata
a finire tutti lo ricordano. Oggi tornano a risuonare i tamburi di guerra,
contro un nuovo nemico dell’Occidente: l’Isis e il “terrorismo internazionale”.
E a nuovo nemico corrispondono nuove strategie militari … e nuovi armamenti.
Secondo l’articolo della testata giornalistica
americana l’accordo raggiunto dai due governi prevederebbe l’invio in Sicilia di
droni di nuova generazione: Predator e Reaper, mezzi a pilotaggio remoto che, a
differenza dei Global Hawk, già presenti a Sigonella, appunto, dal primo
intervento in terra libica, possono essere armati e svolgere, dunque, non
soltanto compiti di monitoraggio bensì veri e propri attacchi militari. Questi
mezzi saranno guidati a distanza grazie alla ventennale presenza, a Niscemi, di
46 antenne Nrft.
Finora, bocche cucite tra i politici italiani; o
quasi. Se il Ministro della Difesa, Pinotti, non si è ancora espressa, qualcosa
è scappato a Renzi e al Ministro degli Esteri, Gentiloni. Questi hanno voluto
soltanto evidenziare il presunto carattere “difensivo” di questo accordo
provando, di fatto, a negare la natura bellica di tutta la vicenda.
Due aspetti appaiono invece più che mai chiari ed
emergono prepotentemente mese dopo mese: il primo è che le strategie
imperialiste continuano ad avanzare in maniera sempre più subdola e meschina;
siamo infatti convolti in uno stato di guerra permanente senza che, nessuno,
abbia fin qui potuto esprimersi in merito in quanto “ufficialmente” non si è mai
voluto riconoscere questo aspetto. La guerra si fa, oggi, nel silenzio più
assoluto così da avere mani libere nell’accaparramento di stati, risorse,
ricchezze. Il secondo è relativo al ruolo delle Sicilia in queste dinamiche:
essa, infatti, pare assumere sempre maggiore centralità negli scacchieri
internazionali che guardano, nella fase attuale, con sempre maggiore interesse
al Mediterraneo e al Medio-Oriente. Basti pensare a Sigonella, Birgi e …
Niscemi.
Questo ci conduce immediatamente ad un altro punto
fondamentale: il Muos. Pare, infatti, che i responsabili politico-militari
statunitensi abbiano lasciato trasparire un certo “fastidio” per il blocco ai
lavori di costruzione e “messa in funzione” del mega-impianto di comunicazione
satellitare: il Muos, per l’appunto. Ciò che pare infastidisca parecchio è,
infatti, il rallentamento nella definizione di questo nuovo scacchiere militare
provocate dalle proteste e dal conseguente blocco nei suddetti lavori. Il Muos
già pronto, del resto, permetterebbe ai vertici militari americani di pensare
all’utilizzo di tecnologie d’attacco sempre più sofisticate, con ulteriori
guadagni per le lobbies degli armamenti e della guerra.
Ed eccoci, così, ad un’altra dirimente e centrale
questione: la lotta e i conflitti che hanno attraversato Niscemi e la Sicilia
contro il Muos come risposta possibile alle strategie e alle politiche
guerrafondaie dei governi occidentali. Ben lontani infatti dai tempi in cui le
guerre imperialiste (prima e seconda guerra del Golfo ad esempio) spingevano le
popolazioni del “mondo occidentale” a protestare nelle piazze (anche se non può
certo essere il semplice movimento d'opinione la soluzione, tantomeno
l'obiettivo), è dalle lotte e dalla conflittualità tutta da esprimere nei e nel
nostro territorio che è possibile scompaginare i piani guerrafondai, quantomeno
del governo Renzi. Piani inevitabilmente connessi e dipendenti a un'opinione
pubblica consenziente (o indifferente perlopiù), ma soprattutto a una necessaria
stabilità e normalizzazione sociale e politica interna, se poi si tratta del
Muos... Neppure a dirlo infatti, quanto potrebbero essere fondamentali in questi
mesi il ruolo e le capacità politiche (a partire dal dibattito pubblico e
mediatico) e di mobilitazione e reale opposizione del movimento No Muos. Domani
intanto è atteso il responso del Consiglio di Giustizia Amministrativo proprio
sulla legittimità del Muos.
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