sabato 19 novembre 2016
SENTENZE NO TAV
La sentenza d'appello per le condanne dei disordini avvenuti a fine giugno e inizio luglio del 2011 in Val Susa hanno visto accettare la dura linea d'accusa con condanne di un certo rilievo che partono dai sei mesi e che arrivano fino a quattro anni e sei mesi.
Ancora un caso di giustizia che esulando i risultati si è portata avanti per più di cinque anni e in molti casi il carcere preventivo è stato utilizzato a vanvera e per reati non gravi,ma vista la linea dura partita col giudice Caselli e proseguita con piemme come Rinaudo e Padalino l'impianto accusatorio ha sempre visto il popolo No Tav come il nemico pubblico numero uno.
Nonostante parecchi magistrati che da anni hanno confidenza con le decine di processi imbastiti per punire chi lotta contro l'opera inutile,costosa e marcia con le infiltrazioni mafiosi,e che hanno parlato di presenza di tante buone persone,pochi delinquenti e con buone motivazioni ma fatti sbagliati,sono state poche le assoluzioni e le limature delle condanne.
Enormi invece le somme da pagare per le spese processuali e per multe varie ai vari imputati in quanto si è voluto toccare il portafoglio delle persone coinvolte,articolo preso da Infoaut(la-storia-non-si-riscrive-nei-tribunali ).
Aggiungo altri due link che parlano dei disordini di quei giorni quando ci fu anche a corollario delle proteste la morte di una pensionata a Venaria da un blindato dei carabinieri diretto a Chiomonte e della battaglia avvenuta al presidio della Maddalena(madn inquietanti-accadimenti-attorno-alla val di susa e madn ancora-merda-sui-manifestanti-no-tav ).
Maxiprocesso No Tav: condanne ancora spropositate ma la storia non si riscrive nei tribunali.
Un'ultima udienza dell’appello del maxiprocesso contro i notav (la condanna in primo grado ha visto condannare 47 dei 53 No Tav a più di 140 anni complessivi di galera e ad un risarcimento che supera il centinaio di migliaia di euro) che ha incarnato tutto il pensiero che ha mosso (e muove tutt’ora) la procura di Torino nei confronti del movimento notav. Un movimento popolare che ha saputo da sempre rispedire al mittente ogni forma di accusa, politica o giudiziaria, di cui è stato fatto oggetto. Anche oggi il Procuratore generale ha provato a riscrivere la storia e le giornate di lotta del 27 giugno e del 3 di luglio del 2011 che hanno visto migliaia di notav, sgomberati prima dalla Maddalena e poi tutti insieme adoperatisi nell’assedio di quello che poi è divenuta l’enorme zona rossa con al centro il cantiere tav.
Giornate storiche che non lasciano dubbi se non in quegli uomini di legge che intendono riscrivere all’interno dei tribunali (e sulla pelle delle persone) una storia distorta, piegata all’interpretazione di chi nella lotta per il proprio futuro, per la propria terra e per la libertà di tutti ci vede solo reati di ogni genere.
E’ andato in scena l’ennesimo accanimento contro gli imputati, a rappresentanza del movimento tutto, per attaccare una lotta lunga 25 anni che a dire dei magistrati, è fatta da persone per bene e anche da delinquenti; da buone ragioni e pratiche sbagliate. Una requisitoria tutta politica che ha proseguito sulla strada aperta e battuta con astio dall’allora procuratore Giancarlo Caselli. Vi sono innumerevoli mostruosità non solo etiche ma anche e sopratutto giudiziarie con: imputati riconosciuti nello stesso momento in due posti completamente diversi, prove frammentarie e il tentativo di coprire tutto con un mega-concorso morale.
E’ un processo politico (nonostante a volte tentino di far passare i notav come delinquenti inclini alla violenza senza motivo), non vi è ombra di dubbio, lo dimostra il dibattito in aula con le esortazioni del procuratore ai giudici a giudicare con fermezza secondo una logica tutta politica di questi fatti, mascherata da episodi singoli (persino mal verificati)
Per esemplificare quanto sostenuto, riportiamo qualche riga dell’intervento del procuratore, trascritta dal sito tg maddalena:
“Non passeranno alla storia questi soggetti, se ne dimenticheranno presto perché (…) hanno del disordine, dell’aggressione, fatto un sistema che gira per l’Italia, per l’Europa ma che non ha nulla a che vedere con la protesta. Se non facessimo così, se il giudice non affermasse che il comportarsi in questo modo, al di là dei singoli episodi, farebbe avvicinare pericolosamente questo stato ai livelli delle FARC … non voglio che accada mai in questo paese, dove la libertà di manifestare è consacrata nella costituzione (…) anche lo Stato ha diritto alla sua sfera di libertà e di azione che può essere contrastata con tutti i mezzi possibili immaginabili ma non con la violenza.”
Al quale ha riposto molto bene l’Avv.Pelazza:
“Dicendo che questi soggetti saranno dimenticati dalla storia, che sono gruppuscoli privi di valenza politica e insignificanti, il PG chiede un anatema nei loro confronti, chiede che voi siate giudici conflittuali, ma voi siete giudici in una società nella quale il conflitto esiste o per lo meno dovrebbe esistere, perché ricordo che il conflitto fa parte della storia, là dove il conflitto non c’è più siamo di fronte a modelli sociali che fanno paura, dall’89 in poi quando il conflitto è cessato siamo entrati nel periodo della società della guerra (…)”
La giuria ha accolto in parte la linea dell’accusa generando 38 condanne con pene che vanno dai 6 mesi ai oltre 4 anni e 6 mesi, alle quali si aggravano le provvisionali economiche. Si attenuano così alcune pene ma la legge mira al portafoglio degli imputati.
Al termine della sentenza i notav sono usciti in corteo attraversando la città fino a Porta Susa, scandendo la marcia con interventi, tra cui anche quello di Nicoletta Dosio, evasa e presente in solidarietà ai condannati.
In ogni caso nessun rimorso, ci vediamo in Clarea.
Lunga vita alla lotta notav, lunga vita ai ribelli della val Susa! tutti liberi! tutte libere!
da NoTav.info
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