mercoledì 12 aprile 2017

IL DECRETO BIS MINNITI SULL'IMMIGRAZIONE E' PALESEMENTE INCOSTITUZIONALE

Risultati immagini per tribunali speciali fascisti
Il decreto Minniti bis che riguarda l'immigrazione e che viene dopo quello sul decoro urbano e l'ordine pubblico,costituito ad arte solo per rinviare dei problemi e per colpire le fasce di abitanti più povere e disagiate(vedi:madn un-decreto-contro-il-disagio  e i relativi links)è incostituzionale oltre che essere immorale,ma l'integrità esula dall'ordinamento giuridico italiano.Il fatto che possano costituirsi tribunali speciali come al tempo del fascismo e costituire giudici speciali e straordinari va contro una legge costituzionale creata appunto per non ricadere negli errori del periodo dittatoriale fascista quando i sopracitati tribunali speciali per la difesa dello Stato vennero formarti per colpire gli oppositori del regime.Gli articoli pressoché simili presi da Left(una-cosa-da-sapere-sul-decreto-minniti )e da Contropiano(limmigrazione-mano-al-decreto-minniti ),meglio metterli entrambi per avere più chiarezza,parlano non solo di questo ma anche di altri elementi quale l'assenza dell'imputato durante il processo o l'abolizione dell'appello per sveltire le pratiche,non hanno nulla in comune con il nostro sistema di giustizia.
Una cosa da sapere sul decreto Minniti. Che è a rischio costituzionalità
Il decreto Minniti, approvato da Senato e che dalla Camera, che ha già votato la fiducia al governo, contiene alcune norme che ledono gravemente alcuni principi costituzionali.Vengono, innanzitutto, istituite delle sezioni specializzate in materia di richiesta di asilo che appaiono in palese contrasto con quanto previsto dall’art. 102 della Costituzione che fa espresso divieto di costituzione di giudici speciali e straordinari.
Ai più potrà apparire una questione banale, ma la volontà del costituente, ratificata nell’art 102, 2 comma, della nostra carta fondamentale, era quella di impedire il ripetersi di fenomeni come quelli che, durante il fascismo, nel 1926, portarono all’istituzione del tribunale speciale per la difesa dello Stato, per colpire gli oppositori del regime, sostituendosi alla magistratura di ruolo, poco prona, nonostante tutto, ai desiderata del regime.
Il nuovo rito introdotto con il decreto Minniti limita in maniera inaccettabile il contraddittorio fra le parti, prevedendo un rito camerale senza udienza nel quale, al giudice che dovrà decidere, verrà messa a disposizione la registrazione video del colloquio del richiedente asilo davanti alla commissione territoriale, senza che l’immigrato possa essere sentito. Immaginate un processo senza che la persona interessata possa parteciparvi: è un vero e proprio mostro giuridico.
Viene poi abolito l’appello, per ragioni di celerità, a scapito delle garanzie del giusto processo. Si tratta di un vulnus gravissimo allo stato di diritto liberale che apre, peraltro, un precedente per nulla rassicurante: oggi tocca agli immigrati, domani, chissà, magari ai lavoratori piuttosto che ai poveri, dopodomani agli oppositori. Quando si apre un piccolo varco nelle garanzie, il rischio che poi questo stesso varco possa essere utilizzato per introdurre ulteriori limitazioni nei confronti di altri cittadini è evidente, anche considerato il livello e lo spessore della classe politica italiana.
Non mi interessa chi ha votato o meno la conversione di questo decreto. È evidente che la destra del nostro Paese ha vinto culturalmente prima che elettoralmente, stabilendo l’agenda politica ai partiti ad essa avversi e riuscendo a tradurre i suoi slogan in leggi dello Stato. Penso sempre di più che in Italia ci sia bisogno di una sinistra radicale e populista anche perché, come dice un proverbio africano, la notte può essere molto lunga, ma il giorno arriverà di sicuro.

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L’immigrazione in mano al “decreto Minniti”.

di Redazione Contropiano 
Il secondo “decreto Minniti”, quello sull’immigrazione, è un salto di qualità pari soltanto al primo decreto dell’identico ministro (sul "decoro e l'ordine pubblico"), e ispirato alla stessa filosofia: le persone sono nulla, i diritti sono una concessione arbitraria, la difesa legale va abolita. O comunque ridotta al minimo.
Ieri la Camera ha dato il via libera a questa abiezione, approvandola in via definitiva e dunque dandole l’aura della “legge”. Un po’ come le leggi razziali, che definivano una sfera giudiziaria a parte per i “non ariani”.
La novità giuridica più grande di questa “legge” è infatti la soppressione di un grado di giudizio per quanto riguarda i ricorsi presentati da migranti. Il caso tipico è quello della richiesta di asilo o di soggiorno. Quando scatta il “niet” dell’autorità di polizia si può ricorrere alla magistratura, ma scompare il grado di Appello. In teoria resta la Cassazione, che però si occupa solo di verificare la legalità formale degli atti che hanno portato al rifiuto. Dunque, non entrando nel merito, basterà mettere tutti i timbri al posto giusto per rendere anche questo grado di giudizio inoffensivo.
Tutto il resto è banale incremento delle procedure di identificazione ed espulsione, potenziamento delle forze di polizia e “efficienza” del meccanismo selettivo.
Vengono istituite – presso ognuna delle 26 Corti d’appello – sezioni specializzate "in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea". Dovranno occuparsi di mancato riconoscimento del diritto di soggiorno per cittadini dell’Unione Europea sul territorio nazionale, nonché dell’eventuale impugnazione del provvedimento di allontanamento per motivi di pubblica sicurezza (sempre nei confronti di cittadini comunitari ma sgraditi).
Più ampia la casistica riguardante gli extracomunitari. Le sezioni si occuperanno infatti di riconoscimento o meno del diritto alla protezione internazionale; di mancato rilascio, rinnovo o revoca del permesso di soggiorno per motivi umanitari; di approvazione o rifiuto del nulla osta al ricongiungimento familiare o del permesso di soggiorno per motivi familiari; di accertamento dello stato di apolidia e accertamento dello stato di cittadinanza italiana.
Ed è qui che si eserciterà il massimo dello sforzo perché le “misure per la semplificazione e l'efficienza delle procedure davanti alle commissioni territoriali” trovino applicazione in tempi brevi, approvando un “nuovo modello processuale” che permette di ridurre a soli quattro mesi il procedimento che si conclude "con decreto che rigetta il ricorso" o "riconosce lo status di rifugiato o di persona cui è accordata la protezione sussidiaria". Soli 30 giorni per ricorrere in Cassazione, poi raus!
Le stesse “commissioni territoriali” vengono potenziate con 250 assunzioni, in modo da sveltire le procedure di fronte al prevedibile aumento delle richieste, conseguenza di fermi più frequenti nelle strade di persone “dall’aspetto straniero”.
Sparisce la parola Cie, entrata ormai nel lessico come sinonimo di lager, ma restano le strutture, che assumono il nome di Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio, di modo che sia chiaro l’esito…). Anzi, aumentano di numero per applicare la scelta politica di avere strutture più piccole (100-150 “ospiti temporanei”), distribuite su tutto il territorio nazionale.
Ogni migrante fermato – dopo uno sbarco o in mezzo a una strada – verrà portato presso presso appositi "punti di crisi" dove dovranno esser fotografati, identificati con impronte digitali. L’evetuale rifiuto del migrante a questo tipo di identificazione sarà equiparato al “pericolo di fuga” e dunque giustificherà la reclusione nei centri Cpr.
Esplicitamente prevista infine la possibilità di impiegare i fermati in “lavori socialmente utili”, ricorrendo a fondi europei e coinvolgendo le imprese del cosiddetto “terzo settore” (chissà come sarà triste Salvatore Buzzi, nel vedersi temporaneamente escluso dalla possibilità di utilizzare questa normativa…).

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