Da giorni giravano su vari siti di controinformazione articoli,redazionali e commenti su possibili colpi di coda di Minniti,capo del suo ministero qualunque esso sia,del terrore,dell'interno,del decoro urbano,della riabilitazione del fascismo,tutte queste voci sono comunque veritiere e rappresentano il canto del cigno di troppi governi nati da inciuci ed imposti e non votati.
Comunque Minniti,che vorrebbe uscire a testa alta da questi governi catastrofici e vergognosi dove un pseudo partito di centrosinistra è riuscito a fare tutte le politiche immaginabili e non,che la destra di Berluscojoni non è riuscita ad attuare negli anni precedenti,vuole dire,anzi urlare,ancora la sua.
Negli articoli sotto,un redazionale di Contropiano(minniti-miglior-amico-dei-fascisti )ed un altro del Manifesto ripreso dallo stesso sito(minniti-facta-nel-1922 )parlano dello sdoganamento fascista avvenuto con governi targati Pd e del primo atto compiuto ai danni del questore di Macerata Vuoto sostituito da Pignataro,per via del permesso alla manifestazione antifascista di sabato scorso che era stata minacciata di repressione da parte proprio del Viminale.
Minniti proprio non va giù a chi ha il rispetto della libertà e della democrazia,a chi è a difesa della Costituzione italiana e non la vuole cambiare o aggirare secondo i propri comodi e fini,Minniti è veramente una persona truce e cattiva,un nemico dei poveri e dei diversi,uno che utilizza il suo tempo a coccolare le forze del disordine e gli amici della destra,è uno che la stessa coalizione Salvini-Berluscojoni-Meloni vedrebbe bene come premier nonostante tutto quello che si stia dicendo contro possibili grandi alleanze,Minniti è fascista ed ancora non lo sa(?)(madn minnitiluomo-del-manganello-e-dellolio di ricino ).
Minniti, il miglior amico dei fascisti.
di Redazione Contropiano
Ancora una volta, il miglior amico dei fascisti si è dimostrato Marco Minniti. E con lui tutto il Pd.
In un paese democratico, con una Costituzione antifascista elaborata a partire da lutti inenarrabili (dittatura, guerra, bombardamenti a tappeto delle città) e da una Resistenza tra le più forti d’Europa, una “tentata strage aggravata dalla motivazione razzista” da parte di un fascista armato richiede una risposta decisa.
Una risposta in termini di repressione diretta, certamente, con l’arresto immediato dello stragista e l’avvio del procedimento giudiziario relativo; e fin qui nulla da dire.
Ma soprattutto richiede una risposta di massa, che funzioni come riferimento politico-culturale chiaro e deciso per una popolazione sottoposta a un bombardamento di fatti negativi (l’austerità aggrava la crisi impoverendo una quantità crescente di figure sociali) e dunque scossa nelle sue certezze esistenziali.
Giustamente, dunque, molte forze politiche e sociali – a partire dall’associazione dei partigiani – avevano promosso una manifestazione popolare da tenere sabato 10 a Macerata, nelle strade in cui il fascioleghista Traini aveva cercato la strage.
In un paese democratico questo è il minimo. La normalità piena sarebbe il rendere effettivo il divieto di riorganizzazione del partito fascista previsto dalla Costituzione, sciogliendo tutte le organizzazioni che apertamente si rifanno a simboli, slogan, obiettivi propri del fascismo. Ma sappiamo che l’ipocrisia istituzionale, su questo fronte, fa orecchie da mercante fin dal momento dell’approvazione della stessa Carta Costituzionale.
In queste ore sta però avvenendo qualcosa di molto peggio.
Il cosiddetto “appello a sospendere tutte le manifestazioni” da parte del sindaco Pd di Macerata, Romano Carancini, era già una vergogna chiaramente concordata col governo Minniti-Gentiloni. Non è un mistero che Minniti sia candidato alle elezioni proprio in quel territorio, e che dunque sia altamente sospettabile di star esercitando i poteri di ministro in sostegno di una personalissima campagna elettorale.
A questa vergogna si è aggiunta quella di Anpi, Cgil, Arci e Libera, che hanno incredibilmente ritirato la loro adesione alla manifestazione antifascista, limitandosi – in cambio – a pretendere “che Macerata non diventi un luogo di attiva presenza neofascista”.
Per oggi era infatti stata annunciata una “fiaccolata” da parte di Forza Nuova, che ha peraltro appoggiato apertamente il mancato stragista offrendosi anche di pagarne le spese legali. Vedremo se almeno questo sfregio sarà risparmiato a una città che non lo merita affatto. Ma c’è da dubitarne, visto che ieri pomeriggio in città è stata consentita una “conferenza stampa” ai picchiatori di Casapound, con tanto di “passeggiata” scortata dalla polizia.
Come sempre, il ministro dell’interno uscente, Marco Minniti, ha colto al balzo l’occasione per vietare… la manifestazione antifascista! Una provocazione che si somma a quella dei fascisti, di fatto, anche perché la polizia nelle stesse ore – a Pavia – procedeva a cariche nei confronti degli antifascisti insieme agli squadristi radunati in una piazza della città.
Nessuno può parlare di semplici ”coincidenze”, perché un corpo militare dello Stato non agisce a casaccio, ma in base a precise indicazioni provenienti per via gerarchica. Dal ministro dell’interno, in ultima istanza.
In questa situazione, mantenere l’impegno a manifestare a Macerata è un dovere politico. E quindi invitiamo tutti gli antifascisti a partecipare, evitando ovviamente qualsiasi provocazione inventata per rovesciare sulla parte sana del paese il dispositivo di criminalizzazione.
Condividiamo dunque in pieno la nota stampa rilasciata in queste ore da Viola Carofalo, portavoce nazionale di Potere al Popolo:
“Nelle ultime ore le segreterie di ANPI, ARCI, CGIL e LIBERA hanno sottoscritto una nota in cui si dice che la manifestazione organizzata a Macerata è stata sospesa.
Questa notizia è falsa. Sabato 10 Febbraio alle ore 15:30 partirà dalla stazione di Macerata una manifestazione antirazzista e antifascista, pacifica e di massa in risposta all’attentato terroristico avvenuto lo scorso sabato. Ci sembra assurdo che in questi giorni si sia data la possibilità a organizzazioni fasciste, xenofobe e anticostituzionali come Casapound e ForzaNuova di fare conferenze stampa e presidi a Macerata, quando invece si tenta di impedire una manifestazione a tutti quei comitati, organizzazioni, collettivi, realtà di base, uomini e donne, antifascisti e antifasciste che da sempre difendono la costituzione, la solidarietà, la convivenza civile. Noi riteniamo che ci debba necessariamente essere una risposta forte e unitaria contro la barbarie che avanza, contro le dichiarazioni e le politiche che da Minniti a Salvini stanno soltanto fomentando odio, terrore e guerra tra poveri. Riteniamo che chi in questo momento si appella all’equidistanza e alla moderazione sia complice della deriva fascista e xenofoba che sta investendo l’Italia e l’intera Europa. E’ il momento in cui decidere chiaramente da che parte stare. Lo scorso sabato sei persone sono state sparate a freddo mentre semplicemente camminavano per strada. Per favore, restiamo umani.“
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Minniti come Facta nel 1922
di Carlo Freccero - Andrea Del Monaco
Macerata. Le istituzioni, oggi come ieri, non garantiscono il rispetto della legalità costituzionale e aprono i varchi al neofascismo, ritirandosi dalla piazza di Macerata. I fatti di Reggio Calabria del 1972 videro la risposta coraggiosa dei sindacati metalmeccanici di Trentin, Carniti e Benvenuto in piazza contro le bombe nere
«Il fascismo è morto per sempre» sostiene il ministro degli interni. Mercoledì scorso, per Marco Minniti, ci avrebbe pensato il suo ministero dell’interno a impedire che la manifestazione antifascista di Macerata si facesse. Per fortuna alla fine il governo Gentiloni ha autorizzato tale manifestazione.
Minniti avrebbe dovuto ricordare che il 22 ottobre 1972, un suo predecessore, Mariano Rumor, l’allora ministro democristiano degli interni, consentì la più grande manifestazione antifascista nella nera Reggio Calabria: Minniti è nato proprio a Reggio Calabria, allora aveva 16 anni e si sarebbe iscritto alla Fgci.
Purtroppo oggi non si è ispirato a Rumor. E tantomeno si è ispirato al Pci del 1972. Minniti sembra incorrere nell’errore del presidente del consiglio Luigi Facta nell’ottobre 1922.
Il neofascismo oggi si ripropone per due ragioni.
In primo luogo lo Stato non garantisce il pieno rispetto della legalità costituzionale; il governo Monti e i successivi governi del Pd varano politiche di austerità alle quali si oppongono solo le destre razziste. E così l’operaio impoverito, l’esodato, lo sfrattato o il disoccupato votano a destra perché considerano il centrosinistra complice dell’austerità.
La memoria del 1900 dovrebbe aiutare su tre nodi.
1) DOPO IL 1945, la determinazione antifascista di Pci, Psi e Pri e il rispetto della Costituzione da parte della Dc hanno fermato il neofascismo. Non l’ignavia, bensì il coraggio ha fermato il neofascismo.
Ecco un celebre esempio. Dopo le prime elezioni regionali del 1970 il governo nazionale avrebbe voluto nominare Catanzaro capoluogo della regione Calabria. Al contrario i reggini volevano la loro città capoluogo.
Dall’agosto 1972 il sindacalista della Cisnal, Ciccio Franco, guidò a Reggio Calabria la rivolta neofascista del “boia chi molla”, rivolta che ambiva a rappresentare gli emarginati da destra. Squadristi fascisti assaltarono sezioni del Pci, del Psi e la Camera del Lavoro. Nel contempo il Fronte Nazionale, Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale presero parte ai cosiddetti “moti di Reggio Calabria”: il 22 luglio 1970 a Gioia Tauro una bomba fece deragliare il treno “Freccia del Sud” e morirono 6 persone.
Il 4 febbraio 1971 venne lanciata una bomba contro un corteo antifascista a Catanzaro. Malgrado le bombe e il terrore fascista fossero ben più pericolosi del nazista Luca Traini oggi, Claudio Truffi, leader degli edili Cgil, Bruno Trentin, Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto, alla guida dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil, organizzarono due cose a Reggio Calabria: una Conferenza sul Mezzogiorno e una grande manifestazione di solidarietà al fianco dei lavoratori calabresi il 22 ottobre del 1972.
I neofascisti provarono ad impedire ai manifestanti di arrivare a Reggio Calabria: nella sola notte tra il 21 e il 22 ottobre 1972 otto bombe furono poste sui treni che portavano i metalmeccanici da tutta Italia a Reggio Calabria.
Cgil, Cisl e Uil non ebbero paura. Oltre 40000 manifestarono a Reggio Calabria. Giovanna Marini immortalò il coraggio degli operai e degli edili nella sua celebre canzone “I treni per Reggio Calabria”. Oggi cosa rimane di quel coraggio?
2) NEL 1922 UN’IGNAVIA analoga a quella attuale e la complicità della monarchia portarono il fascismo al potere. Di fronte a Mussolini che organizzava la marcia su Roma, il presidente del consiglio Luigi Facta molto tardivamente nella notte del 27-28 ottobre 1922 stilò e proclamò lo Stato d’assedio.
Secondo lo storico Aldo Mola, autore del saggio Mussolini a pieni voti? Da Facta al Duce, la mattina del 28 ottobre, Facta, a colloquio con il re Vittorio Emanuele III, esordì con le seguenti parole: «Mi creda, maestà, basterebbero quattro cannonate a farli scappare come lepri».
Il re si rifiutò di firmare lo Stato d’assedio e chiese al Generale Diaz, Capo di Stato Maggiore, se l’esercito sarebbe rimasto fedele alla corona in caso di repressione delle camicie nere. Diaz rispose al re così: «L’esercito farà il suo dovere, come sempre, ma è meglio non metterlo alla prova».
Al contrario, qualora l’esercito avesse bloccato la Marcia su Roma ci saremmo risparmiati vent’anni di dittatura.
3) IL CONSENSO AL NEOFASCISMO e alle destre razziste ha origine nel neoliberismo.
Oggi l’austerità europea è l’ostetrica di nuovi fascismi come il Trattato di Versailles del 1919: esso, vessando economicamente la Germania dopo la prima guerra mondiale, favorì l’ascesa di Hitler durante la Repubblica di Weimar.
I nazisti prevalsero non tanto per l’esplosione dell’inflazione bensì per l’alta disoccupazione.
Oggi l’austerità dei vincoli Ue di bilancio in Italia produce esodati (riforma Fornero) disoccupati e precari dei voucher: costoro, i colpiti dalla crisi, ritenendo il centrosinistra corresponsabile dell’austerità, voteranno Salvini e Meloni.
L’austerità morde anche in Germania.
Analogamente, chi guadagna 450 euro al mese con i minijobs non vota più la Spd di Schultz perché ricorda che i minijobs sono stati ideati dall’ex manager Wolkswagen Peter Hartz e varati dall’ex cancelliere socialdemocratico Schroeder.
Nel 2018 la situazione si incrudelirà per poche semplici ragioni.
L’addendum della Bce di ottobre impone indirettamente alle banche italiane la svendita dei loro crediti deteriorati ai fondi avvoltoio; essi compreranno aziende in crisi e faranno licenziamenti; rileveranno mutui non pagati, acquisiranno le case su cui insistevano i mutui e sfratteranno i morosi. Quindi aumenteranno sfratti e licenziamenti.
Nel contempo il Presidente della Bundesbank, Weidmann, chiede alle banche italiane di svendere i loro Btp, i titoli di Stato italiani, e comprare Bund, i titoli di Stato tedeschi.
Tale operazione farà aumentare lo spread Btp-Bund e i tassi di interesse sul nostro debito e imporrà nuovi tagli alla spesa pubblica. Infine i tedeschi vogliono trasformare il Meccanismo Europeo di Stabilità, l’ultimo strumento Salva-Stati, in Fondo monetario europeo affidandolo ad un teutone.
Non si fidano della Commissione europea considerata troppo flessibile.
Il Fondo monetario europeo sarà il definitivo cavallo di Troia della Troika in Italia.
Le manovre di finanza pubblica saranno risibili e l’intervento dello Stato azzerato. Se le classi dirigenti di sinistra accettano tutto ciò e lasciano la lotta contro l’austerità alle destre si candidano alla scomparsa.
E spalancano le porte al neofascismo.
da ilmanifesto.info
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