L'attentato di ieri sera all'aeroporto internazionale di Istanbul ha mietuto per il momento una quarantina di morti e decine di feriti in quello che è apparso subito un attacco dal chiaro stampo terrorista dell'Isis anche se non ancora rivendicato e nemmeno il governo turco dal canto suo ha nemmeno accennato che questa carneficina sia stata ordita dai curdi(come di solito fanno).
L'articolo di Infoaut(istanbul-l’avvertimento-ai-padrini )parla del legame che da tempo lega l'esecutivo Erdogan nazionalista e filoislamico alle milizie del Daesh,con scambi di favori,commercio illegale di petrolio proveniente dai pozzi del Califfato,contrabbando di opere d'arte e passaggio di uomini e armi dai confini che danno sulla Siria.
Negli ultimi tempi la Turchia,incalzata dall'Ue,dagli Usa e finiti sotto embargo dai russi,ha tirato la cinghia nei confronti dei terroristi Isis che avevano già dato avvertimenti ad inizio anno sempre nella città a metà tra l'Europa e l'Asia e che ora ha dato una spinta in più di violenza e devastazione.
Da notare il rilievo dato dai mass media alla notizia,in prima pagina e visione sui notiziari,ma destinata ad essere relegata nelle retrovie d'importanza mediatica a partire da qui a pochi giorni,in fondo Istanbul non è mica Parigi o Bruxelles.
Consiglio pure quest'altro link:contropiano strage-istanbul-erdogan-sangue .
Istanbul. L’avvertimento ai padrini.
Martedì sera, alle 22 ora locale, tre persone hanno iniziato ad aprire il fuoco
all’Aeroporto Ataturk di Istanbul, prima di farsi esplodere facendo
almeno 36 morti e 147 feriti. Un attacco terribile, nel terzo
aeroporto più grande d’Europa, fa decine di vittime tra i semplici passeggeri
che si trovavano nello scalo.
La scelta degli obiettivi e le modalità lasciano
pochi dubbi sulla matrice di un attentato, tra l’altro, già
ampiamente prevedibile e previsto. Da diversi mesi le pubblicazioni dell’IS
avevano cominciato a lanciare avvertimenti ad Erdogan a causa della parziale
chiusura della frontiera tra Turchia e Siria – fino a qualche
mese fa principale passaggio per approvvigionarsi in armi, mezzi e uomini – e
delle concessioni fatte dal presidente turco agli americani, tra cui il cruciale
accordo dato agli statunitensi per accedere alla base aerea di
Incirlik, punto di partenza di numerosi strikes contro l’IS.
Per di più, l’avanzata verso Raqqa delle SDF – la coalizione a
trazione curda – sta mettendo sempre più in difficoltà uno Stato islamico che
vede letteralmente sgretolarsi la terra sotto i piedi mentre non può che
constatare che la Turchia sembra poter fare ben poco per continuare ad isolare
politicamente e militarmente i rivali dei miliziani jihadisti (le foto, apparse
qualche settimana fa, delle toppe delle YPG sulle divise americane sono un
passaggio tutt’altro che simbolico….).
Certo mancano per il momento
rivendicazioni da parte degli organi ufficiali dello Stato
islamico ma sarebbe stato sorprendente il contrario, vista la necessità di non
alienarsi completamente l’opinione pubblica turca, in particolare quella fetta
di popolazione che considera il progetto dell’IS come facente parte dello stesso
islam politico o che vede di buon occhio i massacri contro i curdi perpetrati
dai miliziani salafiti.
Dopo gli attentati di Ankara,
Erdogan è stato eletto nel novembre scorso sull’onda del
ricatto “o me o il caos”. Nel momento in cui crescono le difficoltà dell’IS e
l’appoggio turco a Daesch si fa più timido, i jihadisti sembrano moltiplicare i
messaggi ai propri padrini: “o NOI o il caos”.
Ovviamente non si tratta di una negoziato bilaterale a colpi di bombe semplicemente perché il conclamato appoggio turco allo Stato islamico non è mai stato quello di un’alleanza piana come in una partita Risiko. È nel rapporto contraddittorio di una parte degli apparati statali e militari con l’Is che vedremo un cambiamento di equilibri dopo l’attentato di martedì sera.
Ovviamente non si tratta di una negoziato bilaterale a colpi di bombe semplicemente perché il conclamato appoggio turco allo Stato islamico non è mai stato quello di un’alleanza piana come in una partita Risiko. È nel rapporto contraddittorio di una parte degli apparati statali e militari con l’Is che vedremo un cambiamento di equilibri dopo l’attentato di martedì sera.
È da capire inoltre quali effetti avrà il tragico
attacco di ieri sul contesto siriano. Erdogan prenderà la palla
al balzo per un intervento militare più deciso, nel tentativo di sparigliare le
carte in una partita caratterizzata da un pericoloso radicamento del progetto
politico curdo a ridosso del confine sud-orientale?
Presi in mezzo tra padrini e picciotti, chi continua a subire le tragiche conseguenze di questi avvertimenti sono i civili turchi...
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