In occasione di due eventi significativi come l'apertura dell'ambasciata Usa a Gerusalemme(ci sono già vittime per la protesta)e il vicino anniversario della Nakba,quando migliaia di palestinesi vennero cacciati dalle loro case settant'anni fa,senza dimenticarci il Giro d'Italia partito da Gerusalemme,il successo di questo corteo è un segnale chiaro di vicinanza alla Palestina e un monito per i futuri governanti di includere la questione palestinese nei prossimi lavori in politica estera.
Articolo di Contropiano:politica-news .
La Palestina si riprende il suo posto nell’agenda politica. Migliaia in piazza a Roma.
di Sergio Cararo
Il grido di rabbia e libertà proveniente dalla Palestina non è rimasto inascoltato. Rispondendo all’appello lanciato dal Coordinamento delle Comunità Palestinesi e dall’Unione Democratica Arabo Palestinese, ieri migliaia di persone sono scese in piazza a Roma al fianco del popolo palestinese.
Il tentativo di cancellare la Palestina dall’agenda internazionale e dall’agenda politica italiana, è stato così respinto rivelando come questa contraddizione non sia rimovibile né liquidabile con la spietata oppressione coloniale israeliana.
Molti i motivi per essere in piazza: martedì gli Stati Uniti inaugureranno la loro ambasciata a Gerusalemme riconoscendola come capitale di Israele (una scelta in contrasto con tutte le risoluzioni internazionali fin qui adottate); sempre martedì ricorre il 70° anniversario della Nakba ossia l’espulsione di migliaia di palestinesi dalle loro case per far posto allo stato di Israele; a Gaza da mesi proseguono le manifestazioni popolari per il ritorno che vengono falcidiate dai cecchini israeliani con un pesantissimo bilancio di morti e feriti. Infine, ma non certo per importanza, in Italia la manifestazione di ieri ha voluto essere anche la risposta politica e di massa alla vergogna del Giro d’Italia fatto partire da Israele e proprio da Gerusalemme per concludersi a Roma il 27 maggio, una scelta che legittima di fatto la forzatura israeliana e statunitense di aver imposto Gerusalemme come capitale di Israele. Anche ieri in Campania, dopo le tappe siciliane, il Giro è stato accolto dalle proteste e dalle bandiere palestinesi contro quello che è stato giustamente definito il Giro della vergogna.
Nel pomeriggio di ieri la scommessa non facile di una manifestazione per la Palestina si è concretizzata con un corteo che, partito da Piazza Esquilino, ha riempito via Cavour (almeno cinquemila persone) rivelando l’esistenza della questione e della presenza palestinese in Italia.
Moltissimi giovani palestinesi e militanti della vecchia guardia hanno aperto la manifestazione spiegando al microfono le ragioni del corteo.
Insieme a loro migliaia di attivisti di quella vastissima rete di solidarietà con la Palestina che agiscono nei territori un po’ in tutto il paese. Al corteo anche le forze politiche: Partito Comunista, Potere al Popolo (con dentro lo spezzone tutte le componenti che lo hanno costruito), Partito Comunista Italiano. Un dettaglio importante è stata la presenza e l’adesione dell’Anpi alla manifestazione. Dopo le polemiche sul 25 aprile che si ripetono da quattro anni a Roma con le organizzazioni ultrasioniste, la scelta di campo del’Anpi di essere in questa manifestazione è un segnale che va sottolineato.
Il corteo si è concluso ai margini di Piazza Venezia con tanti interventi e saluti al microfono di tutte le organizzazioni palestinesi e italiane che hanno saputo costruire una manifestazione coraggiosa e coerente. Anni fa una importante giornalista – nel frattempo deceduta – scommetteva sul fatto che “nessuno avrebbe avuto più il coraggio di sventolare lo straccio di una bandiera palestinese nelle piazze”. La manifestazione di ieri non solo è stata l’ennesima e visibile smentita ma è stata la conferma che il “politicidio” dei palestinesi attuato dagli apparati dello Stato di Israele non troverà la strada sgombra. Non ci sarà mai pace in Medio Oriente senza giustizia per il popolo palestinese. Questo è dato che anche la “politica” italiana e la politica estera non possono rimuovere come fatto dalla seconda intifada fino ad oggi con scelte vergognose che hanno reso l’Italia complice a tutti i livelli dell’oppressione coloniale di Israele (dalla cooperazione militare a quella scientifica e sportiva). Soprattutto in un contesto mediorientale dove i venti di guerra soffiano e colpiscono ininterrottamente ormai da 25 anni.
Nessun commento:
Posta un commento