Nei giorni scorsi la morte per mano violenta dell'attivista per i diritti degli indigeni honduregni Berta Caceres ha fatto notizia nello Stato centroamericano e di riflesso in Sudamerica allargandosi a macchia d'olio in tutto il mondo dove la figura della donna di origine dell'etnia dei Lenca era conosciuta ed apprezzata per la lotta contro le lobbies delle multinazionali minerarie ed energetiche.
Proprio queste assieme al governo che ne appoggia fatti e misfatti sembrano essere i mandanti dell'assassinio da parte di un commando armato,e non un tentativo di rapina finito male nella sua abitazione a poche decine di chilometri dalla capitale Tegucigalpa come paventato dalla polizia.
E' l'ennesimo omicidio politico legato allo sfruttamento delle popolazioni locali da parte di multinazionali estere che violentano la terra del centro e del sud America e che sono appoggiate in tutti i casi da esecutivi corrotti e compiacenti.
Come nel caso di Ken Saro Wiwa che si oppose e che pagò con la vita la battaglia sua e del suo popolo degli Ogoni contro la Shell(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2015/11/ken-saro-wiwa.html )anche la Caceres faceva parte di un'alleanza di un popolo indigeno che ora avrà il compito di proseguire la lotta.
Honduras, Berta Caceres assassinata da governo e multinazionali locali.
Nella giornata di ieri una triste notizia è arrivata dall’Honduras. Berta
Caceres, notissima attivista centroamericana focalizzata principalmente nella
lotta per i diritti dei popoli indigeni a partire dalla tematica ambientale e
dai rischi della deforestazione, è stata assassinata da alcuni uomini armati,
intorno all’alba di ieri.
Berta stava dormendo nella sua casa di La
Esperanza a poche decine di chilometri dalla capitale Tegucigalpa; gli
inquirenti - ripresi a gran voce dai principali media del paese - hanno parlato
di una rapina finita male, ma subito la figlia della Caceres ha sottolineato
come la madre fosse in pericolo da tempo per il suo attivismo politico e non
certo per le ricchezze, inesistenti, che custodiva nella propria abitazione. Il
ruolo del governo honduregno è, come sempre in questi casi, quantomeno poco
chiaro considerato il fatto che il governo stesso aveva piu volte incriminato
Berta accusandola di terrorismo.
Le principali lobby del settore
estrattivo ed energetico, vero potere politico del paese, avevano piu volte
infatti minacciato Caceres, fondatrice del COPINH (Consiglio dei popoli indigeni
dell’Honduras) e finita nel mirino dei poteri forti soprattutto a causa della
durissima battaglia contro il progetto di costruzione da parte della impresa
locale DESA di una nuova diga sul fiume Gualcarque (nord-ovest del paese), opera
giudicata capace di recidere l’accesso all’acqua a migliaia e migliaia di
contadini indigeni.
Una lotta che l’aveva fatta finire all’onore delle
cronache mondiali anche per la vittoria del Goldman Environmental Prize, una
sorta di Nobel per le lotte ambientali; la sua battaglia, condotta di fronte a
minacce continue di stupro e di morte, era riuscita ad ottenere il ritiro dal
progetto di diverse istituzioni finanziarie che dovevano prendervi parte, come
la cinese Sinohydro e il ramo a ciò dedicato della Banca Mondiale.
Alla
notizia del suo omicidio centinaia di membri del Copinh hanno marciato verso la
procura di La Esperanza per chiedere una indagine imparziale su quanto avvenuto,
ricordando come nel 2013 alla morte di un altro esponente del Copinh, Tomas
Garcia, nulla fosse successo a livello di accertamento delle responsabilità.
Così come non si sono accertate le responsabilità di centinaia di omicidi
politici in Honduras e in tutta l’area centrosudamericana negli ultimi anni. Si
parla di 111 morti nel solo 2014.
L’assassinio della Caceres avviene in
un momento critico per il Centro e Sud America, dove il progetto bolivariano
incarnato a gradi differenti nei governi del Venezuela, della Bolivia, del
Brasile sembra andare sempre piu in crisi e le destre reazionarie di questi
paesi riprendono vigore, spalleggiando le lobby del settore minerario ed
estrattivo – a loro volta appoggiate da quelle dell’informazione - che ancora
detengono i diritti di sfruttamento delle risorse naturali della zona. Diritti
di sfruttamento fatti pagare soprattutto ai milioni di persone che vivono in
stato di povertà e indigenza come l’etnia dei Lenca alla quale Berta Caceres
apparteneva e di cui era diventata simbolo vivente di orgoglio e dignità.
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